Home 2011 25 Gennaio
25 Gennaio
Altre critiche all’indice di Hirsh PDF Stampa E-mail
L’associazione Virtual Italian Academy ha stilato una classifica delle migliori università italiane basandosi sull’importanza dei ricercatori italiani che ci lavorano. Per fare questo ha utilizzato il cosiddetto Indice H (indice di Hirsh). Innanzitutto la lista dei “Top Italian Scientists” non è completa, poi non si capisce il motivo per cui si debba fare una classifica delle università italiane senza prendere in considerazione i professori che non hanno il passaporto italiano. Inoltre alcuni sostengono che la classifica dovrebbe essere ordinata come Indice H medio e non come somma totale. La classifica sarebbe poi un po’ falsata a favore delle università orientate alla medicina per il fatto che i ricercatori dell’ambito medico-biologico hanno notoriamente un Indice H molto più alto di eminenti studiosi di altre discipline. Ci sono poi tutta una serie di critiche che riguardano lo stesso Indice H: è molto alto per gli studiosi più anziani a discapito di ricercatori magari più bravi ma più giovani e quindi con meno anni di carriera alle spalle; l’indice H è influenzato dalle autocitazioni nelle pubblicazioni; non tiene conto del numero degli autori in una pubblicazione, col risultato che poi si vedono pubblicazioni con 50 autori, dei quali sicuramente non tutti hanno partecipato alla ricerca; l’Indice H inoltre non considera il contesto delle citazioni, per cui se paradossalmente una pubblicazione è citata come erronea o come frode accademica lo studioso autore dell’errore vede aumentare il suo indice; e qui mi fermo ma si potrebbe continuare. In ogni caso la lista è stata stilata così, logicamente non rappresenta uno specchio assoluto dell’efficienza universitaria, ma può essere considerata per quello che è: un ottimo punto di riferimento per verificare la bontà del personale di ricerca all’interno delle singole università.
(università.net 13-01-2011)
 
Scival Spotlight di Elsevier fa emergere 12 aree di competenza ad alto valore aggiunto per l'Italia PDF Stampa E-mail
Al Cern di Ginevra un decimo dei ricercatori scientifici arriva dall'Italia: la squadra tricolore è la punta di diamante dell'Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn). E diventa un asset strategico all'interno dell'area «matematica e fisica», settore di competenza ad alto valore aggiunto rilevato dall'analisi di Scival Spotlight di Elsevier: è uno strumento per esplorare i paper accademici pubblicati negli ultimi cinque anni (2005-2009) in modo da mostrare nicchie di eccellenza riconosciute dalla comunità scientifica globale. L'analisi dei paper prodotti negli ultimi cinque anni in Italia porta alla luce competenze interdisciplinari meno note al pubblico e, talvolta, anche agli addetti ai lavori. Secondo le elaborazioni di Elsevier le ricerche sull'olio di oliva sono un punto di incontro fra nanotecnologie, chimica, biologia, scienze della salute. Includono studi su nanotubi di carbonio, composti fenolici e attività cerebrali che riguardano, in particolare, la morte cellulare, il morbo di Parkinson, le linee cellulari pciz. Nelle scienze informatiche, invece, l'indagine di Elsevier mostra la complessità dei progetti di data mining, la ricerca avanzata di informazioni ai confini tra statistica, matematica, logica. Ha vasti campi di applicazione: in astronomia, per esempio, permette l'identificazione in tempi rapidi delle galassie all'interno delle immagini catturate dai telescopi e in genetica facilita il sequenziamento dei frammenti del dna. In Italia gli studi sul data mining hanno luoghi di eccellenza internazionali come il Politecnico di Torino, il Politecnico di Milano, l'università di Bologna (vicina al Cineca, il centro nazionale di calcolo) e l'ateneo di Pisa. Scival Spotlight di Elsevier utilizza una ITMTMI che include gli studi scientifici pubblicati negli ultimi 5 anni nel mondo (2005-2009) e archiviati nel data base Scopus: così emergono 12 aree di competenza ad alto valore aggiunto per l'Italia, definite attraverso criteri come il volume della produzione accademica e le citazioni internazionali. La metodologia facilita l'identificazione di settori interdisciplinari, la clusterizzazione delle competenze e l'aggregazione di argomenti. In ognuna delle aree, Scival Spotlight evidenzia i temi più frequenti nei paper.
(L. Dello Iacovo, Nova 13-01-2011)
 
