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12 Settembre
CORSI IN INGLESE. TRIPLICATI GLI ISCRITTI AI TEST PDF Stampa E-mail
Sono già oltre 80mila le iscrizioni ai test di ammissione ai corsi di laurea in Medicina e chirurgia di tutta Italia, a fronte di 10.173 posti, e in Odontoiatria, dove ce ne sono 931. E quest'armo è boom di iscrizioni ai test per i corsi in inglese: nel tentativo di avere una chance in più, centinaia di studenti si sono iscritti alla prova del 4 settembre, ma anche a quella del 5, data unica per provare ad accedere a Medicina in inglese. Solo alla Sapienza di Roma sono 1042 i candidati, triplicati rispetto ai 342 del 2011 quando fu inaugurato il primo corso in Medicina in inglese: di questi 1018 si cimenteranno a Roma, 16 a Londra, 2 a Monaco di Baviera, 3 a Varsavia e 3 a New York. Perché quest'anno per la prima volta i test si faranno in 9 Paesi. Anche alla LUISS di Roma il nuovo corso in Politics, Philosophy and Economics attivato dalla facoltà di Scienze politiche ha già ricevuto 200 domande, a fronte di 40 posti, e in barba al pregiudizio che solo le materie scientifiche debbano essere affrontate in inglese. Che la tendenza sia l'internazionalizzazione lo dicono anche i numeri dei corsi in inglese nelle università italiane: l'offerta è passata dai 102 corsi del 2011 ai 130 di quest'anno, +28%. Non c'è solo Medicina: da Ortofrutticoltura internazionale a Bologna a International Management a Milano, da Relazioni internazionali comparate a Venezia a Coastal and marine biology and ecology di Lecce, si moltiplicano gli atenei con il doppio canale.
(Fonte: Corsera 27-08-2012)
 
STUDENTI. RINCARI DI RETTE E ALLOGGI PDF Stampa E-mail
Secondo i risultati dell’ultimo rapporto della Federconsumatori, gli atenei del Nord sono i più cari in termini di rette universitarie. Si aggiudica il titolo di Università più cara l’Ateneo di Parma, con una retta annua di 1005,87 euro per le facoltà scientifiche e di 890,05 per quelle umanistiche, ovvero il +103% in più rispetto alla media nazionale. A seguire ci sono l’Università di Verona e la Statale di Milano. Anche quest’anno l’associazione ha pubblicato il rapporto sui costi delle università italiane, esaminando le guide al pagamento delle tasse presenti sui siti web degli atenei considerati. La ricerca è stata effettuata suddividendo l’Italia in tre macroaree: nord, centro e sud, isole comprese. Per ogni area poi sono state selezionate le tre regioni con il maggior numero di studenti e all’interno delle stesse i due atenei con maggior numero di iscritti, dei quali è stata poi considerata la fascia di reddito più bassa (con un I.S.E.E. di 6.000 €) corrispondente a quello di una famiglia monoreddito di tre persone. Dalle analisi compiute emerge come sia ancora molto forte il divario tra Nord e Sud: le università del settentrione, infatti, sono più care con una media del 28,3%. Comparando i risultati al 2011, i costi universitari risultano aumentati di circa il +4% e +10% per gli studenti appartenenti alla quarta e quinta fascia, mentre si sono registrate lievi diminuzioni per le prime due fasce, rispettivamente -1% e -4%. L’ateneo italiano con la retta più bassa è l’Università Aldo Moro di Bari. Ma la stangata più forte al portafoglio delle famiglie con figli all’università viene data dal caro affitti, salito ai massimi storici. Stando alla dichiarazione di un addetto dell’Edisu, l’Ente regionale per il diritto allo studio, che si occupa, fra le altre cose, di borse di studio agli studenti e si preoccupa anche di offrire posti alloggio in base a reddito e merito, si riscontra un aumento medio di 20-30 euro a canone d’affitto. Il listino medio ha subito rincari del 15%: camera singola 400/450 euro al mese, posto letto in doppia a non meno di 280. Prezzi al netto delle spese. Bisogna poi aggiungere i costi relativi ad acqua, luce, gas, e spese condominiali. (Fonte: lindro.it 01-09-2012)
 
STUDENTI. ERASMUS FESTEGGIA I SUOI PRIMI 25 ANNI PDF Stampa E-mail

Sono stati più di 230mila gli studenti che hanno beneficiato di borse per studiare all’estero nell’anno accademico 2010/2011: con queste cifre l’Erasmus festeggia i suoi primi 25 anni di attività. Rispetto all’anno scorso si è registrato un aumento dell’8,5 per cento nelle borse erogate in favore di universitari che decidono di trascorrere un periodo di studio fuori dai confini del proprio Paese: un incremento notevole, che sottolinea quanto i ragazzi considerino importante una formazione internazionale in termini di miglioramento delle proprie competenze linguistiche e comunicative, ma anche come carta vincente per trovare un buon impiego in patria. Questi i dati diffusi dalla guida realizzata congiuntamente da Censis e Repubblica nel 2012. Sul totale degli studenti universitari europei, sono circa il 10 per cento coloro che scelgono di trascorrere un periodo all’estero grazie a borse Erasmus o ad altri contributi erogati da enti pubblici o privati. Dal 1987, anno di inizio del programma, 2,5 milioni di studenti hanno potuto usufruire di fondi per studiare in università estere oppure per trovare un lavoro in imprese straniere.
Secondo i dati ufficiali del programma Erasmus, i più propensi alla mobilità internazionale sono stati gli spagnoli (36.183), i francesi (31.747) e i tedeschi (30.274), mentre le tre destinazioni più ambite sono Spagna (con più di 37mila studenti in entrata), Francia (27mila) e Germania (quasi 25mila).
Gli italiani che hanno deciso di trascorrere un periodo di studio all’estero hanno privilegiato la Spagna (in circa 7.500), la Francia (3.400 circa), la Germania (2.200) e la Gran Bretagna (1.900). Per quanto riguarda gli studenti in entrata in Italia, invece, l’università maggiormente preferita è stata Bologna, ma molti hanno optato anche per la Sapienza di Roma o per l’Università di Firenze.
(Fonte: E. Strozzi, università.it 02-09-2012)

