Home 2012 8 Ottobre
8 Ottobre
DOCENTI CONDANNATI PER ATTIVITÀ EXTRA ATENEO PDF Stampa E-mail
La Corte dei Conti ha condannato due docenti della Libera Università di Bolzano a un maxi-risarcimento, per aver violato il vincolo di esclusiva, svolgendo attività professionali al di fuori dell'ateneo bolzanino. Secondo i giudici il danno all'erario causato da G. S. ammonta 204.000 euro, quello causato da B. S. invece a 101.000 euro.
Segue commento inviato da Franco. Autorizzazione per lavorare? Io non conosco bene i fatti e quindi non posso giudicare, ma in Italia serve l'autorizzazione per fare delle consulenze esterne? Ma stiamo scherzando? Se questi due signori hanno utilizzato strutture dell'università per le loro consulenze o le hanno fatte durante l'orario lavorativo, è giusto che paghino...in caso contrario siamo in un regime stanlinista! Qui in America i professori prendono molto di più di quelli Italiani, anche nelle università pubbliche (la media è sui $ 150,000 l'anno per un tenured professor, ma ne conosco qualcuno che supera i $ 300,000) e sono liberi di fare tutte le consulenze che vogliono o anche di avviare un'impresa in contemporanea...
(Fonte: gazzettino.it 12-09-2012)
 
PAESI DELL’OCSE E DEL G20. IL GLOBAL TALENT POOL CRESCE: OLTRE 200 MILIONI DI LAUREATI NEL 2020 PDF Stampa E-mail
Nel 2010, nel complesso dei paesi membri all’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) e degli altri appartenenti al G20 (Argentina, Brasile, Cina, India, Indonesia, Federazione Russia, Arabia Saudita e Sudafrica), c’erano circa 129 milioni di persone fra i 25 e 34 anni con un’educazione di livello universitario, in ascesa rispetto ai 91 milioni di 10 anni prima. La maggior parte di loro, 66 milioni, ormai appartiene già ai Paesi emergenti, come conseguenza della crescita demografica e degli investimenti nel sistema educativo degli ultimi anni; se la tendenza continua, stima l’OCSE, nel 2020 negli stessi Paesi i laureati saranno oltre 200 milioni, gran parte dei quali provenienti dalla Cina (29%) e dall’India (12%), mentre saranno solo un quarto gli studenti provenienti dall’Europa o dagli Stati Uniti. Nella global talent pool, la “massa globale dei talenti”, il fattore nuovo è costituito innanzitutto dalla Cina dove in quindici anni gli istituti universitari sono più che raddoppiati, raggiungendo quota 2.305 nel 2009. Il “Regno di mezzo” (questo letteralmente il significato di Zhongguó, la Cina) ha una massa di studenti universitari che cresce di 2 milioni l’anno, più di tutti gli iscritti alle università italiane. Più staccata appare l’India, che pure nel 2020 supererà gli USA sia per numero di iscritti sia in percentuale sul totale mondiale.
In Cina, India e Indonesia gli occupati nel settore “Science e technology” non raggiungono ancora il 10%, mentre sono più di un quarto della forza lavoro nei paesi OCSE, con punte che superano il 40% in Svezia, Danimarca e Norvegia. Se i paesi emergenti appaiono da questo punto di vista ancora in ritardo, ciò però significa che il loro mercato del lavoro continuerà presumibilmente ad assorbire i giovani laureati anche nei prossimi anni, assicurando loro migliori salari e maggiori percentuali di occupazione.
Secondo lo studio OCSE Education at a Glance 2012, un numero crescente degli studenti provenienti dai paesi Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica), soprattutto i migliori e più motivati, continua infatti a rivolgersi ad università estere, in particolare anglosassoni. Nel 2010 sono stati più di 4,1 milioni gli studenti di tutto il mondo che si sono iscritti in un’università estera: il 17% negli Stati Uniti e il 13% nel Regno Unito, seguiti da Australia (7%), Germania e Francia (entrambe circa al 6%). Anche l’Italia a questo riguardo gioca un ruolo, anche se secondario: nel 2010, infatti, il nostro paese accoglieva circa l’1,7% degli studenti in mobilità internazionale, risultando alla dodicesima posizione a livello mondiale. Altri dati, provenienti dall’UNESCO (e pubblicati da CampusFrance) pongono invece la Penisola al nono posto, con il 2,1% della quota mondiale (68.273 presenze). Chi avrà ragione?  Forse conta più sapere è che entrambe le fonti danno comunque in forte ascesa la presenza di studenti stranieri in Italia, con un aumento di circa il 50% negli ultimi 5 anni.
(Fonte: D. Mont D’Arpizio, unipd.it/ilbo 04-10-2012)
 
