Home 2012 12 Maggio ALTERNATIVE ALL’ABOLIZIONE DEL VALORE LEGALE DEL TITOLO DI STUDIO
ALTERNATIVE ALL’ABOLIZIONE DEL VALORE LEGALE DEL TITOLO DI STUDIO PDF Stampa E-mail

Per ora vi sono troppe resistenze all’abolizione del valore legale del titolo di studio. Eppure una possibile riforma a basso costo ci sarebbe, di efficacia elevata e per la quale basta probabilmente un regolamento del ministero. È sufficiente chiedere a ogni corso di laurea, di ogni facoltà, di tutte le università italiane di condurre un piccolo esercizio statistico. Devono (dovrebbero) pubblicare sul loro sito dati sulla posizione professionale e i redditi dei loro ex allievi a due anni e a cinque anni dalla laurea. Vogliamo sapere a cosa è servito, che esiti ha prodotto studiare qui o lì, questa o quella materia. Sarebbe un piccolo impegno con un grande beneficio: quando valutano dove iscriversi, i ragazzi avranno un' idea più chiara sull' utilità delle varie opzioni. Potranno iniziare a capire che tipo di formazione serve in un' economia moderna. I perdenti di questa riforma saranno (sarebbero) i mille corsi di laurea dalle denominazioni bizzarre e vuote, inventati spesso per distribuire cattedre a questo o a quello, vere fabbriche del 35% di giovani disoccupati in Italia. L' Università Bocconi pubblica già sul web le medie di redditi e gli esiti professionali degli ex allievi di certi master; il sito www.almalaurea.it anche. Ora è tempo di dare più trasparenza ai ragazzi su cosa è utile imparare e cosa no. In cosa vale la pena investire i propri anni e cosa può far perdere tempo ed energie.
A proposito di questa proposta Figà Talamanca osserva che non sarebbe facile per una università ottenere informazioni affidabili sui redditi dei propri laureati e che le indagini dell’ISTAT sull’occupazione dei laureati dimostrano che il tasso di risposta dei laureati è sempre molto basso. In alternativa avanza un’altra proposta: il MIUR, con poco sforzo, potrebbe ottenere e fornire al pubblico in forma collettiva dati affidabili sui redditi e sulla occupazione dei laureati recenti di tutte le università. Infatti, a partire dagli immatricolati dell’anno accademico 2003-04 gli studenti universitari italiani sono inseriti in una banca dati denominata “anagrafe degli studenti” che registra il loro progresso negli studi e l’eventuale laurea conseguita. Ogni studente è identificato attraverso il codice fiscale. Per ottenere dati sui redditi e sull’impiego dei laureati è sufficiente a questo punto interrogare, con riferimento ai codici fiscali dei laureati, la banca dati  dell’Agenzia delle Entrate, per ottenere dati collettivi nell’assoluto rispetto della “privacy” degli individui coinvolti.
(Fonte: F. Fubini, Corsera 09-05-2012. A. Figà Talamanca, roars 10-05-2012)