Home 2012 10 Gennaio RICERCA. PER I PRIN NORME DISCUTIBILI
RICERCA. PER I PRIN NORME DISCUTIBILI PDF Stampa E-mail
Le nuove procedure per l'assegnazione dei fondi per la ricerca di base (i cosiddetti Prin) e per l'inserimento dei giovani nelle università prevedono stringenti limiti numerici alle proposte che possono essere presentate da ogni ateneo, in proporzione al suo organico. Inoltre, sono ammessi al finanziamento esclusivamente progetti che prevedono la collaborazione di almeno cinque "unità di ricerca", cioè almeno cinque distinti gruppi di ricercatori appartenenti a dipartimenti diversi. Sono invece esclusi dal finanziamento i progetti di ricerca individuali o promossi da un numero più basso di ricercatori. Come hanno giustamente osservato Fabio Beltram e Chiara Carrozza sul Sole 24 Ore (3 gennaio 2012), sono norme incomprensibili e che non trovano alcun riscontro nelle migliori prassi internazionali.
Nell'intervista rilasciata ieri a questo giornale, il ministro Francesco Profumo ha osservato che con questa procedura si vuole innalzare la qualità media della ricerca, evitando di sostenere singole eccellenze, e invitando invece gli atenei migliori a mettersi a disposizione e a collaborare su grandi progetti. Purtroppo è facile prevedere come andrà a finire: pur di non essere esclusi i ricercatori saranno costretti a formare cordate che esistono sulla carta e per i burocrati del ministero, ma che poi non interagiranno tra loro se non per dividere il tempo perso a dare l'apparenza della collaborazione. E le risorse saranno distribuite a pioggia indipendentemente da chi sa farne il miglior uso. In Italia i finanziamenti alla ricerca sono erogati dal ministero dell'Istruzione, Università e Ricerca. Regole e procedure sono scelte dalla burocrazia del ministero, che a sua volta è organizzata secondo criteri arcaici e poco flessibili, e spesso è poco consapevole di quali sono le esigenze e le migliori prassi della comunità scientifica internazionale. In altri Paesi avanzati, invece, i finanziamenti alla ricerca sono erogati da un'agenzia indipendente, organizzata per settori disciplinari, e con forti legami con la comunità scientifica. Se vogliamo davvero rendere più efficaci le procedure di erogazione dei finanziamenti alla ricerca, la prima cosa da fare è attribuire questo compito a un'agenzia indipendente, lasciando al ministero solo il compito strategico di stabilire gli importi aggregati e la suddivisione per aree disciplinari.
(Fonte: G. Tabellini, Il Sole 24 Ore 05-01-2012)