OCSE. RAPPORTO SULL'ISTRUZIONE PDF Stampa E-mail
Il primo dato sul quale accende i riflettori l'organizzazione parigina è quello della percentuale di laureati. La situazione italiana è certo migliorata, ma rimaniamo ancora nella parte bassa della classifica. Rispetto all'11% di laureati nella fascia d'età 55-64 anni siamo, infatti, saliti al 21% della fascia 25-34 anni. Un dato che ci colloca comunque al penultimo posto tra i 34 Paesi dell'Ocse, alla pari con l'Austria e davanti solo alla Turchia (17%). La media Ocse è del 38% e quella dell'Europa a 21 è del 35%. Complessivamente, prendendo in considerazione tutte le fasce d'età, l'Italia è al 15% di laureati, come il Portogallo, e ancora una volta davanti alla sola Turchia (13%). La media Ocse è del 31% e quella europea del 28%. Il dato scende al 9% nella fascia d'età 25-34 anni tra i figli di genitori a bassa istruzione.
Il ritardo italiano nella percentuale di laureati sulla popolazione è anche dovuto all'assenza di corsi universitari "professionali" (il cosiddetto "tipo-B"), che nell'Ocse rappresenta invece il 17% dei laureati.
La storica mancanza di un rapporto funzionale, e funzionante, tra mondo dell'istruzione e del lavoro, è evidenziato pure da un altro dato allarmante: il 23% dei giovani (15-29 anni) non fa nulla. Non studiano e non lavorano (c.d. NEET). Hanno cioè lasciato, o terminato, gli studi ed è inattesa di un lavoro che non arriva. In questa classifica l'Italia è quartultima, seguita solo da Spagna (24%), Israele (27%) e Turchia (37%).
(Fonti: IlSole24Ore 12-09-2012. Education at a glance 2012 Ocse)

 
UE. UN'INIZIATIVA PER L'ECCELLENZA NELL’INSEGNAMENTO SUPERIORE PDF Stampa E-mail
Ogni anno nell'Unione Europea quasi quattro milioni di studenti s’iscrivono all'università e alle scuole universitarie professionali, pronti a iniziare un nuovo capitolo della loro vita e con la speranza di acquisire le conoscenze e le competenze necessarie per la loro futura vita lavorativa. Molti di loro ricordano bene gli insegnanti che li hanno ispirati e incoraggiati a proseguire gli studi - e altrettanto importanti per il loro futuro sono gli insegnanti che stanno per incontrare. Eppure sono ancora pochi i Paesi che investono sistematicamente nel miglioramento della qualità dell'insegnamento universitario. Per contro l'eccellenza universitaria è oggi concepita soprattutto come eccellenza della ricerca, come dimostra l'influenza sempre più forte delle classifiche attuali delle università, basate in massima parte sui risultati della ricerca. Eppure, un altro modello è possibile, e deve essere promosso. L’eccellenza nelle università non può - e non deve - essere associata unicamente all'eccellenza nella ricerca. Le università hanno altri scopi altrettanto importanti per le nostre società e le nostre economie. Con l'avvio di un gruppo Ue di alto livello sull'istruzione universitaria stiamo facendo il primo passo per cambiare questa situazione e spostare il centro dell'attenzione sull'insegnamento. Ciò fa parte di una strategia più ampia per riesaminare a fondo e modernizzare l'istruzione superiore. Nei primi due anni il lavoro del gruppo si concentrerà sul raggiungimento dell'eccellenza nell'insegnamento e su come adattare gli ambienti di apprendimento all'era digitale. Per svolgere al meglio il proprio compito i membri del gruppo si consulteranno con un ampio numero di parti interessate, tra cui ovviamente gli studenti. Nel 2013 il gruppo pubblicherà le prime raccomandazioni a uso dei decisori, delle università e delle scuole universitarie professionali su come rendere la cultura dell'eccellenza un aspetto imprescindibile dell'insegnamento superiore.
(Fonte: A. Vassiliou e Mary McAleese, Avvenire 21-09-2012)
 
