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18 Novembre
FRANCIA. E’ TEMPO D’ABBANDONARE L’AUTONOMIA DI FACCIATA DELLE UNIVERSITÀ PDF Stampa E-mail

Il est temps de sortir de l'autonomie de façade des universités françaises. Le discours incantatoire autour de l'autonomie est d'autant plus paradoxal que les universités ne disposent d'aucune autonomie réelle dans la définition de leur mission et de leur organisation pédagogique. Il serait temps d'admettre qu'on recrute mal les universitaires en France et que ce défaut majeur est à l'origine d'un formidable gachis, humain et financier. La question la plus grave est bien sûr celle de l'entrée en première année universitaire. Dans un contexte où tous les autres cursus de formation ont le droit de choisir leur public à l'entrée, l'université joue un rôle de «voiture-balai», chargée de prendre en charge ceux qui n'ont pas trouvé de place ailleurs.
L'hypocrisie est à son comble quand, au motif que le baccalauréat reste légalement le premier titre universitaire, on demande aux universités d'accueillir tous les titulaires d'un baccalauréat technique ou professionnel, alors que ces diplômes n'ont jamais été conçus dans la perspective d'une poursuite d'études à l'université et que l'on sait que les deux tiers des bacheliers technologiques et les neuf dixièmes des bacheliers professionnels n'accéderont jamais en troisième année de licence.
Il est illusoire de croire, comme on le «serine» régulièrement, qu'il suffirait d'encadrer plus strictement les étudiants de premier cycle pour régler le problème de l'échec en première année.
L'échec en premier cycle universitaire n'est que la plaie apparente d'une pathologie qui relève de l'ensemble du système français d'enseignement supérieur et de son articulation avec l'enseignement secondaire, c'est-à-dire du statut du baccalauréat, qui est plutôt un certificat de fin d'études secondaires.
Dans l'immédiat une solution simple et applicable consisterait à autoriser les universités à définir leurs exigences pour l'entrée en première année. En contrepartie, elles auraient l'obligation d'ouvrir un cycle de remédiation («année zéro»), sanctionné par un examen terminal, pour le public jugé dans l'incapacité de suivre avec profit un premier cycle universitaire. Nous pensons toutefois qu'il s'agit là d'une base incontournable pour tenter une inflexion de la trajectoire actuelle. Sans cette inflexion, on assistera à l'approfondis sèment d'un dualisme déjà bien installé de l'enseignement supérieur français, entre un secteur sélectif, de plus en plus souvent privé, et une université publique en train de devenir «l'université des pauvres».
(Fonte : Le Monde 25-10-2012)

 
USA. OBAMA TAGLIA I MUTUI PDF Stampa E-mail

Buone notizie per gli studenti americani: il presidente degli Stati Uniti Barak Obama ha firmato la legge che darà la possibilità agli studenti di contrarre mutui a tassi più bassi. Il Transportation and Student Loan Interest Rate Bill prevede un calo dei tassi di interesse sui prestiti contratti dagli studenti per frequentare il college e l’università. Nella stessa legge sono previste misure volte a promuovere il risanamento e la costruzione di infrastrutture.

 
USA. LA LAUREA IN GIURISPRUDENZA A HARVARD PDF Stampa E-mail

L'Università di Harvard è un posto che resta nel cuore di chi, come chi scrive, vi ha trascorso un anno studiando legge per ottenere un master alla «Law School». Ciò che per una valdostana è subito evidente entrando in Università è l'incredibile babele di lingue, culture, religioni. Come tutti i migliori atenei americani, Harvard adotta la politica di ammettere persone di diverse origini perché ciò apporta un arricchimento culturale e un pregio. La facoltà di legge offre tre programmi di studi: una laurea in tre anni per chi non ha mai praticato il diritto in precedenza (la classica laurea in Giurisprudenza), un master di un anno per chi ha già ottenuto una laurea in legge e un dottorato. Il master frequentato da chi scrive è composto di un numero limitato di studenti (circa 150) provenienti da più di 60 Paesi al mondo. La semplice interazione tra persone diverse e altamente qualificate rende questo posto unico al mondo. L'interazione insegna molto sia agli studenti sia ai professori ed è anche aiutata dal metodo di studio socratico. Se negli atenei europei l'idea è di apprendere quante più nozioni possibili dal professore, il metodo americano è basato sull'esperienza pratica. A lezione gli studenti devono arrivare avendo già letto il materiale di cui si discuterà in classe e l'apprendimento avviene attraverso lo scambio d'idee e l'interazione, si discute di ciò che si è letto, di come sarebbe possibile cambiarlo e di come la questione è affrontata in altri paesi del mondo. Si è obbligati a interagire con i professori che nella maggior parte dei casi, amano discutere con gli studenti anche fuori dalle aule, dopo le lezioni. L'apprendimento pratico avviene anche attraverso quelle che chiamano «clinics»: grazie alla collaborazione con diversi studi legali, gli studenti possono lavorare su casi reali e imparare cosa significhi mettere in pratica il diritto. E' una possibilità unica per misurarsi con la realtà e andare in varie parti del mondo lavorando con un team di studenti-avvocati.
(Fonte: D. Palombo, La Stampa 02-11-2012)

