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30 Gennaio
RICERCA. VALUTAZIONE DELLA RICERCA NELLE SCIENZE UMANE PDF Stampa E-mail
A causa dei comportamenti dei ricercatori, del tipo di produzione e più in generale della struttura delle comunità accademiche, la valutazione delle scienze umane pone, per alcuni aspetti, problemi specifici che rendono per molti versi difficile valutare questi ambiti di ricerca allo stesso modo delle cosiddette scienze dure. E’ questo un tema affrontato frettolosamente in Italia sulla scorta delle urgenze dell’imminente esercizio VQR, ma già ampiamente studiato all’estero. Segnaliamo qui l’ampio documento in materia dell’Accademia Reale Olandese delle Arti e Scienze: Quality Indicators for Research in the Humanities.
(Fonte: www.roars.it 19-01-2012)
 
RICERCA. VALUTAZIONE E RANKING DELLE RIVISTE GIURIDICHE PDF Stampa E-mail

Negli scorsi mesi le associazioni scientifiche di area giuridica hanno lavorato per produrre una classificazione delle riviste giuridiche in fasce di merito, sulla base di criteri concordati nell’aprile 2011. Il lavoro si è interrotto nel dicembre dello scorso anno senza giungere alla redazione di un elenco che fosse il frutto di un vaglio definitivo. La versione provvisoria di questo elenco (unica disponibile ) comprende 324 riviste, di cui 155 sono classificate come A (47,84%), 79 in B (24,38%) e 90 in C (27,78%). Le riviste non incluse nell’elenco sono automaticamente collocate in D, ma la mancanza di valori numerici associati a quest’ultima fascia, come pure l’elevata proporzione di riviste collocate in A segnala l’incompletezza del lavoro svolto, e l’impossibilità allo stato attuale di utilizzarlo come strumento operativo.
E’ essenziale (in linea comparativa) ricordare che la valutazione pubblica della ricerca condotta nel Regno Unito per il settore del diritto rigetta il ricorso al ranking delle riviste come criterio di valutazione della qualità dei prodotti della ricerca per quanto riguarda il diritto (Research Excellence Framework, para. 65: “No sub-panel within Main Panel C will use journal impact factors or any hierarchy of journals in their assessment of outputs.”- Il Panel in questione comprende l’area del diritto, il documento citato è al momento sottoposto a a consultazione, ma riflette una meditata presa di posizione, che è già stata adottata in passato). Pertanto, nel Regno Unito ogni prodotto della ricerca giuridica è valutato autonomamente, attraverso il giudizio espresso da due esperti nominati panel di area, senza dare automatico rilievo alla collocazione editoriale.
Per l’area delle scienze giuridiche è poi da vagliare criticamente l’idea secondo cui vi possa essere qualità solo se la rivista in questione adotta procedure di peer review. Com’è noto, i periodici che sono ai vertici dei quattro principali sistemi di classificazione delle riviste in uso negli Stati Uniti non fanno ricorso alla peer review. Si tratta infatti di pubblicazioni curate dagli studenti delle rispettive law school. Sono periodici noti a livello mondiale, come la Harvard Law Review o il Yale Law Journal. Queste riviste lasciano interamente al board editoriale composto dai più brillanti studenti, il compito di stabilire se un certo articolo sarà pubblicato o rigettato, aspetto che non ha mancato di attrarre l’attenzione di qualche osservatore europeo.
In Europa, numerose riviste di eccellenza per il settore del diritto, non dichiarano in termini precisi quali criteri adottano per decidere se un certo articolo scientifico sarà accettato o respinto, e non pongono l’accento sulla peer review.
(Fonte: M. Graziadei, roars 26-01-2012)

