Home 2012 8 Ottobre
8 Ottobre
CORSI SUL WEB IN AUMENTO PDF Stampa E-mail
Al mondo del web si aprono sempre più atenei, offrendo non solamente corsi gratuiti online accessibili a tutti, i MOOC (Massive Open Online Course) ma anche i corsi accademici regolari che devono seguire gli studenti regolarmente iscritti all’ateneo. Le ultime, in ordine di tempo, sono due università australiane: l’università di Melbourne e quella del Queensland. Mercoledì scorso l’Università di Melbourne ha annunciato la sua partnership con Coursera, società statunitense leader nell’offerta di corsi universitari gratuiti online. A breve l’Università del Queensland comunicherà l’avvio della collaborazione con il MIT (Massachusetts Institute of Technology): entrambe, di comune accordo, avvieranno corsi gratuiti online aperti al pubblico e, in contemporanea, l’offerta formativa per gli studenti dei campus. Melbourne e Queensland sono solo due degli atenei che si stanno progressivamente “virtualizzando”, poiché affidano una parte della didattica a Internet. A loro si sono già unite università la cui fama è riconosciuta a livello globale: Harvard, Princeton, Berkeley e Columbia.
In Italia a inaugurare la pratica del web-learning, l’apprendimento attraverso il web, è stata la Federico II di Napoli che ha inaugurato Federica, una piattaforma in cui sono offerti 13 corsi di studio telematici, disponibili anche in versione podcast. In seguito molti altri atenei hanno seguito l’esempio dell’università napoletana, come l’Università di Parma, l’Università di Palermo che fornisce esercitazioni online della facoltà di lettere moderne e la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Padova che ha avviato una collaborazione con Apple Italia per gli stessi fini.
Al momento sono ancora in fase di studio gli effetti che il metodo del web-learning ha sul processo di apprendimento degli studenti. È certo che i MOOC fungono anche come mezzi di promozione per gli atenei, poiché servono ad attirare gli studenti stranieri nei loro campus.
(Fonte: controcampus.it 26-09-2012)
 
E-LEARNING. NON TUTTE LE DISCIPLINE SI PRESTANO PDF Stampa E-mail
In un Paese come gli Stati Uniti dove per tradizione le università più prestigiose accettano tra il 5% e il 10% delle domande d’ammissione e costano mediamente oltre 50.000 dollari l’anno, nascono iniziative che promettono di rivoluzionare il mondo accademico. L’idea di partenza di questa nuova filosofia è che l’insegnamento universitario non sia cambiato molto da quando Irnerio fondò l’Università di Bologna, oltre 800 anni fa. Secondo i sostenitori dell’e-learning, infatti, nonostante l’avvento della stampa, di cinema, radio, televisione e web, i professori continuano a insegnare in modo molto simile a come si faceva nel 1088. Inoltre, in un paese come gli Stati Uniti, dove i debiti degli studenti hanno raggiunto i mille miliardi di dollari, il sistema dell'istruzione ha rigide barriere d’ingresso, privilegi e disparità. Nel gennaio scorso, ad esempio, Sebastian Thrun ha lasciato la sua docenza a Stanford per fondare Udacity, un sito che offre "corsi on line aperti e gratuiti" ai 158.000 iscritti di tutto il mondo. Quasi contemporaneamente Daphne Koller e Andrew Ng hanno scelto di costruire il loro sito, Coursera, che prende le lezioni da una serie di università della Ivy League, tra cui Princeton e l'università della Pennsylvania. Parallelamente anche alcuni prestigiosi atenei hanno iniziato a muoversi. Harvard e il Mit hanno annunciato la loro università on line, edX, finanziandola con 60 milioni di dollari. In questo caso si tratta di un ritorno al passato, perché già una decina di anni fa alcune università d’elite avevano tentato un esperimento simile, Fathom, portale a pagamento della Columbia University che aveva tra i suoi partner la London School of Economics, la Cambridge University Press e il British museum, chiuse nel 2003 dopo 3 anni di attività, 65.000 iscrizioni e 25 milioni di dollari di passivo.
Da un punto di vista educativo, ci sono discipline che si prestano meglio di altre all’insegnamento a distanza. Se per l’apprendimento di un linguaggio informatico l’università on line potrebbe andare benissimo, qualche dubbio sorge sulle scienze umane e sociali dove la discussione è spesso fondamentale e il rapporto tra docente e studente è molto importante. Inoltre alcuni studiosi ribadiscono l’importanza dell’esperienza universitaria in tutte le sue forme. In un recente articolo di Prospect viene fatto notare come "le università hanno impiegato mille anni a perfezionarsi per creare l'ambiente ideale in cui gli studenti possano interagire: le cene, i circoli, le società, i pub e tutto il resto”.
(Fonte: M. Morini, unipd.it/ilbo 26-09-2012)
 
