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20 Febbraio
DISCIPLINA PER LA PROGRAMMAZIONE, IL MONITORAGGIO E LA VALUTAZIONE DELLE POLITICHE DI BILANCIO E DI RECLUTAMENTO DEGLI ATENEI PDF Stampa E-mail
Schema di decreto legislativo recante la disciplina per la programmazione, il monitoraggio e la valutazione delle politiche di bilancio e di reclutamento degli atenei in attuazione della delega prevista all’articolo 5, comma 1, lettere b) e c) della legge 30 dicembre 2010, n. 240 secondo i principi normativi e i criteri direttivi di cui al comma 4, lettere b), c), d) e) e f) e al comma 5.
(Fonte)
 
BIENNIO IN SERVIZIO OLTRE IL LIMITE DI ETÀ PENSIONABILE? LA RISPOSTA RIMESSA DAL CdS ALLA CORTE COSTITUZIONALE PDF Stampa E-mail
Con una recente ordinanza il Consiglio di Stato ha rimesso alla Corte Costituzionale la questione di legittimità dell’art. 25 della l. n. 240/2010 che nega ai professori universitari e ai ricercatori la possibilità di essere mantenuti in servizio per un ulteriore biennio oltre il normale limite di età per il collocamento a riposo.  Il testo integrale dell’ordinanza.
(Fonte: Il Messaggero e www.studiolegale-marchese.it 09-02-2012)
 
RICERCA. L’IMPATTO DEGLI ATENEI STATALI ITALIANI SULLA COMUNITÀ SCIENTIFICA QUASI SEMPRE SUPERIORE ALLA MEDIA MONDIALE PDF Stampa E-mail
Aprendo un articolo pubblicato sul SCImago Lab Blog Science Analysis dal titolo “The research impact of National Higher education Systems”, si può vedere la figura seguente che riassume la distribuzione dell’impatto normalizzato degli atenei delle prime 50 nazioni, selezionate in base alla produzione scientifica.


La linea orizzontale indica un impatto normalizzato pari a uno, che per definizione è la media mondiale. Le barrette verticali sono i cosiddetti “boxplots” che riassumono la distribuzione degli impatti normalizzati degli atenei di ogni nazione. Come si può vedere, la barretta dell’Italia è quasi tutta al di sopra della linea unitaria. Infatti, tra i 58 atenei statali italiani che compaiono nella classifica SCImago, uno solo sta sotto la linea. Ciò significa che, una volta normalizzati gli effetti della dimensione e dei temi di ricerca, l’impatto degli atenei statali italiani sulla comunità scientifica è quasi sempre superiore alla media mondiale.
La classifica si basa su dati Scopus, uno dei database adottati dal VQR italiano. Nella classifica di SCImago ritroviamo 3 istituti speciali e 55 università statali, di cui una sola ha un impatto normalizzato inferiore alla media mondiale [l’Univ. del Molise]. Le uniche tre università statali che non entrano in classifica sono l’Orientale di Napoli, l’Università del Foro Italico di Roma e lo IUAV di Venezia, le cui dimensioni o i cui settori di ricerca giustificano la mancata inclusione in una classifica bibliometrica.
La spesa italiana per l’università, in proporzione al PIL, è 31-esima su 34 nazioni considerate, con un valore pari al 65% della media OCSE (OCSE Education at a Glance 2011, pag. 227). Peggio di noi solo Repubblica Slovacca, Ungheria e Brasile.
Pur potendo contare su risorse limitate, il risultato del sistema universitario statale italiano appare molto buono. Per essere ancora più precisi, dovremmo rapportare i risultati scientifici non alla spesa universitaria complessiva, ma alla sola spesa per ricerca e sviluppo nel settore accademico (Higher education Expenditure on R&D – HERD). Se interessa saperne di più sull’efficienza del sistema della ricerca italiana si dovrebbe leggere l’edizione 2011 dell’International Comparative Performance of the UK Research Base.

Alcuni grafici mostrano inoltre in modo chiaro che la ricerca universitaria italiana è più efficiente di quella francese, tedesca e giapponese sia come articoli prodotti sia come citazioni ricevute (v. figure di seguito).





