In Spagna proteste contro la riforma universitaria |
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Una studentessa universitaria, appena tornata in Italia dopo alcuni mesi trascorsi a Madrid in Erasmus, parla della nuova riforma universitaria in Spagna: “Già due anni fa in Spagna è stata attuata una riforma universitaria chiamata Bolonia che, come la nostra Riforma Moratti, ha suscitato manifestazioni studentesche. Credo che il tutto si sia risolto in nulla solo perché la riforma era già attiva. Ora la protesta è tornata in maniera più resistente, perché c’è in gioco una riforma che dovrebbe entrare in vigore nel giro di quattro anni. Secondo questa seconda riforma, in un’università a scegliere il rettore dovrà essere un consiglio di imprenditori, banchieri, ecc”. “Da premettere c’è che il sistema universitario in Spagna è diverso: l’università non ha le nostre due rette, una per semestre: ci si basa infatti sull’immatricolazione dei corsi, ovvero ogni corso ha un prezzo. Inoltre in Spagna il numero di appelli è inferiore al nostro. Ad esempio, dopo quattro tentativi per lo stesso esame ti buttano fuori. Quindi se il primo anno non superi un esame, l’anno seguente devi immatricolarti di nuovo e pagare una percentuale in più sul prezzo del corso. Uno degli obiettivi della riforma è quindi quello di alzare ulteriormente questa percentuale”. (Fonte: www.gingergeneration.it 30-07-2011) |
Proteste in Cile contro il sistema universitario |
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Da tre mesi gli studenti cileni hanno dato vita a una mobilitazione permanente, che vede l’adesione anche delle classi medie. Incuranti del freddo e del gelo (in Cile è pieno inverno) i giovani occupano edifici e strade reclamando a gran voce il diritto all’istruzione per tutti. Erano in centomila, ieri, a sfilare nelle strade della capitale Santiago. Capitanati da Camila Vallejo, ventitré anni, leader della Federazione degli studenti universitari diventata già un’eroina nazionale, i giovani chiedono più risorse alle università pubbliche, puntano il dito contro un sistema educativo che risale ai tempi di Pinochet, dicono basta al principio del lucro e del profitto che rende le università delle vere macchine per far soldi. In Cile un anno accademico nelle università statali costa dai duemila ai cinquemila euro, peccato però che il reddito medio di un cileno non superi i trecentocinquanta euro al mese. Un corso di laurea completo si aggira tra i trenta e i quarantamila euro. Tre quarti degli studenti s’indebita per pagare le rette degli istituti universitari, stimate al doppio dello stipendio di un operaio. Pochi privilegiati riescono a usufruire di prestiti vantaggiosi al tasso del 2% mentre, la stragrande maggioranza dei giovani è costretta a ricorrere a mutui di oltre dieci anni con tassi al 7%, mettendo così un’ipoteca sul loro futuro e sui quel titolo che troppo spesso rimane un pezzo di carta inutilizzato, perché la forbice tra offerta e domanda è ampia. Molti studenti si rifugiano nei paesi vicini, Argentina in primis, per completare la loro carriera universitaria. Il Cile investe nelle spese militari il 3,5% del Pil, contro lo 0,84% destinato all’istruzione pubblica. La debolezza degli investimenti in questo settore è rimasta invariata dai tempi di Pinochet, sebbene negli ultimi vent’anni il numero degli universitari cileni sia più che raddoppiato, passando dal 15 al 40% dei giovani sotto ai 25 anni. Il paese di Piñera vanta, infatti, uno tra i più alti livelli di scolarizzazione del Sud America (con percentuali che toccano il 91% per la scuola secondaria, ed il 52% per l’università). (Fonte: R. Vinci, linkiesta.it 08-08-2011) |
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Studentesse saudite protestano contro la corruzione nelle ammissioni all’università |
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«Siete corrotti, dove è il nostro monarca?» questo lo slogan scandito da un centinaio di studentesse saudite che hanno dato, nei giorni scorsi, l'assalto all'università femminile Uni Al Kura, nella città della Mecca, per protestare contro i criteri di ammissione all'ateneo, improntati, a loro giudizio, al nepotismo, alle raccomandazioni e non al merito. Le studentesse hanno filmato la propria protesta caricando i video, che sono stati visti in breve tempo da migliaia di persone, su You Tube. Le studentesse hanno accusato i responsabili dell'università di negare l'accettazione a chi lo merita (specialmente alle studentesse con una media scolastica molta alta) accettando allo stesso tempo chi ha meno diritto (studentesse con medie basse ma più raccomandate).
Nel tentativo di calmare la situazione, il rettore ad interim dell’università di Um Al Kura, Badr Habibuallah, ha annunciato che l'accettazione universitaria sarà presto fatta via internet e che il governo ha deciso di pagare le tasse universitarie per permettere a tutti gli studenti di poter continuare gli studi. I provvedimenti governativi sono, secondo il sito, una conseguenza della protesta delle studentesse avvenuta sabato scorso. (29-07-2011) |
L’Unibo ha un nuovo statuto |
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Gli organi accademici hanno approvato la carta costituente dell’Ateneo. Il senato accademico ha dato il via libera definitivo. L'approvazione, avvenuta con voto quasi unanime - ha votato contro, come previsto, il rappresentante del Sindacato degli universitari Raffaele Serra, mentre si è astenuta la ricercatrice Annamaria Pisi - è stata salutata da un lungo applauso dell'aula. Il testo aveva già ottenuto il via libera del consiglio di amministrazione. Ventiquattro i consiglieri presenti su 26: sei i voti contrari, 18 i favorevoli. Hanno espresso la loro opposizione il professor Gianni Porzi, rappresentante del Governo, i quattro consiglieri dei tecnici e amministrativi Alessandra Maltoni e Mario Pontieri (Cgil), Francesco Lopriore, Antonella Zago (Cub), e il ricercatore Daniele Bigi. Assenti il romagnolo Massimo Ricci Maccarini e Guido Masetti, rappresentante dei docenti di ruolo di prima fascia. La contrarietà è in modo particolare dovuta a un punto: la non eleggibilità del nuovo consiglio di amministrazione. Negli organi accademici sono arrivate anche le “dissenting opinion” espresse nella commissione statuto. Una è del politologo Giliberto Capano, sull’articolo 18.6 che prevede che sia il Cda a stabilire la partecipazione dei dipartimenti alle scuole; l’altra di Donatella Alvisi e Giovanni Longo contrari alla contrazione in consiglio da quattro e tre membri del personale amministrativo. In Senato accademico il rappresentante del Sindacato degli universitari ha votato contro. Tutti gli altri studenti negli organi accademici (Sinistra universitaria e Student Office) a favore. (Fonte: I. Venturi, La Repubblica Bologna 27-07-2011) |
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