E-LEARNING. MEGLIO PER PROGETTI DI EDUCAZIONE PERMANENTE PDF Stampa E-mail
I corsi che sono proposti nei più disparati siti on line sono dei singoli moduli che hanno una loro autonomia e una specifica identità didattica. Lo studente a distanza che tramite l’e-learning ha preso contatto con l’offerta formativa di Udacity, alla fine della sua esperienza didattica, potrà vantare l’acquisizione di conoscenze in specifici insegnamenti ma non potrà dimostrare di aver percorso in maniera completa un tragitto formativo coerente, integrato e sequenziale. Questo allora, a mio modo di vedere significa che, nel migliore dei casi, stiamo parlando di un progetto di formazione permanente che usa opportunamente gli strumenti dell’educazione a distanza. Come a dire: sono arrivato a una fase nella mia esperienza di vita in cui avverto la necessità, la voglia, la motivazione, di arricchire le mie conoscenze, ad esempio, nel settore della statistica sociale. Ecco allora che trovo un sito di e-learning che mi offre materiale, documentazione, esempi, prove di verifica per soddisfare questa legittima curiosità per la statistica sociale.
Altro scenario è invece quello che sta alla base di un’offerta formativa che, in maniera tradizionale dal punto di vista dell’organizzazione didattica ma innovativa e di frontiera dal punto di vista delle risorse tecniche investite, viene proposta a studenti che non hanno facilità di accesso ai corsi di laurea “in presenza”. In questo caso abbiamo bisogno non solo di una piattaforma multimediale da raggiungere via Internet ma dobbiamo proporre servizi, strutture, occasioni di apprendimento che solo un ateneo solido, fisicamente collocato nel territorio della cultura e della scienza può offrire.
Se è assolutamente legittimo e addirittura doveroso che università come quella di Padova, o il Politecnico di Milano, o la Bocconi propongano, accanto alla didattica tradizionale, corsi di laurea a distanza, più inquietante è spesso la realtà di offerte formative che provengono da atenei che appaiono sul sito di Internet ma che, dietro questa facciata, nascondono praticamente il vuoto in termini di risorse umane, scientifiche e culturali.
(L. Arcuri, unipd.it/ilbo 27-09-2012)
 
PROFESSIONI. RIFORMA. GLI ARCHITETTI: “IL CNF RECEDA DALLA DECISIONE DI RICORRERE AL TAR” PDF Stampa E-mail
“Chiediamo al Consiglio Nazionale Forense di recedere dalla decisione di ricorrere al TAR contro il DPR di Riforma delle professioni e il DM sui parametri per la valutazione economica delle prestazioni professionali. Gli architetti italiani hanno il massimo rispetto per le posizioni assunte dalle rappresentanze degli avvocati nell’iter della Riforma, così come delle loro richieste di modifiche che riguardano le loro specificità: ciò avvenga, però, senza danno agli altri milioni di professionisti che ritengono, invece, l’iter riformatore concluso in modo sostanzialmente positivo e utile”. Lo afferma il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori, in un comunicato stampa di qualche giorno fa, all’indomani della decisione del Consiglio Nazionale Forense di ricorrere al Tar contro la riforma delle professioni posta in essere dal Governo Monti. “Non vogliamo – si legge nel comunicato stampa – che le posizioni di una singola categoria professionale possano riportarci al “via” di un gioco dell’oca che fa solo male al Paese e ai liberi professionisti e che finirebbe per confermare la tesi secondo la quale i professionisti italiani sono una casta che difende interessi propri a danno dell’intera comunità. Il ricorso ai Tribunali per bloccare ogni iniziativa riformatrice, usato strumentalmente, ha contribuito, peraltro, a rendere l’Italia immobile, ancorata all’interesse del particolare contro quello generale”.
(Fonte: leggioggi.it 20-09-2012)
 
