Home 2012 18 Novembre “BRAIN DRAIN” E “BRAIN CIRCULATION”
“BRAIN DRAIN” E “BRAIN CIRCULATION” PDF Stampa E-mail

Resto sempre piuttosto perplesso quando sento parlare di “cervelli in fuga”, perché in molti non comprendono le differenze tra “brain drain” e “brain circulation”. Che un ricercatore italiano – supponendo sia anche un “cervello” – esca dall’Italia non è un dramma; non è sbagliato. Anzi, è necessario! Ahi quanto è dannoso lasciare che la stessa persona si laurei, si addottori, poi PostDoc – e che altro? – diventi Prof nello stesso posto. Quale innovazione potrà mai fare? Il problema è, piuttosto, che ne entrano pochi. Ma in tal caso l’altro errore è pensare che occorra far entrare i soli ricercatori italiani (quindi rientrare). E perché mai? Che forse un tedesco, americano o cinese con delle idee valga meno di un italiano? La Germania, ad esempio, offre fondi di ricerca appositi per ricercatori provenienti dall’estero: ha capito che non è la nazionalità delle persone a fare innovazione, ma le loro idee e i loro progetti.
Dovremmo rendere il sistema accademico italiano competitivo rispetto a quello americano, inglese e tedesco: i nostri cervelli torneranno, perché sarà davvero conveniente, e molti altri ancora – stranieri – circoleranno portando idee e innovazione. Ecco perché la legge “ControEsodo” (n 238/2010) non mi ha convinto: è un bel tentativo, ma non rende più competitivo il sistema italiano.
(Fonte: B. Cosenza, Corsera 04-11-2012)