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18 Novembre
STUDENTI. TASSE E BORSE DI STUDIO PDF Stampa E-mail

Nel rapporto dell’OCSE “Education at a Glance 2010” a pagina 244 si trova un confronto tra le tasse universitarie di diversi Paesi. In particolare si nota che “tra i paesi dell’Europa a 19 per i quali i dati sono disponibili, solo l’Italia, l’Olanda, il Portogallo e l’Inghilterra hanno tasse annuali al di sopra di 1100 dollari per studente a tempo pieno”. Tra le 14 nazioni considerate nel biennio 2006/07, l’Italia si colloca sesta come tasse universitarie, ma ultima come percentuale di studenti beneficiari di contributi per diritto allo studio. Si noti inoltre che il fondo integrativo statale per le borse di studio è recentemente passato da 246 a 76 milioni (-69%) equivalente al taglio di 45.000 borse su 150.000 erogate (che già coprivano solo l’82.5% degli aventi diritto).
(Fonte: F. Sylos Labini, roars 07-06-2011)

 
STUDENTI. RINCARANO LE RETTE PDF Stampa E-mail

Stando all'allarme lanciato dalla CRUI al mondo dell'università, servirebbero almeno 550 milioni di euro affinché si possa tornare competitivi in Europa in materia di formazione. Questa mancanza di fondi, infatti, ha prodotto negli ultimi quattro anni una riduzione del numero di docenti e di ricercatori di oltre il 10%; il permanere del blocco del turn-over, fissato al 20% dalla legge di spending review, oltre a ridurre ulteriormente e in misura "intollerabile" il ricambio degli organici dei docenti (le università si troveranno prive di docenti di prima fascia che, negli ultimi 4 anni, si sono ridotti di oltre il 20%). Traduzione: abbassamento della qualità della didattica e dei servizi per gli studenti. Che però, stando alla terza indagine di Federconsumatori sulle rette degli Atenei italiani, si trovano a pagare tasse più salate: secondo i dati raccolti dall'associazione dei consumatori, calcolati in base ai modelli e alle formule riportate sui siti web dei più grandi atenei della penisola, le rette sarebbero aumentate mediamente del 7% rispetto allo scorso anno, pari a un aggravio di 70,68 euro, e a pagare il prezzo più alto sarebbero gli studenti inclusi nelle fasce di reddito più basse. Considerando la media nazionale dell'importo per la prima fascia (calcolata fino a 6 mila euro di reddito Isee), l'aumento è stato dell'11,3%, per la seconda fascia (reddito Isee fino a 10 mila euro) è stata del 10%, mentre scende al 2,8% per chi fa parte della terza fascia (fino a 20 mila euro di Isee). I costi della penultima fascia crescono invece dell'1,1%, quelli dell'ultima del 5,5%. Sempre secondo i dati dell'indagine, sono gli Atenei del nord Italia quelli in cui si registrano le rette più costose. Rispetto alla media nazionale costano l'8,4% in più se si prende in considerazione la fascia di reddito più bassa e il 30,42% in più se si considera invece la fascia più alta. Unica eccezione è rappresentata dall'università del Salento che impone tasse alle prime due fasce particolarmente alte, anche se va detto l'Ateneo adotta un sistema che prevede la riduzione in base al reddito con parametri Isee e un ulteriore sconto del 50% in base alla media dei voti ottenuti. Il primato per la retta più cara, però, va all'Università di Parma. Per frequentarla gli studenti devono pagare tasse annuali minime di 931,92 euro per le facoltà umanistiche e di 1047,74 euro per quelle scientifiche.
(Fonte: L. Varlese, La Repubblica 28-10-2012)

