Home 2011 26 Febbraio
26 Febbraio
Reclutamento. ANVUR. Intervista a Luigi Biggeri, Direttore del CNVSU PDF Stampa E-mail

La riforma del reclutamento prospettata nella riforma Gelmini aumenterà la soglia di accesso alla ricerca che già oggi è di 37 anni?

Spero proprio di no. Questa soglia così elevata dipende dal fatto che esiste una terra di mezzo in cui ci sono gli assegni di ricerca, le borse di studio e i contratti di ricerca. Ogni anno il sistema produce 12 mila dottori di ricerca, senza contare che gli assegnisti sono quasi 13 mila. Per com’è congegnata la nostra università queste sono tutte figure in attesa di concorso. Senza una programmazione, che dovrebbe avvenire anche per settori disciplinari, si rischia che dei 14 mila pensionati solo pochissimi saranno sostituiti entro il 2015. Bisogna garantire l'entrata in ruolo entro 32 anni, se non prima. Purtroppo oggi non è così.

Chi dovrebbe svolgere l'attività di programmazione e quali parametri seguirà?

Dovranno farla il ministero e l'ANVUR. I parametri devono essere ancora definiti. Quelli che esistono sono troppo vaghi. Per ora l'ANVUR è una scatola vuota.

Gli umanisti sono la maggioranza dell'accademia italiana, eppure non sono rappresentati nell'ANVUR. Come lo spiega?

Sono state fatte polemiche vane sapendo che i componenti del consiglio direttivo sono sette. Nell'analoga agenzia francese sono 25. Se si voleva una rappresentanza per territorio e per settore scientifico avrebbero dovuto essere di più. Non credo inoltre che gli esperti nominati per valutare l'efficienza degli atenei e della formazione orienteranno il lavoro in base alla loro provenienza scientifica. Il problema si pone sulla valutazione dei singoli lavori, ma non è questo il caso. Per fare questo l'ANVUR avrebbe bisogno di assumere personale. In Francia ci sono 4 mila valutatori.

Quindi ci vuole un plano di Investimento?

Esatto. Solo per l'accreditamento dei 5 mila corsi di studio esistenti nel 2005 occorrevano 13 milioni l’anno. Ora saranno di più. Non li abbiamo mai ricevuti. Nessun ministro ha mai preso in considerazione questo problema.

Questa esigenza sarà presa in considerazione?

Me lo auguro, ma occorrono risorse. Al momento il personale previsto è un decimo di quello francese.

Quanto è stato stanziato per l'ANVUR?

Cinque milioni, quelli a disposizione del CNVSU e del CIVR che confluiranno nell'agenzia. In Francia si spendono 70 milioni l’anno.
(R. Ciccareili, Il Manifesto 04-02-2011)
 
Docenti a contratto PDF Stampa E-mail

Per l’art. 23 della L. 240/10 docenti a contratto possono essere solo dipendenti pubblici (ma di altra amministrazione), pensionati e lavoratori autonomi ricchi. Sono dunque esclusi i lavoratori con contratti a termine (ovvero i precari) e i lavoratori autonomi poveri o, comunque, non ricchi (quelli con reddito inferiore a 40.000 euro). Sì, avete capito bene: il “titolo di merito” per diventare docenti a contratto (con contratti fino a 5 anni) non è il “merito” (chi ha più pubblicazioni, chi ha più esperienza didattica), ma il portafoglio.  (P. Greco 19-02-2011)

Risposta a P. Greco: Greco ha sbagliato a leggere la legge. La norma sui 40.000 euro (che peraltro è stata proposta dal PD e non dalla Gelmini) si applica solo per le docenze gratuite o a importo libero, come quelle a 1 euro, mentre non esistono limitazioni di alcun genere per l'accesso alle docenze retribuite. Lo scopo è di evitare che i precari siano costretti a tenere corsi gratuiti o sottopagati e il vincolo di reddito serve ad impedire che la norma sia aggirata con il solito trucchetto di costringere il precario ad aprirsi una partita IVA.
(L. Schiaffino 20-02-2011)
 
Gli effetti della crisi economica sull’istruzione superiore in Europa PDF Stampa E-mail

L’EUA (European University Association), nata a Salamanca nel marzo 2001 e con sede a Bruxelles, ha monitorato gli effetti prodotti della crisi economica sull’istruzione superiore in Europa dal 2008 e ha pubblicato lo studio “Impact of the economic crisis on European universities (gennaio 2011)”. Dalle analisi svolte emerge un quadro molto variegato; la crisi ha risparmiato pochi sistemi universitari e non ha ancora mostrato la reale portata delle sue conseguenze. I Paesi in cui sono stati attuati o sono previsti, in pochi anni, tagli al finanziamento pubblico dell’istruzione superiore maggiori del 20% sono Grecia, Italia, Regno Unito (ove, come annunciato nel Comprehensive Spending Review 2010, il bilancio dell'istruzione superiore subirà un taglio del 40% fino al 2014/15, esclusa la Scozia che ha un sistema speciale) e Lettonia, quest’ultima al primo posto di una poco gloriosa classifica con un ridimensionamento del budget del 48% nel 2009 più un ulteriore 18% nel 2010. Meno colpite sono le università irlandesi, le cui risorse sono state ridotte circa del 10% nel 2010 e del 7% nel 2011, mentre Estonia, Romania, Islanda e Lituania hanno subito una perdita compresa tra i sei e i dieci punti percentuali. Infine, tagli inferiori al 5% si sono registrati in Repubblica Ceca e nei Paesi balcanici; i Paesi scandinavi, Polonia, Svizzera e Paesi Bassi sono gli unici in cui non si osservano diminuzioni dei finanziamenti. In Ungheria e in Belgio, invece, i governi, alla luce di una situazione economica delicata,  hanno abbandonato gli impegni presi precedentemente per l’incremento delle sovvenzioni. I tagli descritti, in media, incidono maggiormente sull’insegnamento che sulle attività di ricerca.

