Home 2011 12 Agosto La qualità scientifica per i concorsi di abilitazione alla docenza
La qualità scientifica per i concorsi di abilitazione alla docenza PDF Stampa E-mail
L'innovazione forse più importante della riforma Gelmini riguarda le commissioni di abilitazione, prevedendo che i commissari debbano possedere un curriculum scientifico coerente con i criteri e i parametri utilizzati per la valutazione dei candidati. In sostanza, si afferma il principio – sacrosanto – che chi valuta deve possedere almeno lo stesso livello di qualità scientifica richiesto ai candidati per ottenere una valutazione positiva. Perché queste non restino affermazioni di principio, però, occorre occuparsi dei criteri e dei parametri. La neonata Agenzia nazionale per la valutazione del sistema universitario e della ricerca (Anvur) ha proposto un criterio valido per tutte le aree scientifiche, che si traduce in valori numerici di parametri adattabili alle diverse realtà dei settori concorsuali. Il criterio è quello del superamento della mediana di uno o più indicatori di qualità. Senza entrare in tecnicismi, chi aspira a diventare professore associato (o ordinario) deve possedere uno o più indicatori della qualità scientifica almeno pari a quelli della metà "migliore" dei professori. Per la sua natura intrinseca, questo meccanismo conduce a un lento miglioramento progressivo della qualità scientifica dei docenti. Lo stesso criterio può essere applicati ai candidati commissari, comportando l'esclusione dalla lista di almeno la metà dei professori ordinari di ogni settore concorsuale. Sono dunque giustificate e comprensibili l'ampiezza e la varietà di reazioni suscitate dalla proposta Anvur. Qualcuno ha criticato – non senza sarcasmo – l'esterofilia di «una parte degli intellettuali italiani». Altre critiche si appuntano sul fatto che gli indicatori di qualità individuati dall'Anvur sono diversi per le scienze "dure" e scienze della vita e per le scienze umane. Il motivo è semplice: mentre per le prime sono disponibili indicatori bibliometrici quantitativi della qualità scientifica (ampiamente condivisi dalla comunità scientifica internazionale e facili da calcolare), per le seconde l'individuazione e il calcolo degli indicatori sono più complicati e discutibili.  Si potrebbe dunque, com’è già stato fatto in alcuni Paesi, promuovere con le società scientifiche di quelle aree una indagine approfondita tesa a classificare riviste e monografie in classi di qualità, così da arrivare anche nelle scienze umane alla definizione di indicatori quantitativi condivisi della qualità scientifica.
(Fonte: S. Benedetto, Il Sole 24 Ore 01-08-2011)