BRUXELLES. PRIMO VIA LIBERA A HORIZON 2020 PDF Stampa E-mail
"E' un primo grande passo in avanti quello compiuto oggi dal Parlamento europeo, che in commissione Ambiente ha dato luce verde al nuovo programma di ricerca e sviluppo Horizon 2020, che finanzierà la ricerca europea dal 2014 al 2020, apportando al testo originale della proposta numerose modifiche nell'interesse dei cittadini e dell'ambiente": lo afferma l'eurodeputato del Pd Vittorio Prodi. "Particolare attenzione è stata data al settore della ricerca sanitaria: aumento del bilancio per le ricerche su nuovi metodi diagnostici e terapie, in particolare per malattie degenerative ma anche per quelle rare o legate alla povertà, nuovi sistemi di valutazione dei rischi di tossicità delle sostanze che potrebbero portare all'eliminazione definitiva dell'uso di animali in laboratorio", ha spiegato Prodi.
"Altri emendamenti riguardano la lotta al cambiamento climatico e all'inquinamento delle acque e del suolo, il monitoraggio dell'atmosfera e del territorio, la qualità e la sicurezza del cibo, l'affidabilità e la sicurezza delle nuove tecnologie. Il Parlamento europeo si batterà con Commissione e Consiglio per aumentare il bilancio complessivo dagli attuali 88 miliardi a 100 miliardi, per garantire un futuro alla ricerca e ai ricercatori europei, promuovendo al tempo stesso l'attività di ricerca delle piccole e medie imprese e la brevettabilità dei loro risultati", ha concluso il deputato italiano.
(Fonte: ansa.it 19-09-2012)
 
GERMANIA. IL PRESIDENTE DELLA CRUI CRITICA I NUOVI DIPLOMI DI LAUREA PDF Stampa E-mail
In Germania solo un giovane su cinque raggiunge un livello d’istruzione post-liceale superiore a quello dei suoi genitori, secondo i dati dell'Ocse. Nel suo rapporto del 2012 condotto sui 34 Stati membri dell'organizzazione, l'Ocse lancia un appello a un'ulteriore espansione del sistema universitario: in media il 37% dei giovani fra i 25 e i 34 anni nei vari Paesi membri supera il livello d’istruzione dei loro genitori, mentre solo il 13% è meno istruito dei genitori (in Italia il tasso di mobilità intergenerazionale del livello educativo tocca quota 45% dei giovani rispetto al 19% della Germania, visto che la percentuale dei genitori laureati nel nostro Paese è più bassa). Ha suscitato scalpore nelle scorse settimane l'appello lanciato dai leader delle istituzioni universitarie tedesche sulle "serie lacune" nei nuovi diplomi di laurea introdotti come parte delle riforme dettate dal Processo di Bologna, che "non riescono a fornire i laureati dei quali la Germania ha bisogno". Secondo Horst Hippler, presidente della Conferenza dei rettori, le riforme "non hanno raggiunto i risultati sperati" in particolare per quanto riguarda la mobilità studentesca e il riconoscimento delle competenze ottenute all'estero. Inoltre il fatto che solo il 20% degli studenti universitari trascorra un semestre all'estero costituisce un traguardo lontano dagli obiettivi auspicati dal Processo di Bologna. Secondo Hoppler "le aziende vogliono personalità e non solo dei laureati". In Germania spesso gli imprenditori si lamentano che i laureati manchino di competenze personali ed extra-curriculari. Si tratta di un allarme che giunge poco tempo dopo che il ministro per l'Educazione tedesco Annette Schavan aveva definito il processo di Bologna "una storia di successo europea".
(Fonte: M. Borraccino, rivistauniversitas.it 25-09- 2012)
 
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