Home 2012 23 Agosto
23 Agosto
CLASSIFICA ARWU 2012 DEI PRIMI 500 ATENEI NEL MONDO PDF Stampa E-mail

La 'Jiao Tong' University di Shanghai in Cina ha stilato la nuova classifica dei primi 500 atenei 2012. Alcuni Paesi europei, in primo luogo la Francia, contestano però la metodologia utilizzata dallo studio. I criteri privilegiano infatti le scienze esatte a scapito di quelle umane, considerano i premi Nobel attribuiti agli ex allievi o ai ricercatori, e gli articoli pubblicati in particolare su riviste anglosassoni come 'Nature' e 'Science'. Nell'edizione 2012 gli Usa dominano nei primi venti posti con 17 università. Prima in assoluto è Harvard. Al quinto posto c'è la britannica Cambridge, mentre Paris-Sud è solo 37esima. Pisa e la Sapienza sono oltre il centesimo posto.
Gli Usa sono i primi anche per i numeri: tra i 500 atenei contemplati dallo studio cinese gli Stati Uniti sono presenti con 150, seguiti dalla Cina (42, di cui nessuno tra i primi cento), il Regno Unito (38) e la Germania (37). L’Italia ha 4 atenei nei Top200, 9 nei Top300 e 12 nei Top400. L'Italia con 20 atenei nei Top500 è a pari merito con la Francia e di poco inferiore al Giappone (21) e al Canada (22). (vedi Tabella).



 
CLASSIFICA DEGLI ATENEI NELLA XIII EDIZIONE DELLA GRANDE GUIDA UNIVERSITÀ 2012-13 DI REPUBBLICA-CENSIS PDF Stampa E-mail

Nella classifica degli atenei della XIII edizione della Grande Guida Università Repubblica-Censis, prima tra quelli sopra i 40mila iscritti, non per i fasti antichi ma soltanto per meriti attuali, è sicuramente l'Università di Bologna con un punteggio di 91,5 su 100 di media, seguita da Padova (87,5) e Firenze (85,2). Pavia, Siena, Camerino e il Politecnico di Torino sono in testa nelle altre categorie. Lo stabilisce il Censis valutando quattro famiglie di indicatori: produttività, didattica, ricerca e rapporti internazionali. Il punteggio di ogni singola famiglia, a sua volta, è il frutto di un’opportuna aggregazione di una serie di indicatori, specifici per ciascuna famiglia di valutazione. Il voto finale, infine, non è altro che una media aritmetica dei punteggi di sintesi delle quattro famiglie di valutazione. Gli atenei sono stati suddivisi in cinque gruppi sulla base del numero di iscritti nell’A.A. 2010-11 desunto dall’Indagine sull’Istruzione Universitaria A.A. 2010-2011 MIUR – Ufficio di Statistica. I gruppi sono stati individuati mediante i seguenti criteri: - fino a 10.000 iscritti: “PICCOLI”; - da 10.000 a 20.000: “MEDI”; - da 20.000 a 40.000: “GRANDI”; - oltre 40.000: “MEGA”; - Politecnici. La media finale (V) degli atenei è ottenuta utilizzando diversi pesi applicati alle quattro famiglie, stabiliti da un pane di Rettori attraverso un sondaggio realizzato da Censis Servizi. I pesi sono i seguenti: SERVIZI=20; BORSE E CONTRIBUTI=20; STRUTTURE=30; WEB=15; INTERNAZIONALIZZAZIONE=15.

(Fonti: La Repubblica 18-07-2012 e università.it 22-07-2012) )

 
CLASSIFICA DEGLI ATENEI. UNICAM ANCORA PRIMA TRA I PICCOLI ATENEI PDF Stampa E-mail

Per il nono anno consecutivo, l’Università di Camerino resta stabile in vetta nella classifica dei piccoli Atenei (Università italiane fino a 10.000 iscritti) stilata come ogni anno dal Censis per il quotidiano La Repubblica. Unicam conferma il suo posto da leader nei piccoli atenei registrando l’eccellente punteggio medio pari a 95,6, che la colloca al primo posto tra gli Atenei marchigiani e al sesto posto assoluto a livello nazionale, davanti ad altre prestigiose università italiane. Punteggi alti quindi sono stati ottenuti per i servizi, le borse di studio, le strutture, l’internazionalizzazione ed il sito web www.unicam.it con i servizi telematici offerti agli studenti. Quest’ultimo ha raggiunto nuovamente il punteggio massimo di 110 su 110, confermando gli ottimi risultati degli anni scorsi.
(Fonte: gomarche.it 19-07-2012)

 
CLASSIFICA DEGLI ATENEI DE ILSOLE24ORE PDF Stampa E-mail

Politecnici al top. I poli di Milano e Torino non hanno rivali quando si misurano i risultati delle università, come mostra la nuova edizione della classifica annuale del Sole24 Ore. Dieci indicatori, che valutano struttura, efficienza della didattica, successo occupazionale e fondi per la ricerca. Dietro ai due Politecnici si piazzano l'Università di Modena e Reggio Emilia. Tra le private vince la Bocconi, davanti a San Raffaele e Luiss.
(Fonte 16-07-2012)

