Home 2012 18 Marzo LAUREE. LA LAUREA NEI CONCORSI PUBBLICI
LAUREE. LA LAUREA NEI CONCORSI PUBBLICI PDF Stampa E-mail

In molti dei concorsi più difficili, quelli che danno accesso alle elite del settore pubblico (quelli per l’accesso alle magistrature, alle burocrazie parlamentari, alla Banca d’Italia, al corso-concorso per l’accesso alla dirigenza pubblica e anche al notariato), la laurea è sì un requisito per partecipare, ma poi il concorso è talmente difficile e selettivo, che il numero dei vincitori è quasi sempre inferiore a quello dei posti messi a concorso. In questo contesto, distinguere tra i diversi tipi di laurea avrebbe il solo possibile effetto di selezionare ulteriormente, ciò che il concorso fa già egregiamente. Sono cose che bisognerebbe conoscere, prima di pronunciarsi su questi temi.
Ma non ci sono solo questi grandi concorsi, che tutto sommato funzionano abbastanza bene. Ci sono anche i tanti micro-concorsi, banditi da comuni, camere di commercio, ordini professionali, università ed enti vari. Qui ci sono spesso i concorsi pilotati, con bandi-fotografia e commissioni compiacenti. Anche in questo caso, non bisogna generalizzare: a volte si tratta di consentire la meritata progressione in carriera a dipendenti di valore. Ma altre volte si tratta di assunzioni clientelari. E se il bando è fatto su misura per un laureato di un’università mediocre, al laureato dell’università eccellente è difficile far valere la competenza acquisita.
Il problema in questi casi esiste. Ma siete sicuri che lo si risolva eliminando il valore dei titoli di studio? Non pensate che, in questo modo, il sindaco, presidente o direttore generale dell’ente avrà le mani ancora più libere, perché potrà far partecipare al concorso anche un ignorante non laureato (e non solo un ignorante laureato)? Forse il valore legale è meglio che niente.
Il problema del malcostume e delle cattive prassi nei concorsi pubblici indubbiamente esiste, ma non lo si risolve in questo modo. Tra i possibili rimedi, ce n’è uno che varrebbe la pena di sperimentare ma che – questa volta sì – richiede una legge, da scrivere con cura: centralizzare i concorsi, privando le singole amministrazioni del potere di controllarli. (Fonte: B. G. Mattarella, roars 02-03-2012)