Home 2011 26 Febbraio La qualità dei corsi di studio
La qualità dei corsi di studio PDF Stampa E-mail
I “requisiti minimi”, e in futuro anche quelli “necessari” (cfr. il DM n. 17 del 22/09/2010), sono tutti informati dall’idea che dei parametri numerici – ad esempio quelli che si riferiscono alle risorse di docenza, o degli studenti frequentanti – possano catturare in modo rilevante la qualità “minimale” accettabile dei corsi di studio. Peraltro il CNVSU ha parlato di risultati «deludenti» dell’operazione “requisiti minimi”, ma ha poi rilanciato con i “requisiti necessari”, che ne sono uno sviluppo lungo la stessa filosofia. Più che altro il CNVSU ha sempre fatto riferimento all’efficienza amministrativa, per quanto riguarda la “sostenibilità strutturale” dei corsi. Ma le valutazioni esterne che in tutto il mondo caratterizzano il ruolo di un’agenzia di valutazione di quel tipo, non si pongono di fronte all’istituzione con il bilancino del farmacista, o per dare giudizi di tipo economico, o facendo la vece dei revisori dei conti. Esse hanno il compito di fornire giudizi sulla qualità dell’offerta formativa o sulla capacità dell’istituzione di garantirla, e i loro rapporti di valutazione servono, da un lato, al miglioramento della gestione da parte della singola Università, e, dall’altro, a eventuali decisioni di accreditamento, anche propedeutiche ad autorizzazioni amministrative. Gli stessi “Rapporti Annuali” del CNVSU, ai quali l’XI non fa eccezione, forniscono una serie di informazioni, di tabelle e di indicatori nello stile di un Ufficio Statistico, non di un istituto di valutazione. Nessuno dubita che quei dati siano necessari e quei rilevamenti vadano fatti, ma davvero, senza valutazioni puntuali a livello di istituzione, una rassegna di quel tipo è tutto ciò che ci si può attendere dalle attività di un comitato di valutazione?
(R. Rubele, Istruzione & Cultura, Scienza 03-02-2011)