 
STUDENTI. ERASMUS. CINQUE PAESI NON VOGLIONO PAGARE PDF Stampa E-mail

Cinque Paesi Ue (Gran Bretagna, Germania, Svezia, Olanda e Finlandia) hanno bloccato i 9 miliardi di euro di ratifica per il bilancio 2012 chiesti, e dati per scontati il 23 ottobre, dal Commissario Ue al Bilancio Janusz Lewandowski. 90 milioni dovevano servire a pagare le fatture già emesse per il programma Erasmus di quest’anno. Il risultato è che i ragazzi che contavano di partire da qui alla fine dell’anno rischiano di dover disfare la valigia, visto che senza questi soldi Bruxelles non può finanziare proprio niente. L’Unione europea ha esaurito i soldi prima della fine dell’anno. Una cosa non del tutto insolita visto che ci troviamo nell’ultimo dei sette anni di programmazione ciclica comunitaria (2007-2013). Il Commissario Lewandowski, a fine ottobre, aveva annunciato una rettifica di bilancio che avrebbe permesso a Bruxelles di pagare le fatture già ricevute, ma come scrive oggi lui stesso su Twitter, “cinque Paesi non vogliono pagare”. Senza questi 90 milioni di euro non naufraga solo l’Erasmus (per il 2012) ma anche altri programmi di studio e ricerca come il Lifelong Learning Programme (180 milioni) e il Galileo (4,8 milioni) oltre che altri programmi legati ai fondi di coesione e di sviluppo sociale.
(Fonte: A. Pisanò, FQ 09-11-2012)

 
STUDENTI. PRESTITI D’ONORE E BORSE DI STUDIO. RIDUZIONE DELLE RISORSE PDF Stampa E-mail

Le risorse a disposizione del Fondo di intervento integrativo tra le regioni e le province autonome per la concessione dei prestiti d'onore e l'erogazione delle borse di studio (gravanti sul capitolo 1695 del MIUR) sono scese al di sotto dei 100 milioni di euro (98.579.402,00 euro), rispetto agli oltre 125 milioni stanziati inizialmente. I circa 3 milioni di euro accantonati per le province autonome (e che aumenterebbero l'ammontare complessivo del Fondo a 101.628.250,00 euro) sono invece, al momento, indisponibili.
Il Fondo di intervento integrativo per il 2011 è ripartito sulla base di una tabella allegata al decreto. A scorrere i numeri, si scopre che è l'Emilia Romagna la regione che gode di maggiori risorse per il diritto allo studio, con 13.352.851,86 euro assegnati dal Fondo, seguita da Lazio (10.832.566,40), Lombardia (9.955.333,90) e Sicilia (9.773.210,95). La regione meno finanziata è la Valle d'Aosta (139.924,69 euro), seguita da Molise (263.607,85) e Basilicata (836.478,82). La tabella consente di analizzare le assegnazioni per tipologia di utilizzazione. Per la quota di riparto relativa agli alloggi (che ammonta al 15% del Fondo), la Lombardia è la regione più finanziata, con una quota del 23,93% sul totale; seguono Toscana (9,91%), Veneto (9,03%) e Marche (8,18%). A secco Molise e Valle d'Aosta, mentre godono di risorse esigue Basilicata (0,24%) e Abruzzo (0,66%). Per la quota relativa agli idonei (35% del Fondo), è la Sicilia a godere del maggior flusso di risorse (12,68%), seguita da Lazio (12,64%) ed Emilia Romagna (9,99%). Infine, con riferimento alla quota di riparto relativa alla spesa (50% del Fondo), è ancora l'Emilia Romagna in testa al ranking delle regioni più finanziate, con 8.759.815,01 euro (18,39%), seguita da Lazio (11,62%) e Sicilia (10,41%). Fanalino di coda la Valle d'Aosta (0,25%), seguita da Molise (0,24%) e Umbria (0,98%).
(Fonte: A. Lombardinilo, rivistauniversitas 08-11-2012)