Si può consultare anche “The Scientific Impact of Italy as measured by citations of scientific papers, compared to R&D expenditure”.
(Fonte: G. De Nicolao, http://www.roars.it 16-02-2012)

 
RICERCA. IN ARRIVO DUE BANDI DEL MIUR: 415 MILIONI PER I DISTRETTI TECNOLOGICI E 200 PER LE «SMART CITIES» PDF Stampa E-mail

Stanno per arrivare due bandi del ministero dell'Istruzione che sbloccano 615 milioni di euro per l'innovazione. Si tratta di risorse provenienti da diverse fonti: comunitarie, nazionali e residui di stanziamenti precedenti. I due documenti sono ormai pronti e per il loro avvio manca solo la firma del ministro Francesco Profumo.
Il primo avrà un valore complessivo di 415 milioni è sarà destinato a distretti e laboratori. Di questi, 375 milioni - interamente a carico del Fondo per le agevolazioni alla ricerca (Far) - riguarderanno il Centro-Nord. I restanti 40 - in arrivo dal Pon (programma operativo nazionale) Ricerca e competività 2007-2013 dell'Ue - finanzieranno i progetti realizzati in tandem con le quattro Regioni dell'obiettivo convergenza (Calabria, Campania, Puglia e Sicilia).
Più o meno in contemporanea dovrebbe arrivare un secondo bando sulle "smart cities". Cioè quelle città interconnesse, sostenibili ed ecocompatibili "caldeggiate" dall'Ue. Alla cui diffusione il Miur dovrebbe destinare 200 milioni provenienti dalle azioni integrate per il Pon 2007-2013. Si tratta di risorse originariamente affidate alla Funzione pubblica. Ma dopo che il Governo Monti ha scorporato da Palazzo Vidoni il dipartimento dell'Innovazione portandolo a viale Trastevere anche i fondi in dotazione hanno seguito lo stesso percorso. Destinatarie dello stanziamento anche in questo caso saranno le quattro regioni della convergenza.
(Fonte: E. Bruno, IlSole24Ore 01-02-2012)

 
RICERCA. ALLARME SUL MODO IN CUI È STRUTTURATO IL BANDO PRIN 2010-2011 PDF Stampa E-mail

A conclusione del Convegno Internazionale “Architettura e identità locali”, tenutosi a Bologna, presso la Facoltà di Lettere e Filosofia (Dipartimento delle Arti Visive) nei giorni 26 e 27 gennaio 2012, organizzato dal gruppo PRIN 2008, costituito da Unità afferenti alle seguenti istituzioni universitarie: Politecnico di Torino, Politecnico di Milano, Scuola Normale Superiore di Pisa, Università di Chieti, Università del Molise, gli studiosi partecipanti (storici dell’architettura, storici dell’arte, filologi, progettisti, semiologi, restauratori, storici della lingua, musicologi), che hanno sperimentato l’elevata efficacia della ricerca interdisciplinare, a larga maggioranza esprimono il loro allarme in merito al modo in cui è strutturato il bando PRIN 2010-2011 (già oggetto di rilievi che hanno avuto ampia risonanza sugli organi di stampa nazionali). In particolare essi rilevano come alcune significative novità del suddetto bando:
– scoraggiano la libera aggregazione di studiosi mossi esclusivamente dalla curiosità scientifica (quali il nostro gruppo i cui progetti, per due volte consecutive, sono risultati meritevoli di finanziamento PRIN);
– non sappiamo se in base ad un disegno consapevole finiscono per favorire i “gruppi forti” di determinate aree disciplinari, mortificando in particolare gli studi umanistici;
– distinguono discipline “utili” (che nell’attuale e definitiva formulazione del bando godranno di maggiore premialità, in quanto riconducibili agli obiettivi di Horizon 2020), dalle altre che sono ridotte a discipline “esornative”;
– risultano finalizzate alla distinzione fra research university e teaching university, insomma fra università A e B, delle quali solo le prime riusciranno ad ottenere il maggior numero di risorse, a prescindere dal merito;
– distinguono a priori, senza cioè verificabile riferimento al merito, all’interno del medesimo tema, segnatamente nelle istituzioni politecniche, aree disciplinari elette ad assurgere alla dignità di research, contrapposte ad altre aree condannate a sprofondare nella dimensione considerata ancillare di teaching;
– sostituiscono alla libera competizione delle idee un sostanziale dirigismo che mira a ‘orientare’ la ricerca;
– penalizzano le ricerche di “nicchia”, stabilendo una censura preventiva di quelle linee di ricerca che non s’inseriscono nel main stream disciplinare burocraticamente definito. (Bologna 27-01-2012)

