Home 2012 23 Agosto VALUTAZIONE. LE AREE NON BIBLIOMETRICHE CONTESTANO L’ADOZIONE DEI CRITERI DELL’ANVUR
VALUTAZIONE. LE AREE NON BIBLIOMETRICHE CONTESTANO L’ADOZIONE DEI CRITERI DELL’ANVUR PDF Stampa E-mail

Nonostante tutte le rassicurazioni in senso contrario, l'Anvur continua ad affidare il giudizio della ricerca nelle "aree non bibliometriche" a un mix valutativo: criteri interni di giudizio (il sistema della peer-review, ovvero la valutazione effettuata da un pari, un esperto in grado di entrare nel merito di una pubblicazione) integrati da parametri oggettivi (il ranking di riviste per cui, a seconda della graduatoria stilata dall'Agenzia di valutazione, lo stesso saggio viene giudicato in maniera diversa - e dunque indipendentemente dal suo contenuto - a seconda della rivista in cui appare). La questione non è di poco conto, dal momento che la distinzione tra la serie A, B e C delle riviste viene effettuata dall'Anvur, con la consulenza di esperti della Valutazione della Qualità della Ricerca e delle società scientifiche nazionali, sulla base di parametri standard detti «rigore delle procedure di revisione e diffusione» e «impatto nelle comunità degli studiosi del settore», corrispondenti in realtà ai soliti requisiti dell'abstract in inglese, dei referees anonimi e del comitato scientifico internazionale. Per capire quanto fuorviante sia l'adozione di criteri così palesemente estrinseci, basta osservare che sono già state segnalate (dai sociologi, da autorevoli italianisti, dalla Società italiana di filosofia teoretica, dai filosofi politici) numerose distorsioni per cui in molti casi la fascia A viene attribuita a riviste, spesso di area anglosassone, che non rappresentano affatto il più alto livello della ricerca. Questo tipo di valutazione lancia una sfida mortale alle materie umanistiche nel momento stesso in cui pretende di sovrapporre l'esperienza della semplificazione (indici e algoritmi) alla cultura della complessità, le conoscenze digitalizzabili alla problematizzazione teorica, la computazione di dati al gesto interpretativo, la simultaneità globale ai tempi lunghi di riflessione, le logiche autoritarie alle pratiche di condivisione e di persuasione.
(Fonte: T. Drago, Il Manifesto 21-07-2012)