 
STUDENTI. AUMENTANO LE ISCRIZIONI AGLI ISITUTI TECNICI E PROFESSIONALI PDF Stampa E-mail

Gli italiani con spirito pragmatico ricominciano a iscrivere i loro figli agli istituti tecnici e professionali. Quest'anno, per la prima volta da anni, gli studenti di queste discipline sono in aumento rispetto ai licei. Ad aver scelto dopo la terza media un'opzione diversa dai licei sono stati l'1,5% in più negli istituti professionali e lo 0,4% in più nei tecnici. Sono un esercito di un milione e 420mila studenti, pari al 53,4% del totale. D'altra parte se traduciamo le scelte delle singole famiglie degli ultimi anni in cifre nazionali otteniamo un quadro non brillante: il 23% dei ragazzi tra i 15 e i 29 anni non studia, non lavora, non fa nulla. E il tasso di dispersione scolastica è il 18%, molto lontano dall'obiettivo 2020 di una percentuale inferiore al 10%, ma anche dalla media europea del 13,5%.
(Fonte: F. Amabile, La Stampa 05-11-2012)

 
STUDENTI. TIROCINI DURANTE L’ULTIMO ANNO DI CORSO. SITUAZIONE DI STALLO PDF Stampa E-mail

Con il decreto «Cresci Italia» si permetteva ai giovani che avessero voluto intraprendere la carriera all'interno di uno degli ordini regolamentati (avvocati in primis), di iniziare il tirocinio obbligatorio (per 6 mesi sui 18 complessivi) durante l'ultimo anno del percorso di studi, promettendo quindi una decisa accelerazione nel percorso a ostacoli verso la libera professione. Sino a quel momento i mesi di praticantato obbligatorio erano 24 e per due anni gli studi di avvocati avevano a disposizione manodopera qualificata disponibile a lavorare anche gratuitamente in cambio dell'agognato certificato di avvenuto praticantato. Le nuove norme prevedevano quindi una riduzione della durata del tirocinio ma soprattutto che i primi sei mesi potessero essere svolti, in presenza di apposita convenzione quadro tra il Consiglio Nazionale Forense e il MIUR durante gli anni di studio universitari.
La norma non è mai stata chiara. Dapprima sembrava che tutti i praticanti fossero coinvolti nella riduzione della pratica forense. Dopo qualche mese il ministero della Giustizia diceva invece che la norma aveva effetto solo per l'avvenire. Dopo proteste e mobilitazioni a dirimere definitivamente la questione fu il MIUR con una circolare che precisava come la norma fosse immediatamente applicabile, sottolineando che la volontà del legislatore era facilitare l'accesso dei giovani al mondo del lavoro.
Risolto il problema del «quando» rimane però il problema del «come». Infatti, come recitava la circolare ministeriale, «per i primi sei mesi, il tirocinio può essere svolto in concomitanza con gli studi, in presenza di un'apposita convenzione quadro stipulata tra i consigli nazionali degli ordini e il ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca». Ma se oggi si apre uno qualsiasi dei siti delle facoltà di Giurisprudenza delle università italiane, alla voce tirocinio e praticantato, si aprirà un laconico avviso che annuncia che i tirocini universitari non possono essere attivati, in attesa della famosa convenzione. Una beffa per i tanti ragazzi che, alle soglie della laurea, si vedono sbarrare una strada facilitata e sono costretti ad intraprendere il tradizionale calvario di praticantato lungo e malpagato.
Una situazione di stallo che riguarda anche un'altra situazione simile. Dopo che la legge 92/2012 ha introdotto l'obbligo di rimborso spese per gli stagisti sono saltati tutti i bandi di stage che la fondazione CRUI organizzava all'interno della pubblica amministrazione (molto richiesti erano quelli organizzati nelle ambasciate italiane all'estero in collaborazione con la Farnesina). Le procedure di presentazione delle domande presso le università sono bloccate da mesi «in attesa di un accordo in conferenza Stato-Regioni che definisca le linee guida sui tirocini».
(Fonte: M. Castagna, L’Unità 05-11-2012)

 
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