Home 2012 12 Giugno
12 Giugno
RdRU. PREMIARE L’ECCELLENZA PDF Stampa E-mail
Cosa c'è di tanto "elitario" in queste misure che saranno discusse, e forse approvate, dal Consiglio dei Ministri? E' veramente anomalo prevedere sgravi fiscali per gli studenti più meritevoli? E' veramente elitario pensare a bonus per docenti e ricercatori più abili nella didattica? A dire il vero, l’unico rischio - che il ministro per ora ha smentito - è che si decida di superare il sistema di reclutamento universitario introdotto dalla riforma Gelmini e fondato sul binomio abilitazione unica nazionale-chiamate locali dei docenti più meritevoli. Per il resto, tutti i ritocchi intesi a premiare l'eccellenza non possono che avvicinarci ai sistemi migliori, come quelli anglosassoni verso cui tanti nostri cervelli emigrano. Invocare sempre e soltanto "più risorse" per l'attuale sistema, invece, serve solo a congelare lo status quo. Ovvero una situazione, certifica l'Istat, in cui un terzo dei nati nel periodo 1970-1984 si è trovato, al primo impiego, in una classe sociale più bassa di quella del loro padre e meno di un sesto in una classe più alta. L'Italia non è mai stata così bloccata, e i "progressisti" che ora se la prendono con Profumo non fanno nulla per cambiare la situazione.
(Fonte: Il Foglio 05-06-2012)
 
IL COSTO DELLA VALUTAZIONE DELLA QUALITÀ DELLA RICERCA (VQR) PDF Stampa E-mail

Gli autori di un articolo comparso nell’inserto Domenica del Sole 24 Ore del 3 giugno 2012 contestano una stima del costo della VQR, pubblicata ormai da oltre due mesi e largamente accettata nel dibattito in corso, e che finora nessuno aveva messo in discussione. Secondo tale stima, la VQR costerà circa 300 milioni di euro, mentre i due articolisti, membri dell’ANVUR, sostengono che sarà di circa 10 milioni, e cioè sostanzialmente il costo di funzionamento della loro Agenzia. Il punto è che questi ultimi ritengono che non debbano essere presi in considerazione i costi, erroneamente chiamati indiretti, che le università e gli enti di ricerca stanno sostenendo per fornire i dati della “produzione” scientifica, come pure che non si devono computare i costi di quell’enorme stuolo di revisori, circa 10.000, che dovranno valutare i “prodotti” della ricerca”. Nella stima si è ipotizzato che il costo giornaliero di 500 euro è quello medio che sosterranno l’università e gli enti pubblici di ricerca per i ricercatori “senior”. Se si volessero coinvolgere esperti di livello differente, e quindi meno costosi, il costo si ridurrebbe, ma rimarrebbe dello stesso ordine di grandezza. Se poi si calcola soltanto il costo diretto che sosterrà l’ANVUR come compenso per ciascuna valutazione, pari a 30 euro, si giunge ad una stima dell’ordine di 90 milioni, ben al di là dei 10 milioni. Va ricordato che il compenso lordo di 30 euro è al lordo delle tasse e implica rilevanti costi amministrativi; insomma compensare un professionista di alto livello con 30 euro lordi per un lavoro che in media lo impiegherà per due giorni appare un po’ poco.
Gli autori dell’articolo sostengono che “i revisori non sono distolti da attività produttive … e che la valutazione dei lavori scientifici fa parte dell’ordinaria attività dei ricercatori”. Ma non è scritto da nessuna parte che i ricercatori pubblici debbano fare i valutatori – in effetti alcuni docenti si sono rifiutati di fare i valutatori della VQR. Se un docente deve in media destinare due giorni per valutare un “prodotto”, in quei due giorni non farà lezione o non si occuperà degli studenti e qualcun altro dovrà sostituirlo. Se un ricercatore di un ente pubblico vuole fare il valutatore per un ministero o per un privato, deve chiedere l’autorizzazione e deve recuperare il tempo dedicato a tale attività. L’analogo esercizio di valutazione svolto nel Regno Unito è costato 100 milioni di sterline. Sarebbe comunque interessante conoscere l’opinione della Corte dei conti sul costo effettivo della VQR e sul rapporto costi benefici che, per quanto si sa, nessuno ha fatto prima di imbarcarsi in questa mastodontica impresa.
(Fonte: G. Sirilli, roars 06-06-2012)