Fusione nucleare a freddo. Prodotti 12000 kwh consumandone 600 PDF Stampa E-mail
Per la prima volta in Italia, davanti ad esperti, in un capannone nella zona industriale di Bologna, è stato presentato un processo di fusione nucleare fredda, utilizzando nichel e idrogeno, capace di produrre un’energia incredibilmente superiore a quella utilizzata per creare la reazione. E' la strada per ottenere energia pulita. "La novità assoluta sta nel fatto che tutto ciò è prodotto da una macchina che funziona come una stufetta elettrica di casa", spiega l'inventore, Andrea Rossi, ingegnere. Con lui Sergio Focardi, professore emerito dell'Alma Mater, fisico di calibro, in passato preside della facoltà di Scienze. Di possibili fonti di energia con reazioni di fusione nucleare a bassa temperatura se ne parla da qualche tempo nel mondo. L'annuncio nel 1989 degli scienziati Fleshmann e Pons suscitò speranze e illusioni. Focardi è stato pioniere in Italia di questo tipo di studi. Quello di ieri è stato il primo esperimento condotto a Bologna con osservatori esterni: giornalisti e fisici, in gran parte dell'Ateneo come Paolo Capiluppi, direttore del dipartimento di Fisica, Gianfranco Campari, Ennio Bonetti. L'esperimento, "industriale più che scientifico", dicono i docenti universitari, è stato condotto con un catalizzatore di energia che occupa lo spazio di un tavolo. Dura alcune ore. Rossi spiega il funzionamento della macchina, il ricercatore Giuseppe Levi illustra una stima dell'energia prodotta sulla base della misura di quanta acqua viene vaporizzata al secondo. E al termine Rossi conclude: "Si sono consumati 600 kilowattora e se ne sono prodotti 12mila". Il prototipo, già coperto da brevetto di proprietà di Maddalena Pascucci, moglie di Rossi, è ora pronto per la produzione industriale e la commercializzazione. "Sarà il prossimo passo", dice Rossi. I fisici obiettano: "Dovremmo poter riprodurre l'esperimento in un nostro laboratorio, ma c'è il segreto industriale sul processo". "Ci vuole cautela, il metodo scientifico esigerebbe verifiche, a oggi non sappiamo cosa avviene dentro la macchina", dicono Capiluppi e Bonetti. "Siamo un'azienda, se mi chiedono di aprire la scatola dovrei pagare i danni agli investitori", replica Andrea Rossi. "I costi? Posso dire che l'apparecchiatura costa duemila euro per Kilowatt di potenza e funziona con un grammo di nichel". Lo stesso ingegnere ammette: "Dietro questo processo non c'è una base teorica: per quale motivo avvengono questi risultati lo abbiamo solo ipotizzato". Il professor Focardi spiega perché un esperimento simile avvenga fuori dai laboratori accademici: "I miei colleghi non ci credono, sono scettici. Non so come un protone di idrogeno possa entrare nel nucleo di nichel, ma avviene. Ed è la strada dell'energia per l'umanità". Comunque sia, sembra un grosso passo avanti. Per dire addio al petrolio? "Non sono in grado di rispondere", allarga le braccia l'ingegner Rossi. (I. Venturi, La Repubblica Bologna 21-01-2011)
 
La governance del CNR PDF Stampa E-mail
Il Consiglio Nazionale delle ricerche (CNR) raggruppa sotto di sé i principali settori di ricerca pubblica italiana (dalle biotecnologie agli studi giuridici), suddivisi in decine di istituti sul territorio. É controllato dal ministero dell'Istruzione ma, con il governo Prodi, la nomina del presidente è diventata indiretta, ovvero il ministro può scegliere solo tra una rosa di nomi proposta da un search committee di esperti internazionali. In questo momento è in corso la riforma dello statuto del CNR, che il dicastero dell'Istruzione può chiedere di emendare. E i ricercatori pensano che sia proprio la norma sull'elezione del presidente che ha spinto il ministro Gelmini a proporre un giro di vite a favore dei poteri del suo ministero. Perché in caso di approvazione delle norme chieste dal dicastero, il direttore generale sarebbe nominato direttamente dal ministro. E a quel punto toccherebbe a lui scegliere tutti i capi dipartimento. Ma non è questo l'unico punto contestato nelle nuove regole. Oltre ai già noti tagli del 13% alle risorse, è ridotto il limite del tetto di spesa per il personale al 75% dei fondi ministeriali, anziché all'80% del bilancio complessivo, impedendo così l'assunzione di nuovi ricercatori. Che sommato alla norma secondo la quale i precari potranno restare nell'ente solo 10 anni, renderà impossibile il turn-over e nuovi posti di lavoro per i giovani. A oggi resta irrisolto anche il nodo sulla composizione del futuro Cda dell'ente, per la sovrapposizione di due normative in conflitto tra di loro sul numero dei membri (una lo prevede composto da 7, l'altra da 5). Il Consiglio Scientifico Generale del CNR ha espresso la sua contrarietà a quest’operazione di riorganizzazione della governance dell’ente. La pressione ha prodotto nei giorni scorsi degli effetti, ancorché parziali. Il CdA ha votato uno Statuto che non prevede la figura del Direttore Generale. Ma non modifica in maniera sostanziale gli altri punti critici. I precari con 10 anni di lavoro andranno a casa. Non potrà essere superata la soglia del 75% per spese di personale di un fondo la cui consistenza sarà decisa dal governo. I ricercatori interni non avranno certezza di essere rappresentati nel CdA.
(C. Perniconi, Il Fatto Quotidiano 14-01-2011; P.Greco, L’Unità 24-01-2011)
 
Informazioni strategiche i curricula degli studenti PDF Stampa E-mail
Il maggior elemento di novità dell'articolo 48 del "collegato lavoro" è dato dall'inclusione, tra le informazioni strategiche, dei casi in cui un percettore di sussidio o indennità pubblica rifiuti senza giustificato motivo una offerta formativa, un progetto individuale di reinserimento nel mercato del lavoro ovvero una occupazione congrua ai sensi delle norme vigenti. Il mancato conferimento di ogni informazione strategica è, pertanto, sanzionato con la revoca dell'autorizzazione previa procedura di diffida e sospensione. Fra le informazioni strategiche che le Università sono tenute a fornire rientrano i curricula dei propri studenti. Il comma 3 dell'articolo 48 modifica in tal senso l'articolo 6 del Dlgs 276/2003 e introduce l'obbligo, per le università pubbliche e private, quali soggetti autorizzati all'intermediazione di conferire alla borsa continua nazionale del lavoro i curricula dei propri laureati, resi pubblici anche nei siti internet dell'Ateneo per i dodici mesi successivi alla data di conseguimento del diploma di laurea. La mancata pubblicazione dei curriculum diventa motivo di revoca dell'autorizzazione a operare nell'ambito dell'incontro fra domanda e offerta di lavoro.
(M. R. Gheido, Il Sole 24 ore 14-01-2011)
 
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