Home 2011 25 Luglio Quanto “costa” il tempo per preparare progetti di ricerca che al 98% non verranno finanziati?
Quanto “costa” il tempo per preparare progetti di ricerca che al 98% non verranno finanziati? PDF Stampa E-mail

Da un paio d’anni il MIUR ha varato un programma, “Futuro in ricerca”, nell’ambito dei progetti finanziati dal Fondo per gli investimenti della ricerca di base (Firb). Nel 2010, il programma è rivolto a tre diverse categorie di ricercatori sia strutturati che non, ma comunque di età inferiore ai 40 anni. Totale del finanziamento per il 2010: 50 milioni d’euro. Poiché il costo di ciascun progetto dovrà essere compreso tra 300mila e 1,2 milioni di euro, stimando in un 700mila  di euro il costo medio per progetto, verranno finanziati circa settanta progetti. Il numero di domande presentate è dell’ordine di 3.000-4.000, il che equivale a una probabilità di successo del 2% per ogni progetto (nel 2008 era, infatti, del 2,8%). Questa rincorsa a selezionare il “top del top” è diffusa anche a livello europeo: ad esempio nel caso delle European Reserach Council (Erc) “ideas starting grants” il finanziamento è stato concesso (nel 2009) al 9,4% dei progetti presentati: una percentuale di successo circa 3 volte maggiore rispetto a quella italiana, ma comunque sempre bassa.

In Italia, per superare la pre-selezione nel 2010 è stato necessario avere il punteggio pieno (60/60). Il punteggio totale non è altro che la somma di punteggi parziali su quattro voci (originalità, merito scientifico, fattibilità, qualità del gruppo di ricerca) assegnate da due “arbitri” (referees) che devono esprimere un giudizio condiviso. E’ dunque evidente che per avere il punteggio pieno non basta che il progetto sia di qualità, ma è necessario che gli arbitri non abbiano alcun dubbio e soprattutto che non esitino a dare sempre il massimo dei voti, cosa non scontata anche perché il giudizio su ogni progetto è fatto a prescindere dagli altri. Alla fine la differenza tra essere finanziati o meno si gioca su 1 voto su 60. La domanda che bisogna porsi è se questo tipo di meccanismo d’assegnazione dei fondi renda davvero migliore la ricerca scientifica, a fronte, soprattutto in Italia, della quasi totale assenza di altre fonti di finanziamento della ricerca di base. Inoltre, bisognerebbe inquadrare il problema in maniera più completa e considerare anche quanto “costa” il tempo che i giovani ricercatori impiegano per preparare dei progetti che al 98% non verranno finanziati.
(Fonte: FQ 20-07-2011)