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23 Agosto
RICERCA. RICHIESTE DI TRASPARENZA PER I PROGETTI PRIN PDF Stampa E-mail

Le modalità di selezione dei progetti PRIN devono essere rese pubbliche ed essere visibili sui siti istituzionali del MIUR e del CINECA oltre che dei diversi Atenei; qualora si faccia uso di software appositi il loro funzionamento deve essere spiegato con chiarezza ed essi devono poter essere scaricabili, per i controlli opportuni che ciascuno ha il diritto di intraprendere sul loro funzionamento.
Tutte le valutazioni (ovviamente anonime) che ogni progetto riceve devono essere visibili a tutti (salvaguardando l’anonimato dei valutatori!) una volta conclusi i processi di selezione. Trattandosi di selezioni pubbliche, non può essere invocata in alcun modo la privacy; se qualche studioso è di pelle eccessivamente delicata e ritiene di non poter sopportare un pubblico giudizio negativo si asterrà dal presentare progetti. Si consideri inoltre come la certezza di vedere il proprio giudizio sia pur anonimamente pubblicato rappresenti certamente una remora forte all’eventuale stesura di valutazioni apertamente denigratorie verso la persona del proponente.
In ogni fase del percorso di valutazione dei progetti devono essere coinvolti solo e soltanto organi di natura istituzionale, e nessun ruolo devono invece avere strutture di natura del tutto privata come la CRUI. Non ho nulla contro le lobbies, ma – come è usuale nel mondo anglosassone – una lobby è una lobby, un’istituzione è un’istituzione. (Fonte: B. Mantelli, roars 10-08-2012)

 
RICERCA. BONUS PER IMPRESE CHE ASSUMONO DOTTORI DI RICERCA PDF Stampa E-mail

L'articolo 24 del dl n. 83/2012 ha previsto l'attribuzione di un credito d'imposta a tutte le imprese (a prescindere da forma giuridica, dimensioni o settore di attività) che inseriscano in pianta stabile nel proprio organico personale in possesso di un dottorato di ricerca conseguito in Italia o all'estero oppure laureati magistrali in discipline tecnico-scientifiche, da impiegare in attività di ricerca e sviluppo. Il contributo consiste in uno sgravio fiscale pari al 35% del costo aziendale delle unità assunte, con un limite massimo di 200 mila euro annui ad impresa. L'incentivo, che dovrà essere indicato nella dichiarazione dei redditi relativa al periodo d'imposta di maturazione del credito, non è soggetto al limite annuale previsto dalla Finanziaria 2008 e non concorre a formare il reddito né ai fini Irpef/Ires né ai fini Irap. Per la gestione del contributo, tuttavia, il ministero dello sviluppo economico (d'intesa col Mef) dovrà emanare entro un paio di settimane il dm recante le disposizioni attuative. Previste alcune cause di decadenza dall'agevolazione, tra cui il mancato rispetto del periodo minimo di conservazione del posto di lavoro dei neoassunti (due anni per le pmi, tre anni per tutte le altre imprese) e la delocalizzazione fuori dall'Ue delle attività produttive entro un triennio dalla fruizione dell'aiuto.
(Fonte: ItaliaOggi 10-07-2012)

 
RICERCA. RISORSE PER 950 MLN PER DISTRETTI AD ALTA TECNOLOGIA PDF Stampa E-mail

Sono stati sottoscritti oggi, presso il Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, gli accordi di programma con le Regioni Convergenza finalizzati al potenziamento e alla creazione dei Distretti ad alta tecnologia, aggregazioni e laboratori pubblico-privati, previsti nell'ambito del PON Ricerca e Competitività. Lo comunica, in una nota, il ministero dell’Istruzione. Le risorse messe a disposizione ammontano complessivamente ad oltre 950 milioni di euro (148 milioni per la Calabria, 349 milioni per la Campania, 223 milioni per la Puglia, 232 milioni per la Sicilia) e a partire dal mese di ottobre saranno rese disponibili per finanziare le nuove iniziative.
Le iniziative finanziate sono in linea con i nuovi obiettivi delle politiche della ricerca e dell'innovazione definiti dal MiUR, che puntano a una maggiore selettività dei progetti concentrando gli interventi su pochi e più rilevanti ambiti tecnologici di interesse per il nostro Paese: biotecnologie, aerospazio, nuovi materiali e nanotecnologie, ICT, energia e ambiente, trasporti e mobilità sostenibile, agroalimentare, beni culturali.
(Fonte: ASCA – Roma 07-08-2012)