 
TRIENNIO 2008-2010. 2.640 PROFESSORI E 651 RICERCATORI IN MENO PDF Stampa E-mail

Nel 2010, il numero e la relativa spesa per docenti e personale universitario a tempo indeterminato hanno subito una leggera flessione, superiore alla media del comparto del pubblico impiego. È quanto evidenzia la Relazione 2012 sul costo del lavoro pubblico, redatta nel 150° anniversario della Corte dei Conti. Nel settore universitario, è risultata particolarmente significativa la riduzione dei dipendenti - tornati alla consistenza numerica del 2007 - per effetto della L. n. 1/2009 che, oltre a subordinare le nuove assunzioni al rispetto del vincolo del 90% nel rapporto tra spese per assegni fissi e FFO (fondo di finanziamento ordinario), ha reintrodotto il vincolo del turnover per tutto il personale e previsto anche ulteriori limiti derivanti dalle percentuali di assunzione in relazione alle varie categorie di docenti. In controtendenza la crescita del personale a tempo determinato (+32,9%). L'esame della Corte dei Conti ha riguardato il triennio 2008-2010 in cui è stato registrato un decremento complessivo di 3.291 unità (-5,5%, 2.640 professori e 651 ricercatori in meno) che si è aggiunto alla diminuzione pari al 3,4% del triennio precedente. È diminuita anche la relativa spesa complessiva per retribuzioni lorde (€3,9 milioni, -1,5% rispetto al 2009) e per retribuzioni accessorie (-3%). Sotto il profilo finanziario, è peggiorato il rapporto tra le risorse del FFO e le spese fisse per il personale (assegni fissi e retribuzioni accessorie), che l'assorbono rigidamente quasi per intero (93,8% nel 2010 rispetto al 91% nel 2009). Una situazione destinata peraltro a peggiorare a decorrere dal 2011 per effetto della mancanza di rifinanziamento delle risorse (la prima volta dal 2004) e del mancato riconoscimento dei correttori di tale rapporto.
(Fonte: M.L. Marino, rivistauniversitas 27-07-2012)

 
BOOM DEL TEMPO PIENO. DOCENTI A TEMPO DEFINITO RIDOTTI IN MEDIA DEL 36% DAL 1994 A OGGI. TORNANDO AL 1994 RISPARMIO FINO A 442 MILIONI L’ANNO PDF Stampa E-mail

La legge, anche prima dell'ultima riforma votata a fine 2010, prevedeva una serie di incompatibilità, e disciplinava i casi in cui non era possibile occupare tout court una cattedra, o avere una posizione a tempo pieno. La legge Gelmini ha cambiato il quadro, introducendo un principio semplice (scritto all'articolo 6 della legge 240/2010): la posizione di professore o ricercatore è incompatibile con l'esercizio del commercio o dell'industria, e chi svolge attività libero-professionale può essere inserito nei ruoli universitari solo a tempo definito. Risultati? A giudicare dai numeri, per ora nessuno.
Negli anni, l'università ha, infatti, assistito a una progressiva rarefazione dei docenti a tempo definito, con una flessione media dal 1994 a oggi del 36% (erano l'8,2% del totale 18 anni fa, sono il 5,3% oggi), con punte del 66% fra i ricercatori (che per i primi tre anni sono obbligati al tempo pieno). Escluso un crollo nelle attività professionali dei docenti, il punto sono i controlli, particolarmente sensibili visto il peso economico della scelta: un ordinario a tempo pieno costa, infatti, in media all'Università 129.400 euro all'anno, contro gli 80.120 di un collega a tempo definito. L'esplosione del tempo pieno, naturalmente, varia da ateneo ad ateneo, e da facoltà a facoltà: in assenza di dati pubblici, però, questo fenomeno è impossibile da verificare. I valori in gioco nascono dal fatto che il docente che sceglie il tempo definito perde una fetta importante di retribuzione, e senza controlli (e senza dati pubblici e trasparenti sul tema) gli abusi sono dietro l'angolo. Abusi che, proprio qui sta il punto, costano parecchio al sistema universitario: ogni punto percentuale di professori a tempo definito fa risparmiare all'università 163 milioni l'anno, per cui tornando ai livelli del 1994 si drenerebbero risorse per 443 milioni l'anno. Per questa ragione, una serie di correttivi depositati al Senato puntano a un nuovo rafforzamento del regime delle incompatibilità e dei controlli, per recuperare risorse senza colpire l'assegno statale erogato ogni anno agli atenei pubblici. La partita non è da poco, perché i 442 milioni annui che si possono ipotizzare come obiettivo massimo di risparmio valgono circa il 6,5% del fondo statale che ogni anno arriva agli atenei.
(Fonte: G. Trovati, IlSole24Ore 21-07-2012)

 
Altri articoli...
« InizioPrec.12345678910Succ.Fine »

Pagina 4 di 19