 
RICERCA. NECESSARI ALTRI CORRETTIVI AI BANDI PRIN E FIRB-GIOVANI PDF Stampa E-mail

Nel bando Prin 2010-2011 è stato introdotto un vincolo che definisce un numero minimo di unità per ogni progetto; inizialmente era di 5 unità per tutte le aree disciplinari, poi è stato ridotto a 2 per molte aree, ma non per altre tra cui quelle biologica e medica. Non capiamo il perché. Sarebbe come dire che d'ora in poi in Italia tutti i musicisti devono suonare solo in orchestre...Il vincolo delle 5 unità pone seri limiti alla partecipazione. Se non sarà eliminato, si premieranno solo i filoni di ricerca rappresentati da un numero elevato di ricercatori, escludendo studi di assoluta eccellenza che hanno il solo demerito di essere svolti da uno o pochi gruppi italiani, ma che rappresentano ricerche di punta a livello internazionale. Se il vincolo delle 5 unità fosse stato applicato alle più importanti ricerche di biologia pubblicate negli ultimi anni, alcune delle quali premiate dal Nobel, nessuna di queste sarebbe stata ammessa al Prin attuale. Infine: in soli due mesi è molto difficile aggregare 5 unità in un serio programma di ricerca; s'incentiverà l'aggregazione artificiosa dei ricercatori in cordate disomogenee nate al solo scopo di partecipare al bando.
La procedura di selezione dei programmi lascia ancora più perplessi. Non è più affidata al Miur, ma agli Atenei, che sono però tenuti a selezionare un numero limitato di programmi (circa uno ogni 100 docenti in ruolo). Ciò penalizzerà fortemente i dipartimenti e le università che possiedono numerosi gruppi di eccellenza. Sarebbe quindi ragionevole allentare o abolire questo vincolo, lasciando agli atenei una più ampia possibilità di selezione.
Anche nel bando Firb-giovani ci sono numerosi vincoli che ne limitano fortemente l'efficacia. Intanto, ogni progetto deve essere svolto da almeno 3 gruppi di ricerca tutti coordinati da un giovane ricercatore. Questo limite è molto difficile da raggiungere e riflette più un caso favorevole che il vero merito scientifico. Inoltre, ogni ateneo può presentare un programma Firb-giovani per ogni 200 docenti in organico. Ma ben più grave è il limite delle pubblicazioni. Per accedere al Firb, i giovani non strutturati (borsisti e assegnisti) fino a 32 anni devono avere almeno 5 pubblicazioni; i non strutturati da 33 a 36 anni, 10 pubblicazioni; e gli strutturati (ricercatori o professori associati) sotto i 40 anni almeno 15 pubblicazioni.
Tuttavia, non si fa menzione né della qualità delle pubblicazioni, né della posizione dei giovani ricercatori tra gli autori delle stesse. Non si tiene conto degli indici bibliometrici che stimano la qualità delle riviste scientifiche. Se il numero delle pubblicazioni non fosse sostituito dal fattore d'impatto complessivo delle stesse, si rischierebbero esiti paradossali. Un esempio? Un ricercatore universitario di 33 anni, assunto a tempo indeterminato, sarebbe escluso pur avendo 10 pubblicazioni su riviste prestigiose, mentre un assegnista trentaseienne sarebbe ammesso con 10 pubblicazioni su riviste minori.
Auspichiamo che il ministro Profumo apporti ulteriori correttivi ai bandi Prin e Firb-giovani.
(Fonte: G. Barbujani, M. Gatti e P. Dimitri, IlSole24Ore 02-02-2012)

 
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