Home 2012 23 Agosto INVESTIRE SUL RAFFORZAMENTO DI ALTE SCUOLE E DI UN NUMERO LIMITATO DI UNIVERSITÀ DI RICERCA RITORNANDO ALLE FONDAMENTA DEL MODELLO HUMBOLDTIANO
INVESTIRE SUL RAFFORZAMENTO DI ALTE SCUOLE E DI UN NUMERO LIMITATO DI UNIVERSITÀ DI RICERCA RITORNANDO ALLE FONDAMENTA DEL MODELLO HUMBOLDTIANO PDF Stampa E-mail

Il monito di Popper («È impossibile escogitare istituzioni per la selezione dei migliori») è, prima di ogni altra cosa, un monito sulla necessità che le istituzioni educative evolvano come società aperte, evitando che regole troppo rigide le trasformino, nel tempo, in entità chiuse, dogmatiche, tribali. In questa prospettiva, la prima dimensione rilevante per la selezione dei professori universitari diviene quella dei modi attraverso cui si conquistano la legittimazione e la leadership scientifica. Specie nelle fasi più avanzate del percorso educativo, nei dottorati di ricerca, la lezione frontale deve lasciare il passo al seminario, alla bottega artigiana rinascimentale, in cui maestro e allievo esercitano e rafforzano lo spirito critico, mentre l'acquisizione di responsabilità si realizza nel dibattito aperto e nel confronto delle argomentazioni. Uno schema, questo, che bene ha funzionato come fucina di pubblicazioni scientifiche, di brevetti e di professori, fino circa alla fine degli anni Sessanta. Da allora, il rapido aumento delle dimensioni del sistema universitario e l'incapacità dell'attore pubblico di regolarlo promuovendone la stratificazione e la differenziazione, hanno determinato una rottura che non si è più ricomposta e che rimane oscurata dal dibattito sul concorso perfetto.
Si è finto di credere che lo scoglio della selezione dei docenti potesse essere risolto compiutamente con le regole dei concorsi. L'esito è stato il succedersi incessante, in una rivisitazione del mito di Sisifo, di procedure di selezione che, di volta in volta, dovevano introdurre correttivi risolutivi rispetto alle distorsioni generate dalle regole previgenti e, invece, finivano per generare nuove fonti d'incertezza, ritardi, sanatorie.
Ne è discesa una doppia chiusura: quella indotta dall'abbandono del modello maestro-apprendista e quella determinatasi per un progressivo isolamento dai centri che, a livello internazionale, quello stesso modello venivano potenziando, perfezionando e diffondendo, su basi competitive.
L'avvio delle abilitazioni nazionali per la docenza rappresenta oggi un passaggio positivo, anche se diverse sono le insidie da cui guardarsi in fase di attuazione.
Ma, anche in caso di pieno successo del nuovo sistema, ai nuovi concorsi - torna il monito di Popper - non si dovrà chiedere di ricomprendere in sé tutte le fonti di legittimazione della nuova élite scientifica. E se la stampa internazionale, buon ultimo ieri il New York Times, ci ricorda le difficoltà dei nostri atenei nell'attrazione di ricercatori dal resto del mondo, bene si comprende la necessità di agire su più fronti, accettando che le università non siano tutte uguali. E’ necessario investire con coraggio sul rafforzamento di istituzioni - le Alte Scuole e un numero limitato di università di ricerca - deputate a realizzare compiutamente il ritorno alle fondamenta del modello Humboldtiano. Luoghi, questi, di ricerca e d'insegnamento cui sia chiesto - e non concesso quasi fosse un privilegio di cui non render conto - di non inseguire a qualunque costo la metrica del numero degli studenti. Di questo coraggio il Paese ha bisogno, per produrre conoscenza e per formare con orgoglio una propria élite professionale internazionale, legittimata dai metodi e dalle sfide delle società aperte.
(Fonte: F. Pamolli, Corsera 14-08-2012)