 
SETTE PROPOSTE PER LA VQR PDF Stampa E-mail

La recente dichiarazione pubblica del ministro che la VQR (Valutazione della qualità della ricerca) è un esercizio sperimentale di valutazione rappresenta una novità importante (così si è espresso Francesco Profumo al convegno tenutosi presso il CNR il 17 maggio scorso cui hanno partecipato ANVUR e ROARS). I risultati dell’esercizio saranno ponderati con altri indicatori e utilizzati esclusivamente per la ripartizione dell’FFO premiale. In questi mesi, ROARS ha criticato, in modo anche severo, architettura e metodologia della VQR. Di seguito elenchiamo alcune proposte, facilmente realizzabili, che aiuterebbero a eliminare alcuni dei punti critici più evidenti.
1. Profili di qualità e premialità. Organizzazione fin dalle prossime settimane di una discussione aperta nella comunità scientifica riguardante la modalità di aggregazione dei risultati.
In particolare, dovrebbe essere evitata la compilazione e pubblicazione di classifiche di università da parte dell’ANVUR. Dovrebbero essere invece predisposti (come nelle esperienze britannica, australiana e del CIVR) profili di qualità delle strutture sottoposte a valutazione. La decisione sulla formula da utilizzare per la ripartizione dell’FFO premiale (basata sui profili di qualità) dovrebbe spettare al Ministro, su eventuale proposta dell’ANVUR.
2. Referees. Occorre che sia garantita la pubblicazione ex post degli elenchi dei revisori, con l’indicazione della loro affiliazione e del numero dei prodotti valutati da ciascuno.
3. Uniformità di giudizio. Nelle aree 1-9 occorre eliminare nell’analisi bibliometrica tutte le disparità fra settori disciplinari diversi interni alla medesima area (come ad es. nel caso dell’Area 09 che, a parte ING-INF/05, per gli altri SSD usa soglie bibliometriche speciali). Questo è necessario al fine di rendere comparabili i profili di strutture simili (per esempio dipartimenti di ingegneria), ma con composizioni diverse in termini di SSD.
4. Classifiche di riviste non bibliometriche. Sterilizzare l’uso delle classifiche di riviste per i GEV 10-12 e 14: le classifiche delle riviste messe a punto dai GEV non devono entrare formalmente nei processi di valutazione dei prodotti da parte dei revisori. In particolare i rankings di riviste non devono essere utilizzati per dirimere i conflitti tra revisori, come previsto da alcuni GEV.
5. Pubblicazione dei criteri. L’area 13, dove il GEV ha deciso di valutare i prodotti sulla base della classifica di riviste, deve rendere pubblica tale classifica prima della chiusura della procedura di invio dei prodotti della pubblicazione. Eventualmente, occorrerà ritardare la chiusura della procedura di qualche settimana solo per questa area per favorire una scelta corretta dei prodotti.
6. Trasparenza delle nomine dei GEV. Occorre assicurare la pubblicità delle procedure adottate per la nomina dei GEV, rendendo pubblici i criteri di scelta, gli elenchi dei candidati e, di conseguenza, l’elenco dei membri dei GEV che non avevano fatto domanda per la procedura di selezione.
7. Accesso ai dati ex-post. L’ANVUR s’impegni fin da subito a rendere disponibili agli studiosi che ne faranno richiesta per fini di ricerca i dati elementari disaggregati dell’intero esercizio.
(Fonte: redazione roars 05-06-2012)