 
TUNISIA. SOLIDARIETÀ AL PRESIDE SIMBOLO DELLA RESISTENZA AGLI ISLAMISTI PDF Stampa E-mail

Si batte da più di un anno Habib Kazdaghli, preside della facoltà di Lettere della Manouba, a trenta chilometri da Tunisi. Il popoloso campus della Manouba, luogo simbolo della cultura critica araba, è stato scelto dagli islamisti come terreno di scontro. Invano il preside Kazdaghli ha invitato anche i gruppi islamisti più accesi a integrarsi nel pluralismo universitario; inutilmente ha accettato che le ragazze portassero il velo integrale, il niqab, ovunque nel campus salvo durante le lezioni e gli esami. Il divieto, per quanto limitato, ha fornito ai salafisti il pretesto che cercavano per occupare la facoltà, intimidire le professoresse «prostitute» perché a capo scoperto, cacciare íl preside. Lui, Habib Kazdaghli, servitore dello Stato, custode della gloriosa storia intellettuale della Manouba, ha trasformato la sua utilitaria in presidenza. Si è messo a firmare carte sul cofano. Poi l'occupazione è sembrata allentarsi, Kazdaghli è tornato al suo ufficio. Fino allo scorso marzo, quando alcune ragazze in niqab hanno fatto irruzione in presidenza e hanno saccheggiato l'ufficio di Kazdaghli. Mentre il preside si recava dalla guardia nazionale per denunciare l'accaduto, una delle ragazze, Imen Berrouha, ha a sua volta denunciato il preside per averla schiaffeggiata. Da marzo in qua, l'ombra di una condanna a 15 giorni di carcere del preside illuminato, studioso dell'ebraismo e profeta di una Tunisia libera e plurale, ha eccitato gli estremisti e assillato gli intellettuali. Infine, la scorsa settimana, il tribunale della Manouba ha rinviato a giudizio Habib Kazdaghli riformulando il capo d'imputazione. Non più semplice aggressione, ma violenza nell'esercizio delle funzioni di pubblico ufficiale. Quando tra qualche settimana il preside andrà davanti al giudice rischierà non più 15 giorni ma cinque anni dì carcere. Molti professori in Europa si sono mobilitati. La solidarietà con il preside Kazdaghli continuerà a crescere. Travalica ogni confine la semplice tenacia di questo testimone della libertà; è vitale per tutti la sua resistenza.
(Fonte: M. Ventura, Corsera 31-10-2012)

 
PREMI NOBEL. LA STATISTICA E IL CIOCCOLATO PDF Stampa E-mail

Che c'entra il cioccolato col Premio Nobel? C'entra, pare, sul piano statistico. Si sa da tempo ormai che certi cibi, quelli ricchi di flavonolo come il cacao ma anche il vino rosso e molti frutti, aumentano le capacità intellettuali. Dal momento che il cioccolato fondente è ricchissimo di flavonolo chi ne consuma tanto dovrebbe essere molto più sveglio degli altri. Ma allora perché non vedere se c'è un rapporto tra il consumo di cioccolato in certe aree del mondo e le facoltà cognitive della gente che vive lì? C'è un problema però. I dati sul consumo di cioccolato ci sono, ma l'intelligenza della gente è difficile da misurare (io posso misurare il quoziente di intelligenza di questo o di quel francese ma non l'intelligenza dei francesi). Così il dottor Franz Messerli — che lavora alla Columbia University di New York— è ricorso a uno stratagemma. Ha preso in esame i dati sul consumo di cioccolato di 23 Paesi del mondo e ha contato i premi Nobel che ci sono stati fino al 2011 con l'idea che il numero dei premi Nobel di un certo Paese potesse riflettere l'intelligenza della gente che vive lì. I risultati sono sbalorditivi: c'è un rapporto fra consumo di cioccolato e premi Nobel che in termini statistici si configura con una correlazione lineare molto forte. La Svizzera è prima per consumo di cioccolato — 30 chili per persona l’anno — e fin qui niente di nuovo, ma è anche il Paese che ha avuto più premi Nobel di tutti. In fondo alla classifica ci sono Giappone, Brasile, Portogallo, Polonia e Italia: meno cioccolato (meno di 5 chili) e meno premi Nobel. In Cina dove di cioccolato non se ne consuma per niente, non c'è stato nessun Premio Nobel. Intendiamoci, che una cosa correli con un'altra non vuol dire che ci sia un rapporto di causa effetto, ma qui una certa logica c'è visto che le proprietà del cioccolato sul cervello sono ben documentate. Ma c'è qualcosa che non torna e riguarda proprio la Svezia. Là il consumo di cioccolato è solo 6,4 chili per persona l’anno ma di premi Nobel ce ne sono stati pochi meno che in Svizzera. E su 23 Paesi quella della Svezia è l'unica bandierina fuori dalla «retta di regressione» (come chiamano gli statistici il rapporto tra due variabili). E poi: sappiamo che quanto più cioccolato si consuma in un certo Paese tanti più premi Nobel ci sono, ma quanto cioccolato abbia consumato ciascuno di quei premi Nobel — prima di essere premiato — non lo sa nessuno.
Dal 1901 al 2012 sono stati assegnati 553 premi Nobel a 835 persone (alcuni di loro hanno ricevuto più di un riconoscimento). Ecco i primi dieci Paesi (tra parentesi i Nobel assegnati):

