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16 Luglio
TEST DI AMMISSIONE ALLE FACOLTÀ A NUMERO PROGRAMMATO. IL CONSIGLIO DI STATO: SERVE UNA GRADUATORIA UNICA NAZIONALE PDF Stampa E-mail

Con un'ordinanza depositata lo scorso 18 giugno, su ricorso dell'Unione degli universitari, il Consiglio di stato ha rinviato alla Consulta la decisione su uno degli argomenti più controversi degli ultimi anni in ambito universitario. Il meccanismo attuale — che prevede il numero programmato a livello nazionale per Medicina e Chirurgia, Odontoiatria, Medicina Veterinaria, Architettura e per le Professioni sanitarie (infermieri, ostetriche, fisioterapisti, per citarne alcune), ma con graduatorie finali stilate da ogni singolo ateneo — sceglie veramente gli studenti migliori?r Li mette tutti nelle stesse condizioni di partenza? O l'ammissione è anche in parte frutto del caso? I giudici di Palazzo Spada nutrono più di qualche dubbio sul meccanismo messo in piedi nel 1999 che, a parità di test, per ogni singola facoltà seleziona gli studenti con punteggi diversi. La contesa ha preso le mosse da un ricorso al Tar dell'Emilia Romagna presentato da un gruppo di studenti esclusi nel 2007/2008 dal corso di laurea in Medicina e chirurgia dell'università di Bologna perché si collocarono oltre i posti messi a concorso.
Gli esclusi dalla facoltà di Medicina di Bologna si rivolsero dunque al Tar perché ritennero di avere subito un danno dall'annullamento delle due domande in questione. I giudici respinsero i motivi avanzati, così questi ultimi si rivolsero in appello al Consiglio di Stato, che lo scorso 18 giugno ha nuovamente respinto le richieste avanzate, tranne una: quella che lamenta la disparità di trattamento che deriva dalla compilazione di graduatorie diverse per ogni ateneo, piuttosto che di una graduatoria unica nazionale. «Mentre a Bologna sono stati necessari 47 punti per il collocamento utile in graduatoria, a Sassari ne sarebbero stati sufficienti 37 e a Napoli 40,75», si legge nell'ordinanza dei giudici. «La prospettata questione (di eccezione di costituzionalità) è non manifestamente infondata – continuano -, atteso che il sistema delle graduatorie di ateneo in luogo di una graduatoria unica nazionale appare lesiva» di tre articoli della Costituzione. E concludono: «A fronte di una prova unica nazionale, con 80 quesiti, l'ammissione al corso di laurea non dipende in definitiva dal merito del candidato, ma da fattori casuali e affatto aleatori legati al numero di posti disponibili presso ciascun Ateneo e dal numero di concorrenti presso ciascun Ateneo, ossia fattori non ponderabili ex ante». Ora la Corte Costituzionale deve stabilire se davvero il sistema di ammissione alle università a numero chiuso viola la Costituzione e non é escluso che si possa giungere alla costituzione di un’unica graduatoria nazionale.
(Fonte: S. Intravaia, La Repubblica 26-06-2012)

 
FACOLTÀ A NUMERO DI ACCESSI PROGRAMMATO. ARRIVA CON DM IL TEST VALIDO PER PIÙ FACOLTÀ PDF Stampa E-mail
Il Consiglio di Stato ha rinviato alla consulta la legge che regola le porte d'ingresso in alcune facoltà italiane come Medicina e Chirurgia, Medicina veterinaria, Architettura e le professioni sanitarie: la legge violerebbe tre articoli della costituzione: 3, 34 è 97. Con decreto Ministeriale 28 giugno 2012 n. 196, il ministero inserisce una novità nei test, ampliandone la sperimentazione. Il ministro si è detto tranquillo relativamente al rinvio alla corte costituzionale della legge sul numero chiuso. "Per le scienze della vita e l'architettura - ricorda il ministro in un’intervista al quotidiano "La Repubblica" - c'è una legge europea. Poi ci sono casi in cui il numero chiuso è previsto se non ci sono strutture sufficienti nell'ateneo.”. Nel frattempo giorno 28 giugno il ministro ha emanato il decreto 196 con il quale inserisce delle novità per quanto riguarda il test di ammissione alle università. L'obiettivo, si legge nello stesso decreto, è di ampliare la sperimentazione già avviata lo scorso anno e per l'anno accademico 2012-13 prevede test validi per aggregazioni di sedi universitarie con graduatorie comuni, secondo l'ordine di punteggio dei candidati. Ciò si tradurrà in una maggiore possibilità per gli aspiranti e, probabilmente, in un tentativo di smorzare le polemiche attorno al numero programmato.
(Fonte: orizzontescuola.it 02-07-2012)
 