 
RIFORMA UNIVERSITARIA. GOVERNANCE ACCADEMICA. COME È CAMBIATA CON LA RIFORMA PDF Stampa E-mail

Praticamente tutti e 79 gli atenei hanno approvato i nuovi statuti: le "leggi fondamentali" che secondo la legge 240/2010 hanno il compito di ridisegnare l'identikit della governance accademica tagliando burocrazia e snellendo la struttura in molti casi diventata troppo elefantiaca. Con risultati subito evidenti: i Cda sono stati praticamente dimezzati: prima della riforma Gelmini erano 1.265 i membri nei Consigli di amministrazione delle università, dopo la riforma saranno 596 in meno. In media i Cda saranno composti da 9-11 membri. Si tratta di un calo del 45%. E più di un quarto (il 28%) delle persone che siederanno nei futuri consigli di amministrazione saranno "esterni" all'università. In questo caso il record appartiene all'ateneo di Trento (7 esterni su 9 membri). In cura dimagrante, anche se più leggera, finisce anche il Senato accademico che perde il 10% dei propri membri (in media sono una trentina). In netto calo anche il numero delle strutture interne: ai vecchi Dipartimenti e Facoltà si sono sostituiti i nuovi Dipartimenti, che diventano in tutto 724 rispetto ai 2072 (più 513 Facoltà) ante riforma. Gli statuti: 73 già pubblicati in Gazzetta (6 con modificazioni successive), 5 inviati al ministero e 1 sul quale viale Trastevere ha fatto ricorso. In realtà il termine per approvarli è scaduto da tempo (lo scorso 31 ottobre), ma sul varo di queste "carte costituzionali" degli atenei si è scatenata nei mesi scorsi una guerra fatta di cavilli e ricorsi. Del resto la posta in gioco non è di poco conto perché secondo la riforma bisognava intervenire sugli organi di governo: dal rettore, a cui dare un peso "manageriale" più forte, ai Cda da snellire e aprire all'esterno e con compiti di strategia, fino al Senato accademico per il quale ritagliare un ruolo "consultivo" anche se con potere di sfiducia del Magnifico. In più, la riforma ha previsto di far confluire le vecchie Facoltà all'interno dei Dipartimenti: in sostanza, se finora quest'ultimi si occupavano di ricerca e le Facoltà di didattica adesso ci saranno solo i Dipartimenti che faranno entrambe le cose. Con la figura chiave dei direttori di dipartimento che avranno un ruolo da protagonisti negli atenei.
(Fonte: M. Bartoloni, IlSole24Ore 07-08-2012)

 
RIFORMA UNIVERSITARIA. L’ECCESSO DI REGOLAZIONE E’ PROBLEMA CHE RIGUARDA TUTTA LA RIFORMA? PDF Stampa E-mail

Sì questo è un problema che non riguarda solo il momento delle abilitazioni. Interessa tutta l’attuazione della riforma. Sembra di confrontarsi con un ordinamento “in deroga”, che non segue più la strada della riduzione delle regole e degli oneri amministrativi connessi, della semplificazione organizzativa e procedimentale o, comunque, dell’amministrazione leggera e che talvolta non segue più neppure i principi che presiedono al sistema delle fonti del diritto. Ma un’innovazione che si affida a cascate di regole affidate a nuovi soggetti, spesso da loro stessi prodotte, a nuove pratiche e a nuovi procedimenti creati ad horas, che si sovrappongono l’uno sull’altro, rischia di trasformarsi in un’innovazione che rimette in scena un’amministrazione del passato, quella che parla tramite regole caotiche, incomprensibili anche a chi le ha scritte e che talvolta si dimentica financo di averle scritte per quante ne ha scritte. Un’amministrazione intrusiva che, per innovare, introduce lacci e laccioli, gravami e aggravamenti procedurali asfissianti la cui novità si risolve, spesso, nel solo utilizzo, in alcuni casi costosissimo dal punto di vista degli adempimenti, della forma e della modalità telematica. Ma questo è solo un debole maquillage sotto il quale si cela il volto di un’amministrazione vecchia che è prepotentemente ritornata. Ecco perché, al di là del rischio ricorsi vedo delinearsi un ordinamento di settore che lungi dal migliorare l’efficienza e la qualità del sistema universitario rischia di danneggiarlo gravemente. D’altro canto, già ora si può iniziare la “conta dei danni”: da circa un anno e mezzo, il personale accademico non fa che rincorrere nuovi adempimenti, dedicando ad essi molte energie che forse si sarebbero potuto investire nella ricerca e nella didattica. E molto altro deve ancora accadere: siamo solo agli inizi. Speriamo che i risultati compensino questo straordinario dispiegamento di forze.
(Fonte: C. Barbati, intervistata da Redazione ROARS 25-07-2012)

 
LA “RIFORMA PERMANENTE” DELLE UNIVERSITÀ. DIFFICOLTÀ PER VALUTAZIONE E RANKING PDF Stampa E-mail

Governo dopo governo, il virus della riforma ha contagiato tutti e sette i ministri passati sulla poltrona del MIUR. Quest’anno le conseguenze più importanti della rivoluzione permanente investono la governance degli atenei con la soppressione delle facoltà. Al loro posto stanno nascendo degli enti nuovi e potenti, che decideranno in merito alla didattica e alla ricerca. La nascita di questi enti, si chiamino dipartimenti, scuole, facoltà riformate (la legge di riforma 240/10, al comma 2 dell’articolo 2, lascia una certa autonomia alle università) è un percorso accidentato dallo stratificarsi di norme e interpretazioni che aggiungerà altra burocrazia a quella già esistente. Spesso, chiedendo a che punto era la soppressione delle facoltà e come si configurava la nuova situazione, la risposta era un’altra domanda, sintomatica di un certo disorientamento: «Ma gli altri che cosa stanno facendo?». Ma non sarà che questo rincorrersi di norme abbia alla fine prodotto cambiamenti tali che nulla è cambiato? E che forse sarebbe banalmente necessario ripensare a tre linee guida semplici: lezioni, ricerca e servizi. Tre parole chiave sulle quali tornare a riflettere e investire risorse. L’università forse ha solo bisogno di una pausa per resettarsi e tornare ai valori fondamentali, recuperando tempi e stimoli che pure fanno parte del bagaglio e del patrimonio detenuto da molti atenei, da molti dipartimenti, da molti docenti. Invece, i cambiamenti continuano a complicare il funzionamento e la missione universitaria stessa. La transizione del nuovo modello di governance rende sempre più complesso il compimento della ricerca di «omogeneità» (misurare unità confrontabili) condizione necessaria per ogni valutazione e per la costruzione di ogni ranking. Sarà necessario — il prossimo anno — rintracciare gli elementi di confronto all’interno dei dipartimenti e questo richiederà uno sforzo ben superiore a quello profuso in questi anni, basato sulle facoltà.
(Fonte: R. Ciampicagli e A. Magistà, La Repubblica 18-07-2012)

 
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