Le uniche eccezioni a questo trend sono rappresentate dalla Francia, dove, nel 2010, l’esecutivo ha stanziato 11 miliardi di euro per il miglioramento globale della qualità dell’istruzione superiore e 8 miliardi per la ricerca, e dalla Germania, dove il finanziamento alle università è fornito dalle autorità regionali, il cui governo federale ha incrementato il fondo di sicurezza di 800 milioni di euro.
(A. Polidoro, meridiani online 23-02-2011)
 
I tagli statali alle università dei Paesi Bassi PDF Stampa E-mail
Il governo olandese ha annunciato tagli fino a 500 milioni di euro all'anno dei finanziamenti all'istruzione superiore, multe agli atenei e agli studenti che non riescano a completare i propri studi nei quattro anni stabiliti e l'abolizione delle borse di studio agli studenti delle lauree specialistiche. Tali misure hanno provocato dure reazioni: 15.000 studenti e 1.000 docenti e appartenenti al personale amministrativo hanno sfilato lo scorso gennaio all'Aia contro Halbe Zijlstra, Sottosegretario di Stato all'istruzione, alla cultura e alle scienze. In seguito a tale protesta l'Associazione nazionale degli studenti olandesi (LSVB), insieme ai rettori e ai sindaci delle città universitarie, ha diramato un manifesto che dà voce all'inquietudine generale per l'impatto negativo che i tagli avranno sull'occupazione e sul clima sociale e culturale del paese. Si teme, infatti, il licenziamento di gran parte dello staff accademico - da 5.000 a 7.000 persone entro il 2015 - sebbene tale cifra sia contestata dal governo. Zijlstra, dal canto suo, ha ribadito la necessità di ridurre il finanziamento statale e di fissare un limite di tempo agli studenti al fine di mantenere sotto controllo la spesa per i prestiti. Ha inoltre cercato di tranquillizzare gli animi, affermando che gli atenei possono attingere alle riserve accumulate, pari a 2,9 miliardi di euro secondo le stime del ministero.
(E. Cersosimo, www.universityworldnews.com 10-02-2011)
 
La governance degli atenei nel progetto TRUE PDF Stampa E-mail

Entra nel vivo il progetto internazionale TRUE (Transforming Universities in Europe) promosso dall'ESF (European Science Foundation), una ricerca di ampio respiro che vede coinvolti tre atenei "campione" in ciascuno degli otto Paesi oggetto di studio, per un totale di ventiquattro università europee. L'obiettivo dello studio comparato è di analizzare la governance degli atenei in questione per mettere in luce come i meccanismi che regolano il funzionamento all'interno delle mura accademiche influenzino sia l'organizzazione interna, sia più in generale il panorama europeo dell'educazione superiore. Indagando, in definitiva, sul rapporto tra governance e cambiamento organizzativo per delineare scenari e tendenze del futuro degli atenei in Europa su temi di cruciale importanza: la ricerca, la didattica e l'innovazione. Il progetto TRUE, coordinato dall'Università di Bergen, è frutto di un lavoro di squadra grazie alla fattiva collaborazione di tutti gli attori europei coinvolti nell'iniziativa: Francia, Germania, Norvegia, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito e Svizzera. Per l'Italia il responsabile scientifico dello studio è la dottoressa Emanuela Reale, primo ricercatore del CERIS (Istituto di ricerca sull'impresa e lo sviluppo) del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche); le tre università pubbliche coinvolte sono invece l'Alma Mater di Bologna, il Politecnico di Torino e l'ateneo di Udine. Il macro-progetto di ricerca è portato avanti in maniera integrata, attraverso un protocollo condiviso: un team di lavoro internazionale opera su un pool di ventiquattro atenei e tutto il materiale raccolto finisce in un repository comune da cui attingere per le proprie specifiche ricerche.

Le fasi del progetto. "Il programma TRUE - sottolinea Emanuela Reale - è partito più di un anno fa: ora abbiamo definito il frame teorico di analisi e siamo pronti per entrare nella fase operativa. Tanti progetti nazionali che si ritroveranno in un unico studio comparato: il 2011 sarà dedicato alla raccolta dei dati, il 2012 alla loro elaborazione. Ma già alla fine di quest'anno contiamo di avere i primi risultati sulle tendenze di cambiamento in atto". La metodologia di analisi è mista: quantitativa (dati raccolti mediante questionari) ma anche qualitativa (interviste in profondità ai decisori politici): "Ogni stato porterà avanti uno specifico progetto di ricerca. Per l'Italia analizzeremo gli strumenti di policy sull'università a livello dei governi regionali e nazionali, inoltre anche a livello di Unione Europea, focalizzando l'attenzione su due grandi tematiche molto attuali: il finanziamento e la valutazione".

Bologna "la dotta" guarda al futuro. L'Alma Mater di Bologna è stata scelta come rappresentante dei grandi atenei di tradizione secolare. Il Politecnico di Torino rappresenta invece il "campione" di studio per gli atenei tecnici. Nell'ambito delle università di recente istituzione che presentano dinamiche di forte cambiamento, la scelta è caduta sull'ateneo di Udine.
(M. Massimo, La Repubblica Scuola 22-02-2011)
 
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