Home 2011 26 Febbraio
26 Febbraio
Il network internazionale Idpasc. Tra i fondatori l'ateneo di Udine con il dottorato in fisica delle particelle, astrofisica e cosmologia PDF Stampa E-mail
L’università di Udine è fra i fondatori della rete europea di dottorati internazionali di ricerca in Fisica delle particelle, astrofisica e cosmologia (IDPASC – www.idpasc.lip.pt). Fra i promotori del network figurano anche il Cern di Ginevra e un gruppo di atenei di Francia (Parigi VII), Portogallo (Coimbra, Lisbona, Porto) e Spagna (Granada, Santiago de Compostela, Valencia). Per l’università di Udine partecipa il dottorato di ricerca in Matematica e Fisica. La rete IDPASC promuove attività congiunte al confine tra fisica delle alte energie, astrofisica e cosmologia, sostenendo la mobilità di studenti (che devono svolgere un periodo di almeno sei mesi in una nazione partecipante diversa da quella in cui frequentano il corso principale di dottorato) e docenti e rilasciando un ‘diploma supplement’. «Il dottorato di ricerca in Matematica e Fisica di Udine – ha sottolineato Fabio Zanolin, coordinatore del corso di dottorato in Matematica e fisica – in quasi dieci anni di attività ha saputo attrarre laureati non solo di altre regioni, ma anche di altri Paesi. La rete IDPASC è un passo molto importante per rendere il nostro dottorato sempre più competitivo e offrire ai nostri studenti un'ulteriore opportunità d’inserimento nel circuito della ricerca internazionale».
(ITL/ITNET 24-01-2011)
 
Entra nel vivo il disegno del nuovo statuto dell’Alma Mater PDF Stampa E-mail

Dopo l’assemblea d’Ateneo di giovedì scorso, la commissione di 15 esperti sta preparando una bozza dello statuto con cui farà il punto in Senato accademico l’8 marzo e in Consiglio d’amministrazione il 15. Lo ha annunciato ieri in Senato lo stesso rettore: «Presenteremo del materiale istruttorio, sarà una mutua audizione, alla fine del percorso il CDA darà un parere ma sarà il Senato ad approvare il nuovo Statuto. Questo è l’organo deputato alla formazione e alla ricerca e lo Statuto dovrà essere lo strumento su cui far camminare ricerca, didattica, servizi agli studenti, l’input politico deve venire dal Senato». Ai primi di marzo iniziano i 45 giorni di audizioni della commissione con tutte le componenti universitarie, quindi i successivi 45 giorni saranno dedicati ai dibattiti nelle facoltà e nei dipartimenti. L’approvazione del nuovo testo deve avvenire entro il 29 luglio: così prevede la legge Gelmini.

Accesissimo il dibattito attorno agli accorpamenti dei dipartimenti. L’Ateneo ha deciso che nel 2013 devono avere almeno 50 membri ognuno, «attualmente solo 20 sui 68-70 dipartimenti rispondono a questo requisito», ha ricordato il rettore. Sono tre le aggregazioni già nate: Filologia classica e italianistica a Lettere, il DICAM (ingegneria civile, ambientale e dei materiali) a Ingegneria e Scienze Mediche Veterinarie a Medicina Veterinaria. Molto altro sta bollendo in pentola. Partiamo dall’area umanistica. Per le Storie c’è una prima ipotesi di unirle tutte (dall’antichità al contemporaneo) insieme con Archeologia e una seconda che prevede un dipartimento di storia (dall’antichità al medioevo) più archeologia e un dipartimento del contemporaneo. Si ragiona di unire Musica e spettacolo ad Arti visive, Comunicazione, Studi linguistici orientali e Architettura che però andrà probabilmente con un’Ingegneria. I filosofi resteranno da soli, e ci provano anche quelli di Beni culturali. L’area medica dipende dall’assetto dei dipartimenti assistenziali, ed è una partita a sé. A Scienze resta Matematica, cui potrebbero unirsi i matematici delle scienze sociali, così come Fisica, che dovrebbe annettere Astronomia e forse Scienze geologiche. Ancora dubbi sull’unione tra Scienze dell’informazione e gli informatici del DEIS di Ingegneria. Grandi incognite infine, sul matrimonio tra i dipartimenti di Scienza politica e di Politica, istituzioni e storia.

