Home 2011 20 Novembre Ricerca. L’ANVUR e l’attribuzione del bollino di qualità alle ricerche
Ricerca. L’ANVUR e l’attribuzione del bollino di qualità alle ricerche PDF Stampa E-mail
Tra breve partirà l’esercizio di Valutazione della Qualità della Ricerca (VQR) condotto dall’ANVUR. E tra 2-3 anni avremo un quadro aggiornato della produzione scientifica delle Università e degli enti di ricerca italiani. I risultati di questo esercizio saranno il riferimento per la distribuzione della parte premiale delle risorse del Fondo di Finanziamento Ordinario. La storia travagliata che ha portato alla definizione normativa dell’esercizio finale, che si trascina ormai da qualche anno, porta in eredità all’ANVUR un disegno complessivo abissalmente distante dal RAE (ora REF) britannico che è stato spesso indicato come il modello ispiratore della normativa italiana. Non possiamo far niente sul disegno, ma ci sono molte cose che l’ANVUR potrebbe utilmente fare per evitare alcune incongruenze ormai fissate nel decreto (DM marzo 2010).La struttura del processo prevede la costituzione di 14 GEV, gruppi di esperti (uno per ciascuna area CUN) di nomina ANVUR. I gruppi di esperti sono responsabili della valutazione dei prodotti della ricerca inviate da ciascun ricercatore. Ogni ricercatore è tenuto a un dato numero di prodotti - 3 per i docenti universitari- pubblicati nel periodo 2004-2010. Questa scelta è ampiamente condivisibile e riflette una filosofia del tutto diversa da quella alla base del precedente esercizio CIVR 2001-2003. Le strutture non devono presentare, come accadde nel 2001, la loro ricerca migliore, magari prodotta da un esiguo numero di ottimi ricercatori; ma devono esibire la migliore ricerca prodotta da ciascun ricercatore affiliato. Questo permetterà di individuare, finalmente, i ricercatori con un numero di pubblicazioni inferiori alla soglia (3 pubblicazioni in 7 anni!), e di predisporre una rappresentazione ragionevole della ricerca media prodotta dagli atenei. Il problema è l’attribuzione del bollino di qualità (A, B, C, D, E) a ciascun prodotto. E’ qui che il DM, chiaramente frutto del contrasto tra l’ansia regolatoria del ministro e spinte accademiche contrastanti, fa una gran confusione.
(Fonte: www.scienzainrete.it 07-11-2011. Articolo integrale)