Home 2011 25 Luglio
25 Luglio
Un referendum telematico sullo statuto dell’Unibo PDF Stampa E-mail
Nel referendum telematico interno all’Università di Bologna, promosso per chiedere alcune modifiche della bozza del nuovo statuto proposta dal rettore Ivano Dionigi, la quasi totalità dei votanti si è espressa a favore di tutte e quattro le proposte presentate nel referendum. Sì all’elezione democratica di tutti i membri degli organi collegiali (compreso il Cda); sì all’elezione dei direttori di dipartimento e dei presidi delle facoltà; sì alla possibilità di sfiduciare il Cda da parte del Senato; e infine sì all’assegnazione di un maggior peso al voto del personale tecnico e amministrativo nell’elezione del rettore.
(Fonte: http://it-it.facebook.com/notes/informazione-libera 02-07-2011)
 
I poli romagnoli dell’Unibo chiedono rappresentanza nel CdA PDF Stampa E-mail
La modifica dello Statuto delle Università statali, quindi anche dell'Ateneo bolognese da cui dipendono le sedi universitarie decentrate romagnole, con una nuova organizzazione nella gestione, nella didattica e nella ricerca, dovrà essere ultimata entro il 29 luglio p.v. La bozza presentata dal Rettore dell'Università di Bologna prevede, in linea con le indicazioni ex lege, una profonda riorganizzazione, assegnando centralità per le funzioni di didattica e di ricerca ai Dipartimenti e attribuendo al riformato CDA le funzioni di indirizzo strategico e di gestione. Secondo la bozza di Statuto, i Dipartimenti saranno dimezzati, da 70 a circa 35, e  le Scuole/Facoltà si ridurranno da 23 a 11, con accorpamenti e fusioni. Per i Poli universitari romagnoli si ipotizzano, sebbene non esplicitato nella bozza di Statuto, quattro Dipartimenti: Architettura e Ingegneria (a Cesena e a Bologna), Wellness (a Rimini), Lingue moderne per Interpreti e Traduttori (a Forlì), Conservazione dei Beni Culturali (a Ravenna), mantenendo, comunque, nei Corsi di laurea l'attuale offerta didattica. La bozza di Statuto è insidiosa per la realtà universitaria romagnola, non prevedendo formalmente un rappresentante degli Enti di sostegno romagnoli (Flaminia, SerInAr e UniRimini) nel CDA d'Ateneo, malgrado il ruolo determinante da essi esercitato per lo sviluppo dell'Università in Romagna, e non prevedendo un vincolo al radicamento territoriale per il personale docente, indispensabile per la qualità della didattica e della ricerca. Ora va difeso l'insediamento universitario in Romagna, nella storica e per il momento ineludibile mancanza di autonomia dall'Ateneo bolognese, inserendo con emendamenti alla bozza di Statuto una rappresentanza degli Enti di sostegno romagnoli nel nuovo CDA d'Ateneo e vincolando formalmente il personale docente al radicamento territoriale.
(Fonte: ravennanotizie.it 21-07-2011)
 
Università completa nei poli romagnoli attraverso i dipartimenti PDF Stampa E-mail
"In questo momento ci sono persone, anche enti locali, che temono che la maggiore autonomia della Romagna possa causare una perdita di concentrazione per la ricerca e il suo valore economico" spiega Giorgio Cantelli Forti presidente del Polo Universitario di Rimini. "Altri, invece, ritengono che la Romagna per correre alla pari e non avere vincoli debba avere delle autonomie" aggiunge. La preoccupazione è stata messa ieri nero su bianco in una nota degli enti di sostegno romagnoli, compresa Unirimini. Allarme anche tra i docenti che, secondo Cantelli Forti, temono di non avere quei servizi di base garantiti invece a Bologna. Proprio per questo la Romagna chiede una rappresentanza negli organi di governo dell'Ateneo per vigilare sull'equa distribuzione delle risorse. Rappresentanza che la bozza di statuto, al momento, esclude. Per quanto riguarda il futuro del polo riminese, Cantelli Forti ricorda la grande attenzione del rettore testimoniata dalla prossima nascita del Dipartimento sul Benessere. A questo proposito ha affermato: "Penso sia sicuro che il Dipartimento del Benessere partirà perché i numeri e le strutture ci sono. Abbiamo bisogno delle garanzie che questo dipartimento avrà dall'Ateneo tutti quei servizi e supporti altrettanto necessari come sono a Bologna". Le polemiche di questi giorni per il presidente non sono altro che le ultime scaramucce che preludono ad un finale positivo. "Alla fine prevarrà la ragione anche su questo, per far sì che da questo momento difficile possa partire finalmente l'università completa nei poli romagnoli attraverso i dipartimenti" dice ancora Giorgio Cantelli Forti.
(Fonte: Newsrimini.it 15-07-2011)
 