 
RICERCA. FONDI AGLI ISTITUTI DI RICOVERO E CURA A CARATTERE SCIENTIFICO (IRCCS) PDF Stampa E-mail
Per quanto riguarda il Ministero della Salute, insieme alle luci rimangono alcune ombre sulle assegnazioni dei fondi agli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) in base alla loro produzione scientifica annuale (la cosiddetta Ricerca Corrente). Se, infatti, da un lato il Ministero fa una classifica obiettiva e trasparente di merito basata sull’Impact Factor (e quindi sul numero e la qualità delle pubblicazioni dei vari IRCCS), ne tiene poi conto assai parzialmente quando assegna i fondi. Tanto per fare un esempio, il San Raffaele e l’Ospedale Maggiore Policlinico di Milano si piazzano al primo e secondo posto in Italia fra gli IRCCS per la loro produzione scientifica. La più recente classifica del 2011 registra 3.917 punti di Impact Factor per il San Raffaele (4% in più rispetto all’anno precedente) e 2.968 per il Policlinico (15% in più) (vedi Tabella, che elenca per omogeneità 6 IRCCS della Lombardia, la loro produzione scientifica e i relativi finanziamenti 2011). La produzione scientifica del San Raffaele è stata quindi di circa il 25% maggiore di quella del Policlinico, ma le assegnazioni per la Ricerca Corrente sono peraltro ben lontane dal mantenere questo rapporto: al San Raffaele sono stati assegnati il doppio dai fondi del Policlinico (€ 17.432.623 contro 8.654.556). Né vi è una proporzione per quanto riguarda gli altri IRCCS Lombardi, come si può vedere nella tabella dai dati che esprimono l’entità del finanziamento per punto di Impact Factor! Come mai? Il Ministero della Salute afferma che la produttività scientifica degli IRCCS è solo uno dei criteri utilizzati per finanziare la Ricerca Corrente. Altri criteri sembrano essere la capacità di attrarre risorse finanziare esterne, l’appropriatezza della produzione scientifica nell’ambito della disciplina di riferimento di ogni IRCCS, nonché la valutazione dei progetti scientifici presentati nell’ambito della Ricerca Corrente: criteri poco obiettivi e trasparenti, e quindi tali da poter inficiare una valutazione obiettivamente meritocratica come quella legata all’Impact Factor. L’ovvio auspicio è che il nuovo Ministro della Salute dia il via a un nuovo corso, con una maggiore corrispondenza tra finanziamenti e produzione scientifica, anche per gli IRCCS.
(Fonte: www.scienzainrete.it/ 13-01-2012)
 
DOTTORI DI RICERCA. MOBILITÀ INTERNA E VERSO L'ESTERO. INDAGINE ISTAT PDF Stampa E-mail

Lo studio, realizzato tra dicembre 2009 e febbraio 2010, si è avvalso d'interviste a 15.568 dottori di ricerca, confrontando la ripartizione geografica della residenza prima dell'iscrizione universitaria con quella rilevata al momento. È emerso che gli spostamenti seguono la direttrice Sud - Nord, riflettendo scelte di trasferimento assunte molto spesso già prima del conseguimento del titolo. Dal Mezzogiorno i dottori di ricerca si spostano soprattutto verso il Centro e il Nord (10,8% in entrambi i casi), andando a compensare i colleghi delle Regioni settentrionali, che a loro volta preferiscono destinazioni oltre i confini nazionali.
All'interno del Paese è rilevata una maggiore capacità attrattiva da parte di Trentino Alto Adige (51%), Emilia Romagna (31,3%), Lombardia (28,1%), Veneto (27,2%), Toscana (26,9%), Lazio (24,9%) e Piemonte (24,3%). L'ultimo decennio ha segnato in Italia una crescita costante sia dell'offerta formativa che del numero di coloro che hanno terminato gli studi al più alto livello (dalle 4.000 unità del 2000 si è passati ai 12.000 dottori di ricerca del 2008). I dottori di ricerca, che hanno trascorso periodi in un altro Paese, durante e grazie al corso di dottorato, risultano vivere all'estero in quota doppia rispetto alla media generale (12,9% rispetto al 6,4%). I maschi risultano più mobili verso l'estero (7,6% rispetto al 5,1% delle donne); al contrario non appaiono differenze di genere per la mobilità interna. L'area disciplinare di conseguimento del titolo differenzia invece significativamente la propensione alla mobilità: migrano con più frequenza i dottori dell'area Scienze Fisiche (22,7% verso destinazioni straniere e 14,3% in Patria), di Scienze Matematiche e informatiche, di Ingegneria industriale e informazione.
(Fonte: M. L. Marino, rivistauniversitas.it 16-01-2012)