RICERCA. I RISCHI DELLA VALUTAZIONE SEGNALATI DAI FILOSOFI POLITICI PDF Stampa E-mail

I membri della Società Italiana di Filosofia Politica hanno deciso di render pubblico il proprio giudizio sulle scelte che si annunciano nei documenti e nelle linee di intervento dell'Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (ANVUR).
I filosofi politici dichiarano che non intendono affatto sottrarsi a rigorosi processi di valutazione. Sin dagli esordi della Filosofia Politica come materia autonoma nel sistema universitario italiano, i docenti della disciplina hanno riconosciuto criteri obiettivi e trasparenti di valutazione. Ciononostante, i filosofi politici italiani sono favorevoli a un arricchimento dei processi di valutazione, che sia coerente con la natura e i metodi della ricerca. Rifiutano però che la questione della valutazione sia ridotta a un’artificiale quantificazione della produzione scientifica, condotta in base a criteri estranei alla disciplina e peraltro già riconosciuti come non adeguati nel dibattito internazionale sulla valutazione.
(Fonte: Il Manifesto 21-06-2012)

 
RICERCA. LA SCELTA DEI VALUTATORI NEL GEV14 PDF Stampa E-mail

Il bando per valutatori non è stato emanato dall’ANVUR ma dal CIVR, nell’estate del 2010, e quindi non solo non abbiamo scelto noi contenuti e modi di diffusione, ma quando siamo entrati in carica, nel maggio del 2011, il bando si era già chiuso da un pezzo. Del resto non potevamo prescindere dai nomi presenti nelle liste, che in alcuni settori – quello sociologico fra gli altri (GEV14, Scienze politico-sociali, al suo interno diviso in un SubGev per l’area politologica ed in uno per quella sociologica) – vedevano una presenza poco rappresentativa. Per la precisione hanno fatto domanda 29 ordinari italiani, di cui nel frattempo tre hanno compiuto 70 anni. Dei restanti 26: 8 erano donne, 18 uomini (4 del settore 07, 7 del settore 08, 6 di 07+08, 5 di 07+010, 2 di 07+012, uno di 010 e due di 012), 11 venivano dalla Lombardia, 6 dal Lazio, 2 dal Piemonte e dall’Emilia Romagna, uno da Toscana, Liguria, Abruzzo, Calabria e Campania; infine, dieci avevano un H index superiore a 10. Cinque dei componenti del GEV ne fanno parte: il professor Colozzi è stato nominato presidente perché aveva partecipato alla VTR. Per inciso, era anche la persona nel cui sito CINECA era presente il maggior numero di pubblicazioni (indicatore ampiamente utilizzato per i settori 10/14). Tre componenti erano uomini, due donne: due sono di 08, due di 07/08 e uno di 07/09. Il sesto componente è stato scelto fuori elenco perché sintetizzava alcune caratteristiche desiderate: donna, del Sud e di settore disciplinare non rappresentato. Nell’elenco dei candidati, nessuno era in grado di assolvere tutte queste caratteristiche. La ripartizione per componenti, oltre a non costituire un criterio scientifico o di rappresentatività non era compatibile con i sei criteri che avevamo fissato: aver fatto domanda, avere un livello scientifico elevato raffigurato da H index o numero di pubblicazioni e citazioni, e consentire una diversificazione per genere, area geografica e area disciplinare. Aggiungo, da ultimo, che la procedura di scelta dei referee, tuttora in atto, ha coinvolto finora più di settecento colleghi, italiani e stranieri, e non verrà chiusa per tutta la durata della VQR.
(Fonte: L. Ribolzi, vice presidente ANVUR, in risposta a un articolo di M. Santoro su roars, che auspicava di “avere dal GEV14, e quindi dall’ANVUR, la certezza che le liste nominative dei revisori saranno rese pubbliche - se non ora, almeno dopo l’esercizio di valutazione -. Una forma di trasparenza che non sarà forse proprio ortodossa, quanto meno rispetto alle versioni più rigide e formali e utopiche di peer review, ma che ha il duplice vantaggio di rispettare integralmente il principio della parità tra valutatori e valutati - questi ultimi evidentemente “in chiaro” - e soprattutto di garantire un controllo ex post – ma in fondo anche ex ante, per il noto meccanismo delle reazioni anticipate – sui lavori e sulle scelte dei GEV da parte delle comunità scientifiche di riferimento”.)