Ci sarà anche un consigliere per la romagna nel CdA dell’Unibo PDF Stampa E-mail
Tra gli undici componenti del nuovo consiglio di amministrazione dell’Ateneo di Bologna ci sarà anche un posto per la Romagna. Lo conferma lo statuto dell’Alma Mater che andrà in approvazione mercoledì prossimo e che poi darà vita ai nuovi organi a partire dall’autunno. Una vittoria, dunque, per i poli della Romagna che all’inizio parevano esclusi con diverse frizioni con il rettore Ivano Dionigi. Nel nuovo CDA, che avrà undici componenti (tra cui lo stesso rettore), infatti, e’ previsto anche un consigliere indicato, tramite una rosa di nomi, dalla Consulta dei sostenitori, che ha una maggioranza romagnola. Sarà poi il Senato accademico ad eleggere il consigliere, a partire da ottobre o novembre, dopo cioè che il ministero dell’Istruzione avrà approvato a sua volta il nuovo statuto dell’Università. Nel documento, come già anticipato da via Zamboni, e’ confermata la presenza di membri romagnoli anche nel consiglio di campus e nel consiglio di coordinamento dei campus. Sempre in autunno, si dovrà definire il nuovo assetto delle istituzioni, come previsto dal ministero, con la probabile riduzione delle 23 facoltà e dei 70 dipartimenti in 11 ‘scuole’ e circa 35 dipartimenti e l’integrazione di ricerca e didattica nei dipartimenti.
(Fonte: quotidiano.net, Dire 23-07-2011)
 
La sede di Imola dell’Unibo PDF Stampa E-mail
Inaugurata nel 1997 con il corso in tecniche erboristiche ha registrato nell’ultimo anno accademico un significativo aumento delle immatricolazioni: circa il 30% in più dell’anno precedente (365 per l’anno accademico in corso contro i 241 di quello precedente), incremento che ha interessato soprattutto i corsi che non sono a numero chiuso. Il corso di farmaceutica e di infermieristica hanno raddoppiato i nuovi iscritti. I corsi attualmente attivi sono 6: scienze farmaceutiche applicate (facoltà di farmacia), verde ornamentale e tutela del paesaggio (agraria), tecniche della prevenzione, educazione professionale, fisioterapia, infermieristica (medicina e chirurgia). Farmaceutica applicata e verde ornamentale sono i corsi con il maggior numero di immatricolati. «Fondamentali sono proprio i numeri - spiega la professoressa Patrizia Tassinari, presidente del corso di agraria e referente della sede universitaria di Imola -: le classi hanno circa 40/50 studenti e non tutti frequentanti. In questo modo, visti i numeri bassi, sia studenti che docenti lavorano serenamente. Il punto di forza diventa il dialogo fra ragazzi e professori». Con la nuova riforma Gelmini molti corsi, quelli a più basso numero di iscritti, sono stati chiusi e intere lauree trasformate in curricula. Nel caso specifico della sede di Imola, il corso di farmacia ha soppresso un curriculum, ma a causa del numero di iscritti troppo basso (informatore sociale). Non si faranno corsi nuovi ma si procederà con l’attivazione di master, summer school e corsi di alta formazione. «Si cerca di portare studiosi europei nelle città piccole come Imola, che vengono molto apprezzate così da stimolare anche gli studenti attraverso il contatto con studiosi ed esperienze internazionali che meritano di essere aperti anche a loro e non solo ai docenti», sottolinea la Tassinari. Il tasso di occupazione registrato mediamente per i vari corsi è del 70-80% entro il primo anno dalla laurea.
(Fonte: K. Reggiani, www.nuovodiario.com 14-07-2011)
 
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