 
LA FUNZIONE CIVILE E CULTURALE DELL’UNIVERSITÀ PDF Stampa E-mail
Credo che sia opportuno riportare al centro della discussione, anche sugli aspetti tecnici della valutazione e del reclutamento, la funzione civile e culturale dell’università. Un tempo, secondo Readings, era legata alle culture nazionali e ai loro Stati. Oggi è da collegare con una più complessa e problematica cultura cosmopolita e globale, che non può essere quella delle multinazionali. Attenzione: non si tratta principalmente di difendere, come ha fatto di recente Marta Nussbaum, la funzione civile delle discipline umanistiche. Il problema riguarda altrettanto le scienze naturali, basti ricordare un detto scherzoso del Nobel per la fisica Richard Feynman: “Science is like sex. Sure, it may give some practical results, but that’s not why we do it”.
(Fonte: C. La Rocca, ilsussidiario.net 14-08-2012)
 
ISTRUZIONE. SCARSA ATTENZIONE DALLA POLITICA PDF Stampa E-mail
Non pare che pur parlando di crescita, ma finora privilegiando l'austerità, l'istruzione sia all'attenzione della classe politica e delle istituzioni. Ciò è particolarmente grave se si considera che il risultato delle politiche di rigore, che tolgono ogni spazio a efficaci investimenti sull'istruzione, crea all'interno del Paese un incremento inarrestabile delle disuguaglianze, come già aveva paventato il grande illuminista Condorcet, quando nelle sue "Memorie sull'istruzione pubblica" sottolineava che per risolvere le ineguaglianze create dalla libertà dei commerci (diremmo ora dalla globalizzazione e dal capitalismo finanziario), l'uguaglianza dovesse essere nella parità dell'istruzione dei cittadini. Non diversa eco gli faceva allora Adam Smith, e oggi per citare i più recenti, Joseph Stiglitz, nel suo ultimo libro "The price of inequality", piuttosto che Amartya Sen, che pone l'istruzione alla base della giustizia sociale e della libera partecipazione alla vita politica dei cittadini. Tutto sembra far propendere per l'icastico inizio della prima Memoria di Condorcet: «L'istruction publique est un devoir de la société à l'égard des citoyens». Questo fondamentale e irrinunciabile principio è stato ripreso dalle più recenti teorie della giustizia, da John Rawls a Ronald Dworkin. I problemi indubbi dell'economia, le cui regole eteronome sono dettate dall'esterno, non dovrebbero mai avere il sopravvento sui diritti umani fondamentali, tra i quali quelli, secondo la classificazione di Norberto Bobbio, di seconda generazione, dove primeggia il diritto all'istruzione, che segna il passaggio della priorità dei doveri dei sudditi alla priorità dei diritti dei cittadini: ciò che costituisce un ovvio ammonimento per chi governa.
(Fonte: G. Rossi, IlSole24Ore 19-08-2012)
 
LE C.D. UNIVERSITÀ IMPRENDITORIALI PDF Stampa E-mail

In Italia si sta facendo strada l’idea che, accanto agli atenei tradizionali, sia opportuno far nascere le cosiddette “università imprenditoriali”. Ne ha parlato Piero Formica in un breve articolo, Le nuove università imprenditoriali che generano startup di lunga vita, uscito sul “Corriere della Sera” di sabato 18 agosto. Formica, mette conto notarlo, è uno dei tanti italiani che insegnano all’estero. Docente alla National University of Ireland, economista, ha fondato la “International Entrepreneurship Academy”, e lavora anche in Cina e Arabia Saudita dopo aver iniziato la carriera all’OCSE di Parigi.
Formica nota che delle top 10 università nel mondo «cinque sono anche presenti nella classifica mondiale delle migliori università imprenditoriali. Si tratta di Stanford, Cambridge e Oxford, dell’UC Berkeley e del MIT di Boston. Quando il vento è cambiato, portando la rivoluzione digitale, questi atenei non hanno alzato dei muretti antivento. Hanno preferito costruire quei mulini a vento che sono le università imprenditoriali. A loro la potenza è fornita dall’energia collettiva di una moltitudine di attori che vi lavorano insieme, ciascuno dei quali è produttore di una ‘lama’ che entra nel corpo della conoscenza per estrarvi DNA imprenditoriale». Si è pensato, in sostanza, che l’università rappresenti il luogo ideale per far crescere – proprio in aule e laboratori – lo spirito d’impresa e la capacità di condurlo a buon fine. Ciò spiega perché negli USA buona parte dell’aumento della produttività a partire dal 1995 si possa ricondurre a investimenti in scienza e tecnologia che in seguito si sono tradotti in nuove imprese. Formica aggiunge che in questo modo sono nate più di 400 startup universitarie su base annuale, tra cui «i protagonisti dell’economia digitale quali Google, Netscape, Genentech, Lycos, Sun Microsystems, Silicon Graphics e Cisco Systems». Non solo. Le iniziative di matrice universitaria sono assai più longeve delle altre, con una percentuale di fallimenti molto minore.
(Fonte: M. Marsonet, legno storto.com 20-08-2012)

 
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