PROFESSIONI. RIVEDERE I CRITERI D’ACCESSO ALLA PROFESSIONE FORENSE PDF Stampa E-mail
Sbarramento sugli avvocati. Si tratta solo di capire dove metterlo. I prossimi giorni saranno determinanti per arrivare alla formalizzazione di una proposta del ministero della Giustizia che riveda drasticamente i criteri di accesso alla professione forense. I tecnici di via Arenula sono al lavoro, d'intesa con quelli dell'Istruzione, per arrivare alla stesura di un testo che potrebbe essere presentato sotto forma di emendamento al disegno di legge di riforma dell'ordinamento forense. Ma per il momento sopravvive anche l'ipotesi di un disegno di legge autonomo, da far marciare poi in Parlamento su una corsia privilegiata, con il vantaggio di svincolare la discussione sul punto da quella, che si prevede assai più accesa, sulla riforma complessiva della legge professionale. Detto che l'obiettivo è quello di ridurre il numero degli ingressi in una categoria che conta quasi 230mila avvocati, di cui circa 165mila iscritti alla Cassa, da precisare è la strada che andrà presa.
(Fonte: G. Negri, IlSole24Ore 25-09-2012)
 
PROFESSIONI. L’ANTITRUST SULLA RIFORMA FORENSE PDF Stampa E-mail
Per l’Antitrust: “È necessario evitare di fare passi indietro”; occorre, dunque, “monitorare l’attuazione della riforma”. E così, come già avvenuto questa estate (parere del 9 agosto 2012), l’Autorità torna a segnalare che permangono “alcuni profili di problematicità della proposta di legge” di riforma forense, che “appare reintrodurre misure limitative della concorrenza tra i professionisti”, che risultano “già superate dai più recenti interventi legislativi di riforma”. Dunque: “L’auspicio è che tali misure non siano reintrodotte”. L’Authority non si sottrae alla fase di proposta. E spiega che al fine di garantire la “piena efficacia delle norme che hanno introdotto la liberalizzazione delle tariffe professionali”, è necessario “eliminare il riferimento all’adeguatezza del compenso all’importanza dell’opera” (contenuto nell’articolo 9, comma 4, del Dl 1/2012), nonché abrogare la previsione per cui in ogni caso la misura del compenso deve essere adeguata all'importanza dell'opera e al decoro della professione” (comma 2 dell’articolo 2233 del codice civile). In tal modo, infatti, si consente agli Ordini di reintrodurre surrettiziamente le tariffe obbligatorie. È molto duro il passaggio sui notai, dove esplicitamente s’invita ad abrogare la possibilità degli Ordini notarili di indagare sulla ‘concorrenza sleale’ dei colleghi: “Si tratta di una previsione che mantiene ingiustificate forme di controllo sulla libertà dei professionisti di organizzare la propria attività”. Ma l’Antitrust invita anche a rivedere i criteri per la determinazione della pianta organica “svincolandoli dall’obiettivo di garantire un ‘reddito minimo’ ai professionisti”. Per far ciò va abrogato il riferimento alla “quantità degli affari” e alla garanzia di “un reddito annuo, determinato sulla media degli ultimi tre anni, di almeno 50.000 euro di onorari professionali repertoriali”. Allo stesso fine, è necessario modificare anche il riferimento a “una popolazione di almeno 7.000 abitanti” con quello a “una popolazione al massimo di 7.000 abitanti”, in modo da garantire un livello minimo di servizio, senza limitare la possibilità, per ogni distretto, di una maggiore offerta di servizi notarili. E’ sconcertante infine che l’Antitrust ritenga che vada eliminato dai criteri per la determinazione del numero chiuso per l’accesso ai corsi universitari il “fabbisogno di professionalità del sistema sociale e produttivo”.
(Fonte: IlSole24Ore 02-10-2012)
 
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