 
VALUTAZIONE DELLA RICERCA. VQR E PUBBLICITÀ DEI PUNTEGGI PDF Stampa E-mail

Una sintesi delle regole della VQR (Valutazione Qualità Ricerca): ogni dipartimento deve sottoporre all’ANVUR tre diversi “prodotti della ricerca” (articoli scientifici, libri, manufatti etc.) per ciascun ricercatore e professore che ha in organico. Per gli enti di ricerca il numero pro capite è elevato a sei: ad esempio, l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) dovrà sottoporre a valutazione 6600 differenti “prodotti” del settennio 2004-2010. A ogni “prodotto” l’ANVUR attribuirà poi un punteggio numerico che dovrà misurarne la “qualità” in base a vari criteri. Il processo pare semplice: basta che ogni ricercatore selezioni i suoi tre (o sei) “pezzi migliori” e li comunichi al suo ente o dipartimento, che li raccoglie e li invia all’ANVUR per il calcolo del totale … Tuttavia … la stragrande maggioranza dei progetti di ricerca viene realizzata e firmata da collaborazioni di due o più ricercatori, fino ad arrivare alle svariate centinaia degli esperimenti al CERN di Ginevra. I co-autori sceglieranno ovviamente tutti gli stessi “prodotti” (quelli con punteggio più alto), ma se sono inquadrati nello stesso ente non va bene perché gli articoli presentati devono essere tutti diversi!
Ma allora come si fa? L’ANVUR ha prescritto che l’attribuzione delle pubblicazioni sia decisa dalla struttura di appartenenza. Quindi enti e dipartimenti hanno assegnato d’ufficio ciascun “prodotto” ai suoi singoli ricercatori in base all’ovvio criterio di massimizzare il punteggio totale. Questo criterio ha però delle bizzarre ripercussioni sui casi individuali: infatti, paradossalmente premia i “fannulloni” e punisce i “produttivi”. Prendiamo il caso di due ricercatori che hanno firmato insieme il loro articolo migliore (da 10 punti). Il più “produttivo” dei due ha un secondo miglior articolo che vale 5 punti, mentre il “fannullone” ne ha uno da soli 2 punti.  A chi si assegna l’articolo da 10, e a chi la seconda scelta? E’ facile: se la struttura assegna l’articolo da 10 punti al “produttivo” e la seconda scelta al “fannullone” ci rimette, perché totalizza 10+2=12 punti. Quindi assegna l’articolo da 10 al “fannullone”: il totale schizza a un sonante 10+5=15 con buona pace del “produttivo”, che in classifica si ritrova dietro al “fannullone”! Ma proprio a questo punto, nelle menti di migliaia di ricercatori italiani è germinato un sospetto: “Va bene tutto, ma siamo proprio sicuri sicuri che a qualcuno non salti il ghiribizzo di usare questa schifezza per valutare me singolarmente?” Detto e fatto: Pietro Ichino il 4 maggio inoltra un esposto al Garante della privacy e alla CiVIT (Commissione indipendente della Valutazione della Trasparenza e Integrità) proprio per chiedere che i dati e i punteggi VQR riferiti ai singoli ricercatori siano resi pubblici per esigenze di trasparenza.  La presidentessa della CIVIT Romilda Rizzo accoglie positivamente l’esposto invitando atenei ed enti di ricerca a procedere alla pubblicazione. Ma il 30 maggio Stefano Fantoni, presidente dell’ANVUR, precisa: “II 26 maggio il Corriere ha dato spazio a una lettera dei professori Andrea e Pietro Ichino nella quale si chiede che l'ANVUR renda pubblici i risultati delle valutazioni ottenute dai singoli «prodotti» di ricerca nell'ambito della VQR 2004-2010, adducendo motivazioni di varia natura. Lo scopo esplicito della VQR, in base al decreto 17 del 15 luglio 2011, è di valutare la ricerca di università ed enti di ricerca vigilati dal MIUR, scendendo fino al livello dei dipartimenti universitari e simili organizzazioni interne degli enti di ricerca. Altri sono gli strumenti per la valutazione di singoli docenti e ricercatori: quella degli atenei prevista dalla Legge 240, le procedure di abilitazione scientifica, i concorsi locali per reclutamento, ecc. Essi tengono conto di tutta la produzione scientifica e di altri criteri importanti. E per essi, non a caso, è prevista la pubblicità degli atti. Infine, si rileva che nel Regno Unito, avvezzo da lustri a esercizi dì valutazione analoghi, il sistema di valutazione (RAE nel passato e REF nel prossimo futuro) rifiuti, nella maniera più assoluta, di rendere pubblici i risultati delle valutazioni individuali. Ciò detto, l'ANVUR prende atto delle posizioni recentemente espresse da altre istituzioni pubbliche e propone di avviare un dialogo, con i ministeri e le altre istituzioni competenti, per giungere al più presto a definire soluzioni condivise.”  Nel merito la posizione resa nota dal sindacato FLC CGIL è che “considerate le norme regolamentari e le disposizioni di legge connesse alla VQR, sembra che la scelta di rendere pubblici i risultati delle valutazioni dei singoli prodotti - che sarebbe inevitabilmente intesa come una valutazione tout court del singolo ricercatore - possa dar vita a un contenzioso, anche legale, tra i ricercatori, le strutture e il Ministero di cui faremmo volentieri a meno.
(Fonti: A. Ferretti, FQ 29-05-2012. Corsera 30-05-2012. D. Pantaleo, Flc Cgil 31-05-2012)

