Home 2011 27 Dicembre INDEBOLITA L’AZIONE E LA CAPACITÀ INNOVATIVA DEGLI ATENEI
INDEBOLITA L’AZIONE E LA CAPACITÀ INNOVATIVA DEGLI ATENEI PDF Stampa E-mail
L’università italiana vive da dieci anni una situazione sempre più difficile: una cronica carenza di finanziamenti, soprattutto per le infrastrutture e per la ricerca; un carico contributivo sulle famiglie degli studenti tra i maggiori in Europa; un drastico ridimensionamento numerico del personale docente e tecnico. Sono tutti fattori che hanno indebolito l’azione e la capacità innovativa degli atenei italiani. Ma ancor più li ha indeboliti il furioso attacco mediatico alla credibilità del sistema che, anche se giustamente motivato da gravi episodi di malcostume da estirpare con decisione, ha finito col travolgere la fiducia nell’intera università. Questa fiducia deve essere assolutamente ristabilita. È un obiettivo per il quale ci sono tutti i presupposti. Infatti la ricerca universitaria italiana dà ancora oggi risultati eccellenti su scala internazionale, soprattutto se rapportati all’esiguità dei finanziamenti e del numero di ricercatori. La formazione degli studenti, pur in presenza di problemi infrastrutturali e organizzativi, è di ottimo livello se comparata con gli standard europei. Il ruolo culturale, economico e sociale di ciascun ateneo nel suo territorio è in costante crescita e permette di recuperare importanti spazi di sviluppo. La dedizione al lavoro del personale universitario è, salvo eccezioni, ammirevole nonostante che cominci a diffondersi scoramento. Si tratta di un patrimonio nazionale che va difeso e rafforzato, non svilito e disperso. Non c’è del resto alcuna speranza di sviluppo duraturo per un paese che non “ama” la sua università. È giusto che le chieda sempre i massimi risultati e la massima trasparenza, ma anche che ne riconosca il ruolo cruciale. Servono dunque chiare discontinuità rispetto al recente passato. In questo momento di crisi non sarà facile reperire risorse finanziarie che compensino i pesanti tagli già subiti o addirittura riportino il finanziamento a crescere gradualmente verso le medie europee. I segnali di inversione di rotta, forse limitati in termini finanziari, devono però essere forti in termini politici. Si ridia innanzitutto più autonomia e meno burocrazia agli atenei e contemporaneamente si punti ad una valutazione stringente della qualità dei risultati ottenuti, senza sconti e senza ritardi. La si smetta con l’esasperato centralismo dirigistico, col delirio dei prerequisiti numerici, con la confusione dei ruoli negli organi di governo e di controllo del sistema.
(Fonte: Lettera di L. Modica al ministro Profumo, www.europaquotidiano.it 09-12-2011)