 
FINANZIAMENTO DELLE UNIVERSITÀ. REVISIONE DEL SISTEMA PDF Stampa E-mail
La revisione del sistema di finanziamento delle Università è una delle strade da percorrere per consolidare e completare il percorso della riforma. L’ha detto il ministro dell'Istruzione, Francesco Profumo, nel corso dell'audizione, oggi alla Camera, sulle linee programmatiche del suo dicastero. ''Il sistema universitario - ha spiegato - può contare su tre distinte linee di finanziamento statale: le risorse a copertura delle spese  correnti, i fondi infrastrutturali e i fondi per la ricerca. Risorse che non includono il cofinanziamento da parte di soggetti privati''. Nel 2012, secondo il documento illustrato dal ministro, sono in campo fondi per 12.500 milioni: 7.500 a copertura delle spese correnti, 1.700 da fondi infrastrutturali e 3.300 da fondi per la ricerca. Ma il principale obiettivo, secondo Profumo, ''è quello di far conoscere per tempo agli atenei i criteri di assegnazione delle risorse, l'entità' dei finanziamenti e tempestivamente la dimensione delle rispettive assegnazioni in modo da metterli in condizioni di poter programmare con un orizzonte temporale pluriennale le proprie attività''.
(Fonte: ASCA 10-01-2012)
 
FINANZIAMENTI. PREVISIONI DEL MINISTRO PDF Stampa E-mail

Il ministro Profumo ha confermato che la riforma Gelmini giungerà in porto e i tagli a scuola e università non saranno cancellati. Nel 2012 solo 300 milioni di euro andranno a rimpinguare il Fondo per gli atenei (Ffo) decurtato di 1,3 miliardi di euro, nulla compenserà gli 8 miliardi tagliati alla scuola. Per allontanare l'attenzione da questi fatti, Profumo ha detto la verità: l'Ffo, che nel 2012 ammonterà a 6,1 miliardi di euro (nel 2008 era di 7,4 miliardi), non «sarà la fonte prevalente» del finanziamento degli atenei. Dovrà essere affiancato alle risorse della programmazione triennale, ai 200 milioni derivanti dal blocco del turn-over nell'ultimo anno, la misura decisa da Tremonti per ridimensionare la pubblica amministrazione e ridurre drasticamente il precariato. Considerato anche il pensionamento di 7 mila docenti entro il 2015, sarebbe una decisione positiva se questi soldi fossero usati per un nuovo reclutamento, di cui però Profumo ha evitato accuratamente di parlare, così come sull'opportunità di mantenere il blocco del turnover. Nei fatti questa è la conferma che l'Ffo non sarà più rifinanziato e inizierà l'era della competizione sulle risorse disponibili. In compenso, farà ricorso al «Fondo Letta» per finanziare l'edilizia universitaria. Il totale delle risorse per l'università sarebbe di 12.500 miliardi, di cui 3222 da erogare come incentivi alla ricerca attraverso un sistema che rischia di premiare gli atenei più forti e le cordate accademiche influenti, penalizzando le università più piccole, indebitate e i gruppi di ricerca meno influenti. In realtà da questa cifra devono essere scomputati almeno 1 miliardo del taglio agli atenei e altri 1700 per l'edilizia scolastica a Sud che, in realtà, sono 974,3 milioni, più circa 700 in una complessa partita di giro con la cassa Depositi e Prestiti.
L'inquilino di Viale Trastevere si è anche soffermato sugli 80 miliardi stanziati dall'Unione Europea con il progetto «Horizon 2020» nel 2014. In vista di un simile evento, il ministro ha consigliato ai ricercatori italiani di tenersi in «allenamento» coni bandi PRIN appena pubblicati (e quelli FIRB), anche per evitare l'emorragia avvenuta negli anni del VII programma quadro durante i quali sono stati persi 500 milioni di euro (8%), a fronte di un contributo pari al 14%. In attesa che la ricerca riscopra le antiche virtù atletiche, è certo però che la road map indicata da Profumo per migliorare la «policy» della ricerca è proibitiva.
Gli analisti del sito Roars.it sostengono, infatti, che il numero dei progetti approvati sul PRIN di quest'anno saranno ridotti a non più di 435, cioè tra il 13 e il 40% in meno di quelli presentati nel 2009. I 175 milioni di euro stanziati saranno erogati secondo una procedura così irrazionale da rendere questi fondi inaccessibili. Una situazione che ha spinto la responsabile ricerca del Pd, Maria Chiara Carrozza, a chiedere spiegazioni a Profumo, ma al momento senza risultati. Salvo un improbabile ritiro del decreto sui PRIN, l'allenamento è già oggi una fatica inutile.
(Fonte: R. Ciccarelli, Il Manifesto 11-01-2012)

 
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