 
RICERCA E INNOVAZIONE. PARLA IL MINISTRO PROFUMO PDF Stampa E-mail
In materia di ricerca e innovazione l'Italia e' indietro rispetto ai partner europei: "Siamo il Paese della proroga, poco disponibile a competere e a rispettare le regole". Lo ha dichiarato il Ministro dell'Università e della Ricerca, Francesco Profumo, durante una tavola rotonda sulle politiche regionali legate all'innovazione e all'imprenditorialità organizzata dall'Ocse e dalla Regione Piemonte all'Università del Piemonte Orientale. "Siamo perdenti - ha aggiunto Profumo - anche perché pur essendo un Paese di grandi capacità, perche come singoli siamo bravi, quando ci dobbiamo 'coagulare' con altri non siamo capaci di fare qualche passo indietro e di avere maggiore umiltà". Il Ministro ha poi spiegato che nell'ambito di 'Horizons 2020', l'ottavo programma-quadro europeo che raggruppa i finanziamenti dell'Ue per la ricerca e l'innovazione, "ci sarà una competizione tra i territori e, sulla base di questa, la divisione dei fondi". Per questo motivo il Governo ha già chiuso un primo bando di 320 milioni di euro (che ha registrato 58 vincitori) cui hanno preso parte le regioni del Sud, mentre entro fine giugno predisporrà un secondo bando, del valore di 700 milioni, per il Centro-Nord, cercando di definire "una priorità per ogni regione, con lo scopo di creare una 'palestra-Paese', anticipatoria di 'Horizons 2020', in cui ci sarà una grande attenzione per il tema delle comunità intelligenti". "In questa occasione - ha concluso Profumo - il Paese, invece di inseguire, ha provato ad anticipare".
(Fonte: AGI 25-07-2012)
 
RICERCA. AUMENTA L’INTERNAZIONALIZZAZIONE DELLE PUBBLICAZIONI IN DISCIPLINE AMBIENTALI PDF Stampa E-mail
Il 66 per cento degli accademici di discipline aziendali non presenta neanche una pubblicazione internazionale su Scopus (va detto però che questo database offre una buona copertura solo dalla fine degli anni Novanta). I rimanenti 667 accademici che hanno almeno una pubblicazione presentano una media di circa quattro articoli a testa, ognuno citato mediamente sei volte e con un H-index medio pari a 1,76. Sebbene le Scienze aziendali siano una di quelle discipline in cui erano prevalenti le pubblicazioni su riviste nazionali e quelle in forma monografica, negli ultimi anni emerge con chiarezza un cambiamento di orientamento. Infatti, se fino al 2004 venivano prodotti circa 50 articoli l’anno su riviste con impact factor, il numero è salito a circa 100 nel 2006 e a più di 200 nel 2010, con una crescita quasi esponenziale. La tendenza è comune a tutte le fasce accademiche, sebbene sembri più accentuata per i ricercatori non confermati. Anche la qualità media degli articoli internazionali sembra essere in deciso miglioramento, come dimostra l’evoluzione dell’impact factor medio annuo di ogni singola pubblicazione, distinto per le diverse fasce accademiche  In conclusione, anche le discipline aziendali sembrano aver virato decisamente verso pubblicazioni internazionali di qualità, specie su riviste dotate di impact factor, il quale, sebbene rappresenti una misura imperfetta, ha tuttavia il pregio di essere una misura oggettiva della qualità della rivista e di essere fortemente correlata con l’effettiva qualità della rivista percepita dalla comunità accademica internazionale.
(Fonte: M. Bigelli, lavoce.info 10-07-2012)
 
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