Il primo cambiamento prodotto dalla riforma Gelmini è l’allungamento automatico del rettorato di Dionigi, che resta in carica fino al 2015 (il suo primo mandato sarebbe scaduto nel 2013). La nuova legge interviene forzatamente nel disegnare il futuro assetto dell’Ateneo, che sarebbe comunque cambiato: Dionigi voleva la riforma dello Statuto, varato nel ’93 e disegnato da Marco Cammelli, testo su cui per ben due volte il precedente rettore Pier Ugo Calzolari aveva tentato di intervenire. Il 30 marzo scorso il Senato e il CDA hanno nominato la commissione, formata da 15 persone indicate dal rettore, che ne è presidente: ne fanno parte due studenti, due tecnici-amministrativi e dieci professori ordinari. Solo da gennaio, con l’approvazione della Gelmini, i lavori sono entrati nel vivo. «Non riformiamo per sanare il bilancio o contenere la spesa — ha spiegato Dionigi nell’assemblea d’Ateneo della scorsa settimana —, lo Statuto andava fatto comunque, dovevamo migliorare e cambiare, Gelmini o no. E non può essere un’operazione al ribasso, abbiamo gli occhi addosso dalle altre università».

Il CDA avrà funzioni d’indirizzo strategico e più poteri rispetto a oggi: sarà formato al massimo da 11 membri (Bologna ora ne ha 23), e potrà avere 3 componenti esterni («attualmente ce ne sono 5, e si parla di membri esterni non privati», fa notare il rettore). Il Senato sarà composto al massimo di 35 membri (Bologna oggi ne ha 42). Il cambiamento più radicale riguarderà le strutture, ossia facoltà e dipartimenti. Le facoltà come le conosciamo oggi spariranno, al loro posto ci saranno le scuole che, impone la legge, devono essere al massimo 12 (previste però deroghe per gli atenei più complessi). La commissione Statuto sta vagliando varie ipotesi, tra cui quella di accorpare le attuali 23 facoltà in 5 scuole: area delle scienze umanistiche, della medicina, dell’ingegneria, politologica giuridica ed economica e infine delle scienze. Il dibattito è acceso.
(M. Amaduzzi 23-02-2011)
 
Docenti, studenti e laureati nell’Unibo PDF Stampa E-mail
L'annuale rapporto del Nucleo di Valutazione promuove l'Ateneo di Bologna. "Ha le carte in regola per affrontare le sfide che lo attendono", le conclusioni. Pur con qualche consiglio sui punti deboli da migliorare: riordino dei corsi, con tagli ulteriori a quelli con pochi iscritti, maggior impegno per abbassare il numero dei fuori corso e degli studenti che abbandonano gli studi, pochi finanziamenti per la ricerca da enti esterni italiani, fatica a contenere le spese e necessità di una programmazione pluriennale. Un Ateneo dove l'età media è aumentata sino a raggiungere i 60 anni per i professori ordinari, con una base molto larga di ricercatori, e tecnici e amministrativi intorno ai 45 anni (l'età media dei dirigenti non supera i 50 anni). E dove l'esodo, dovuto ai pensionamenti, è già iniziato: 210 docenti "usciti" nel 2010, 139 previsti nel 2011, altri 150 al 2013. Gli studenti bolognesi: erano 102mila nel 2000, sono poco meno di 83mila dieci anni dopo. Le matricole del 2009-2010, si legge, sono un po' più giovani e più brave. Il 40%, ossia un esercito di 21mila neo iscritti, è fuori sede. Molti i fuori corso: sono il 61% (e il 46% nelle lauree specialistiche): "il fenomeno della dispersione rimane un problema acuto". L'Alma Mater si è data come obiettivo di accrescere i laureati in corso del 2% l'anno. Agli esami gli studenti bolognesi passano con un voto medio di 25,8 trentesimi (27,8 nelle lauree magistrali). Nel 2009 i laureati con 110 e lode sono stati il 14%; percentuale che sale al 42% nei corsi magistrali. Ma non manca chi non ce la fa: il 22% abbandona gli studi dopo un anno.
(I. Venturi, 02-02-2011)
 
