Home 2011 7 Ottobre Valutazione. Due possibili tipi di errore di rilevazione
Valutazione. Due possibili tipi di errore di rilevazione PDF Stampa E-mail

Ai diversi livelli di competenza, gli atenei sono alquanto impegnati nell'esecuzione di protocolli di valutazione non sempre condivisi, non sempre compresi. Ora, a dire il vero, se non esiste una questione di merito, sussiste tuttavia una questione di metodo. Il problema non è e non può essere rappresentato dalla valutazione in sé, e neanche, almeno in via di principio, dalla premialità. Esso può essere affetto da due tipi di errore.
Ferma restando qui l'affidabilità degli strumenti di rilevazione, il primo tipo di errore, che si può qualificare come “errore materiale”, consiste proprio nella rilevazione di dati infedeli, non corrispondenti cioè ai dati reali. Come si può ridurre la probabilità di errori di questo tipo? Immaginando, ragionevolmente, la presenza di portatori di legittimi interessi rispetto all'oggetto della valutazione; è possibile, d'altra parte, altrettanto ragionevolmente, pensare di escluderli dai processi di raccolta dei dati su cui si baserà la valutazione, assegnando questa funzione a uno o più soggetti terzi, quanto basta distanti dalle parti interessate e debitamente accreditati. Ciò nell'ipotesi, invero poco contestabile, che i terzi abbiano meno probabilità di commettere errori materiali rispetto agli stakeholder. Il secondo più importante tipo di errore si può definire “errore concettuale”. La valutazione dell'università si basa su dati che si riferiscono a nozioni astratte (lontane dall'esperienza concreta) e multidimensionali (costituite da più componenti); si pensi a nozioni come gestione, efficienza, efficacia, produttività, qualità della formazione, e così via. Nessuno più e meglio del ricercatore sociale, che maneggia quasi esclusivamente concetti così caratterizzati, sa che la loro conversione in dati empirici è un'operazione delicata. Quando la solidità della misura lascia il posto alla liquidità del rapporto di indicazione, corre l'obbligo innanzitutto di specificare massimamente il significato delle dimensioni oggetto di valutazione e quindi di mostrare/argomentare come gli indicatori costruiti per rappresentarle semanticamente siano capaci di farlo. L'errore si determina proprio quando gli indicatori sono ritenuti da qualcuna delle parti interessate (magari dallo stesso soggetto istituzionale principalmente coinvolto dalla valutazione) concettualmente inadeguati, riferendosi a dimensioni estranee rispetto a quelle oggetto di valutazione e dando così luogo a dati giudicati non validi.
(A. Fasanella, voce sociologica.it 21-09-2011)