 
MIUR. BANDI SMART CITIES AND COMMUNITIES E SOCIAL INNOVATION PDF Stampa E-mail

Si è conclusa nei tempi previsti, a un mese dalla scadenza del termine per la presentazione delle domande, la valutazione dei progetti pervenuti per i bandi Smart Cities and Communities e Social Innovation emanati dal Ministero dell'Università e Ricerca (MIUR). Ai progetti selezionati nell’ambito di questi bandi, sottolinea il MIUR in una nota, saranno assegnati complessivamente 240 milioni di euro. Il primo bando dal titolo 'Smart Cities and Communities', del valore totale di 200 milioni, è rivolto alle Regioni dell'Obiettivo Convergenza (Campania, Puglia, Calabria e Sicilia), ma sono stati ammessi anche soggetti con sedi operative nelle Regioni Extraconvergenza (Sardegna, Abruzzo, Molise, Basilicata). I progetti si dividono in due macro-aree: progetti di azione integrata per la società dell'informazione e per lo sviluppo sostenibile.
Per il secondo bando, dal titolo 'Social Innovation', prosegue il MIUR, sono stati messi a disposizione i restanti 40 milioni, dedicati sempre alle Regioni dell’Obiettivo Convergenza (10 milioni per ciascuna Regione). Il bando è riservato ai giovani di età inferiore a 30 anni residenti in Campania, Puglia, Calabria e Sicilia e prevede lo sviluppo di idee tecnologicamente innovative per la gestione di problematiche importanti nel territorio.
(Fonte: ansa.it 01-06-2012)

 
RICERCA. MIUR, BANDO DA 408 MLN PER CLUSTER NAZIONALI INNOVATIVI PDF Stampa E-mail

Cluster nazionali (distretti e poli tecnologici), progetti di Smart Cities and Communities, Social Innovation. Procede su queste tre direttrici l'azione del MIUR nel settore dell'innovazione tecnologica, nel rispetto dei tempi per la selezione dei progetti del bando già pubblicato lo scorso 2 marzo (Smart Cities and Communities e Social Innovation) e con la pubblicazione di un altro bando che riguarda, appunto, l'istituzione di 'cluster' sul tutto il territorio. Il bando, può contare su un finanziamento complessivo di 408 milioni.
L'obiettivo del bando, pubblicato sul sito del MIUR (www.istruzione.it) e a breve in Gazzetta Ufficiale, e' avviare una nuova strategia nazionale per i 'cluster' innovativi, in modo da promuovere una maggiore sinergia tra le iniziative dei distretti tecnologici esistenti, il mondo della ricerca pubblica, l'industria e la nuova imprenditorialità. La finalità, dunque, è la costruzione di grandi aggregati nazionali, partendo dai distretti e dai parchi scientifici e tecnologici già esistenti, su alcuni temi specifici d’interesse strategico per l'industria del Paese: chimica verde, aerospazio, mezzi e sistemi per la mobilità terrestre e marina, scienze della vita, agrifood, tecnologie per gli ambienti di vita, energia, fabbrica intelligente, tecnologie per la Smart Communities. Per ognuno di questi ambiti, il ministero promuoverà la nascita di un unico grande 'cluster' nazionale, capace di aggregare le migliori competenze esistenti. Le risorse previste del bando sono così costituite: 368 milioni del Far (Fondo per le Agevolazioni alla Ricerca), ai quali si aggiungono 40 milioni di fondi "PON Ricerca e competitività" 2007 - 2013, per incentivare lo svolgimento di questi progetti nelle Regioni dell'Obiettivo Convergenza (Campania, Puglia, Calabria e Sicilia). Le domande dovranno pervenire al ministero entro il 28 settembre. Subito dopo inizierà l'attività' di valutazione, i cui esiti saranno comunicati, come già fatto con il bando Smart Cities, in tempi estremamente rapidi, entro la metà del mese di novembre.
(Fonte: AGI – Roma 31-05-2012)

 
Altri articoli...
« InizioPrec.12345678910Succ.Fine »

Pagina 3 di 11