Aperto all’Unibo 'il cortile dei gentili' PDF Stampa E-mail

"La laicità non è né una dottrina né una fede, è metodo". Così il rettore dell'UNIBO Ivano Dionigi ha sintetizzato il senso della riflessione internazionale lanciata il 12 febbraio a Bologna con il debutto italiano de 'Il cortile dei gentili', che poi avrà il suo varo a Parigi il 24 e il 25 marzo. Si tratta dell'apertura di uno spazio di dialogo tra credenti e non credenti che la Fondazione nata in seno al pontificio consiglio della Cultura ha voluto si aprisse proprio all'Alma Mater. La richiesta di ospitalità a Dionigi per questa anteprima assoluta è giunta lo scorso giugno dal cardinale Gianfranco Ravasi, che presiede il consiglio della Cultura e che è intervenuto il 12 febbraio nell'aula Magna subito dopo il rettore. Sottolineando che la scelta di far partire l'iniziativa dalle Due Torri "è un regalo e un riconoscimento a tutta la comunità bolognese", Dionigi ha spiegato che "un'università laica e pubblica, forte della sua cultura e della sua autonomia, non teme alcuna sfida culturale e si confronta su qualsiasi tema". Non solo, "se ci sono conflitti d’ignoranza e non di cultura, come accade oggi, l'universita' deve e può adoperarsi per ridurre questi conflitti" ha rimarcato ancora, convinto anche che "oggi c'è una sovrabbondanza di mezzi che finisce per oscurare la riflessione sui fini". (Adnkronos 03-02-2011)

Se nel dialogo interreligioso va evitato il rischio del sincretismo, quali incognite può presentare l’incontro con chi non crede? Ha risposto il cardinale Ravasi: “Il rischio eventuale potrebbe essere soltanto quello di un dialogo accademico, un dialogo che alla fine semplicemente trovi quel minimo comune denominatore. Io voglio che si pongano veramente questioni radicali - questioni di antropologia, quindi bene e male, vita e oltre vita, l’amore, il dolore, il senso del male - domande che siano sostanzialmente alla base dell’esperienza umana. Ma voglio anche che, per esempio, ci s’interroghi sulla qualità della teologia, proprio per far comprendere che la teologia non è un relitto del paleolitico, del passato, è invece una disciplina che ha un suo statuto, una sua tipologia di metodo, è un altro sguardo dato alla realtà. Vorrei anche arrivare a qualche punto ulteriore, che vedo già interessare molti atei, ed è quello della spiritualità dell’ateo, perché la trascendenza non è soltanto ciò che insegna la teologia, è anche insita nella ragione stessa, la quale di sua natura vuole sempre andare oltre e, quindi, alla fine anche interrogarsi sull’oltre e sull’altro in assoluto. Sono molte le piste, i percorsi che vogliamo proporre, tutti comunque di una certa provocazione perché non si vuole necessariamente arrivare a una sorta di Onu del pensiero umanistico, che si ritrova alla fine sul minimo”. (oecumene radio vaticana  11-02-2011)

 
Prospettive per il reclutamento di professori e ricercatori all’Alma Mater PDF Stampa E-mail
Dall'esito di diversi concorsi dell'università, vinti in molti casi da docenti interni, potrebbe aprirsi seriamente uno spiraglio di avanzamento di carriera per i ricercatori dell'Alma Mater: il senato accademico ha dato il via libera a oltre la metà dei presidi delle 23 facoltà per chiamare nuovi professori (ordinari o associati) e ricercatori per le proprie esigenze didattiche. Il rettore Ivano Dionigi ha chiesto di "dare la precedenza ai ricercatori valutati idonei" per il passaggio a docente associato. L'Alma Mater si è trovata, infatti, tra le mani un "tesoretto" di oltre otto punti di budget, di cui cinque spendibili subito. Nei mesi scorsi, ricorda il rettore, l'università ha bandito 78 concorsi: 17 per professori ordinari e 61 per associati. "Abbiamo avuto più vincitori interni del previsto - rivela Dionigi - e quindi abbiamo risparmiato qualche punto", perché la progressione di carriera del personale docente o ricercatore già strutturato in ateneo pesa meno sul budget rispetto a chiamate dall'esterno.
(Dire 22-02-2011)
 
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