Home 2011 25 Luglio
25 Luglio
Contro l'abolizione del valore legale del diploma di laurea PDF Stampa E-mail
"Abrogare il valore legale potrebbe significare - spiega il presidente della Crui, la conferenza dei rettori italiani - liberalizzare la formazione universitaria, lasciando che chiunque possa istituire un'università' e che il mercato faccia da regolatore del valore, sostanziale e non formale, dei titoli rilasciati". I sindacati e diverse associazioni di docenti, studenti e ricercatori universitari - Adu, Andu, Cisal-docenti universitari, Cisl-Università, Cnru, Cnu, CoNPAss, Flc-Cgil, Link, Rete29Aprile, Snals-Università, Udu, Ugl-Università, Uilpa-Ur, Usb-Pubblico impiego - considerano "il mantenimento del valore legale del titolo di studio un dato centrale del sistema universitario italiano" e temono "che la sua abolizione possa incrementare le disuguaglianze sociali ed economiche". Anche gli ordini professionali manifestano forti perplessità. Dopo una lunghissima disamina della questione, il Consiglio nazionale forense conclude che in Italia "mancano le fondamentali precondizioni necessarie a che l'abolizione del valore del titolo di studio universitario ai fini di abilitazioni e concorsi pubblici possa dare dei concreti e dimostrabili benefici". E per non rimanere sul vago, il Consiglio nazionale degli ingegneri ritiene che "stante l'attuale quadro normativo, l'abolizione del valore legale del titolo di studio, comporterebbe un indebolimento della già ridotta capacità dell'Ordine degli ingegneri di garantire la qualità delle prestazioni dei propri iscritti". Sulla questione si sono pronunciati di recente anche medici e odontoiatri. La Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri "esprime forti dubbi sul venir meno della certezza dal punto di vista giuridico del titolo conseguito che è la certificazione comprovante la conclusione di un percorso formativo compiuto secondo la normativa vigente". Secondo i camici bianchi, il valore legale della laurea "si rende necessario dall'esigenza giustificata di tutelare il pubblico interesse".
(Fonte: La Repubblica Scuola 08-07-2011)
 
Insieme ai nuovi statuti arriva anche il codice etico PDF Stampa E-mail
Se l’approvazione degli statuti è ancora in corso in buona parte degli atenei italiani, non sono questi gli unici frutti normativi della riforma Gelmini. Nelle università dello Stivale sono infatti in dirittura d’arrivo anche i codici etici. La riforma prevede, infatti, l’obbligo, per gli atenei che ne fossero ancora privi, di dotarsi entro il 28 luglio 2011 di un codice etico che dovrà essere approvato dal senato accademico, dopo il parere positivo del consiglio di amministrazione. Un processo che, a dire il vero, si era già avviato in maniera spontanea negli ultimi anni, quando già una ventina di atenei italiani, da Firenze a Bari, da Palermo a Trieste, aveva emanato un proprio codice per regolamentare i principi etici della comunità universitaria. Oggi molti di questi atenei hanno riscritto i vecchi codici puntando su norme più cogenti in grado di sanzionare le violazioni, mentre per le altre università è arrivato il momento di dotarsene per la prima volta in assoluto.
(Fonte: università.it 18-07.2011)
 
Nell’archivio online dell’ISTAT l’università italiana dal 1861 ad oggi PDF Stampa E-mail
L'Istat ha pubblicato online l'Archivio storico della statistica italiana nel portale http://seriestoriche.istat.it/. Creato per celebrare i 150 anni dell'unità d'Italia, l'archivio è composto da oltre 1.500 serie storiche che vanno dal 1861 fino al 2009, organizzate in 22 aree tematiche, con tabelle scaricabili in vari formati. L'area tematica dedicata all'Istruzione ha tre voci: livello di istruzione e analfabetismo; istruzione scolastica; Università, Accademie e Conservatori. Le tavole di dati riguardanti l'università sono state fornite con il contributo dell'Ufficio di Statistica del MiUR e riguardano vari aspetti dell'istruzione di terzo grado: dal numero d'iscritti all'università per livello di istruzione, sesso e anno accademico, al numero delle sedi universitarie, facoltà e docenti; dal numero di laureati per sesso ai laureati per gruppo di corsi di laurea. Per questo primo gruppo di tabelle, i dati percorrono una serie di anni accademici che vanno principalmente dal 1861/62 fino al più recente 2008/2009. Altre tabelle partono da anni accademici più vicini: per gli stranieri iscritti a scuola e all'università si parte dal 1993/94; per tutti i dati relativi a conservatori, istituti di musica pareggiati e accademie di belle arti, dal 1926/27.
(Fonte: D. Gentilozzi, rivistauniversitas 14-7-2011)
 
In cinque anni salito al 29% il rapporto rette medie studenti/ FFO PDF Stampa E-mail
Fra 2005 e 2010 i contributi medi pagati da ogni studente negli atenei, statali e non, sono cresciuti del 38,3%, e solo nell'ultimo anno l'aumento è stato dell'8,7%, dai 1.024,5 euro chiesti in media a ogni iscritto nel 2009 ai 1.113,6 pretesi nel 2010. In qualche caso, le cifre scritte nei bilanci dello scorso anno, gli ultimi disponibili, segnano una vera e propria esplosione rispetto a quelle contabilizzate solo 12 mesi prima: a Catania l'aumento complessivo è stato del 51%, a Ferrara del 42%, alla Federico II di Napoli del 39,6%, mentre entrate più leggere si incontrano in pochi casi come a Potenza (-22%), alla Suor Orsola di Napoli (-18,8%) o Palermo (-10%). In diminuzione generale, invece, il fondo integrativo per il diritto allo studio, sceso quest'anno a poco più di 100 milioni di euro. Gli studenti hanno versato ai propri atenei statali 2 miliardi tondi (2.003 milioni, per la precisione), e l'assegno ministeriale si è fermato a quota 6,9 miliardi: il rapporto fra le due cifre è del 29 per cento, cioè 9 punti sopra rispetto al tetto fissato dalla legge. In particolare, sono 34 università su 61 a superare il limite, e in sette casi (Urbino, Bergamo, Venezia, Varese, e a Milano Politecnico, Statale e Bicocca) gli studenti portano in ateneo una somma superiore al 30 per cento del fondo ordinario.
(Fonte: G. Trovati, Il Sole 24 Ore 18-07-2011)
 
Gli esterni nel CdA PDF Stampa E-mail
A Reggio Emilia continuano le polemiche per il mancato recepimento delle richieste della Provincia, da parte dei vertici dell’università, di determinare nel Consiglio d’amministrazione dell’ateneo una rappresentanza sicura degli enti locali. Sull’argomento ritornano oggi la consigliera provinciale Angela Zini, che ha tra l’altro partecipato ai lavori della commissione preparatoria del nuovo statuto, e il capogruppo Paolo Croci. Entrambi per rinnovare al rettore Aldo Tomasi la richiesta di non essere esclusi. Gli organi stanno attentamente esaminando, da giorni, tutti gli emendamenti migliorativi proposti al testo licenziato dalla commissione a suo tempo incaricata. Ma, un fatto è assodato. Non c’è alcuna “autorefenzialità” da difendere da parte del corpo accademico”. L’entità delle presenze esterne, anzi, “nel nuovo statuto per quanto riguarda il CDA ne esce rafforzata. Se oggi la presenza esterna, che significa enti locali, è data da 4 membri su 32, ovvero il 12,5%, nel testo in discussione risulterà di 3 su 11, quindi del 27,3%”, ha fatto notare il rettore. (Fonte: Dire 15-07-2011)
 
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