1. Usa (338)

2. Regno Unito (119)

3. Germania (103)

4. Francia (59)

5. Svezia (29)

6. Svizzera (25)

7. Russia (23)

8. Canada (21)

9. Italia (20)

10. Olanda (19)

(Fonte: Corsera 29-10-2012)

 
START UP INNOVATIVE. PUBBLICATA LA LEGGE PDF Stampa E-mail

Finalmente per la prima volta in Italia c'è una legge dedicata a favorire la nascita di nuove imprese innovative. Pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 19 ottobre scorso (decreto legge 179/2012), il provvedimento prevede (dall'articolo 25 in poi) l'iter che dovranno seguire, giovani e meno giovani aspiranti imprenditori, per avviare nuove iniziative innovative. Le start up dovranno essere costituite da non più di 48 mesi, con un valore prodotto non superiore a 5 milioni. Per essere riconosciuta innovativa, un'impresa dovrà avere una quota di un terzo di spese in ricerca, almeno un terzo di personale con dottorato o con esperienza di ricerca certificata, avere o essere licenziataria di un brevetto. La start up riconosciuta innovativa avrà un trattamento agevolato per quattro anni. Un'impresa non è innovativa solo se opera nel mondo delle tecnologie avanzate, ma possono essere agevolate anche nuove imprese a forte innovazione sociale e ambientale. Essere innovativi significa avere accesso a numerosi vantaggi. Ma è necessario avere una minima dotazione finanziaria. Costi fissi, per quanto ridotti, sono quelli relativi alla costituzione della società, al commercialista, alla stesura del business plan, a eventuali selpress.com, consulenze esterne. Il tutto significa almeno 20-30mila euro, cui aggiungere eventuali costi per immobili e attrezzature specializzate.
Le agevolazioni previste dalla nuova legge sono molte. Detrazioni d'imposta del 19%, che possono salire al 25% nel caso di start up sociali o energetiche; deduzioni del 20-27% per le somme investite. Esonero dal pagamento delle operazioni burocratiche di avvio; ma anche esenzione dal reddito imponibile dell'assegnazione di strumenti finanziari e incentivi a soci e dipendenti (incentivi e stock option). Innovativo il regime lavorativo delle start up, che è stato una delle ragioni della lunghezza dei tempi dell'approvazione della legge. Il risultato raggiunto è che, in deroga alle normative nazionali del lavoro, si potrà assumere personale per quattro anni con un contratto a tempo determinato. Un anno in più rispetto a quanto previsto dalla legge Fornero, superato il quale si attua la conversione in contratto a tempo indeterminato. In cauda venenum, dicevano gli antichi. Il decreto è immediatamente operativo per le parti della semplificazione societaria e finanziaria. Ora si attendono entro 60 giorni le norme attuative da parte del ministero dell'Economia e di quello dello Sviluppo. Ma, come prevede il testo (articolo 29, comma 9), «l'efficacia della disposizione del presente articolo è subordinata, ai sensi dell'articolo 108, paragrafo 3, del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, all'autorizzazione della Commissione europea, richiesta a cura del ministero dello Sviluppo economico». Se il ministero avesse limitato il provvedimento alle piccole imprese l'incentivo fiscale sarebbe stato immediatamente operativo e automaticamente riconosciuto dall’Unione europea.
(Fonte: W. Passerini, La Stampa 29-10-2012)

 
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