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10 Dicembre
ABILITAZIONE SCIENTIFICA. IL CONSEGUIMENTO DELL’IDONEITÀ ACCADEMICA (HABILITATION) IN GERMANIA PDF Stampa E-mail

In Germania la cultura e l’istruzione, inclusi gli studi superiori, rientrano tradizionalmente nella competenza dei Länder che disciplinano autonomamente lo status giuridico ed economico del personale accademico. Ciononostante, un filo conduttore comune può essere individuato nelle tappe da percorrere per essere ammessi a una selezione per l’ottenimento di una cattedra. In Germania, e generalmente nell’area germanofona, un requisito imprescindibile per diventare professore universitario era rappresentato in passato dal conseguimento dell’idoneità accademica, cosiddetta Habilitation. Questo istituto affonda le sue radici nella storia medioevale, quando abilitare rappresentava il conferimento da parte di un’autorità ecclesiastica della licentia ubique docendi, cioè la facoltà di insegnare in tutta la cristianità. Attualmente la Habilitation presuppone il conseguimento del dottorato di ricerca e la dimostrazione della capacità di operare autonomamente nell’insegnamento e nella ricerca. Tale idoneità è comprovata dall’esperienza didattica già maturata in ambito universitario e da un’ampia gamma di pubblicazioni scientifiche e in particolare dalla “Habilitationsschrift”, cioè da un corposo studio monografico oggetto di valutazione da parte della commissione d’esame. Questa è tuttora la prassi nelle facoltà giuridiche e umanistiche, anche se in determinate discipline, come le scienze economiche e sociologiche, sta prendendo sempre più piede l’utilizzo di pubblicazioni cumulative in luogo di un lavoro monografico. Se il lavoro di abilitazione è valutato positivamente da tutti i referee, il candidato è ammesso alla discussione, che si concreta, secondo le facoltà, in un colloquio sul lavoro di abilitazione, oppure in una lezione universitaria dinanzi al Senato accademico in una seduta aperta al pubblico e in un conseguente colloquio scientifico.
Superata questa prova il candidato ottiene la facultas docendi per un certo numero di materie, comprovate da pubblicazioni scientifiche. In un momento successivo terrà una solenne lezione pubblica (Antrittsvorlesung) in cui gli verrà conferita la venia legendi, cioè il diritto/dovere di insegnare. Assumerà il titolo di Privatdozent (PD) che comporta l’obbligo di svolgere gratuitamente un determinato numero di ore di lezione all’università. Qualora tale obbligo didattico non possa essere assolto, il titolo sarà convertito in “Dr. Habil”.
Questo modello è stato oggetto di una controversa riforma: nel 2002 il legislatore federale ha introdotto le cosiddette “Juniorprofessuren”, cioè cattedre da assegnare mediante concorso a giovani ricercatori che avessero brillantemente concluso il dottorato di ricerca. Questo sistema prevedeva contratti a tempo determinato di tre anni rinnovabili una volta. Alla fine di questo periodo il professore junior che avesse ottenuto una valutazione positiva poteva concorrere per un posto di professore di ruolo.
Questa normativa federale che sostituiva il modello della Habilitation è stata dichiarata illegittima nel 2004 dal Tribunale costituzionale perché lesiva delle competenze dei Länder. Da allora è stato ripristinato il sistema della Habilitation, con il quale convive in singoli Länder il tenure track del professore junior. Una volta soddisfatti, con il conseguimento dell’idoneità accademica o mediante il percorso della Juniorprofessur, i requisiti per concorrere per una cattedra, si può partecipare a una valutazione comparativa con altri candidati presso un’università che bandisca un posto vacante. A tale scopo viene insediata una commissione giudicatrice che, previo esame dei candidati, redige una lista con una terna di nominativi che sottopone alla facoltà. Questa la inoltra al Rettore che la sottopone al Ministro competente a procedere alla nomina. Quest’ultimo di regola non si discosterà dalla graduatoria proposta, nominando il candidato primo classificato.
Una particolarità del sistema tedesco, volta a contrastare il localismo e il nepotismo dei singoli atenei, è rappresentata dal divieto di chiamata di un professore da parte dell’università di provenienza (Hausberufungsverbot), derogabile solo in situazioni eccezionali. Di regola lo status giuridico del professore universitario, analogamente a quanto previsto in Italia, è di diritto pubblico. Vari Länder prevedono però un limite di età per la nomina coincidente con il compimento del cinquantaduesimo anno. Oltre tale limite può comunque essere costituito un rapporto d’impiego di diritto privato.
(Fonte: C. Fraenkel Haeberle, il sussidiario.net 22-11-2012)

 
VQR E ABILITAZIONE SCIENTIFICA. NE PARLA SERGIO BENEDETTO DEL CONSIGLIO DIRETTIVO DELL’ANVUR PDF Stampa E-mail

La VQR e le procedure di abilitazione costituiscono una vera e propria rivoluzione per l’accademia italiana. Per la prima volta i professori ordinari sono sottoposti a una valutazione per far parte di commissioni di concorso e abilitazione, secondo il sacrosanto principio che il valutatore deve possedere almeno i requisiti di competenza e produttività scientifica dei valutati. Non si poteva pensare che tale meccanismo fosse indenne da critiche, che sono di due tipi. Quelle costruttive di chi crede nel principio della valutazione e punta a renderlo migliore e più efficace, e quelle di chi approfitta delle invitabili incertezze e difficoltà iniziali per tentare di affossare la valutazione e ritornare al passato. È opportuno notare che, insieme alle voci critiche che trovano spazio anche sui quotidiani nazionali, l’ANVUR riceve un incoraggiamento costante dai molti colleghi e, soprattutto, giovani ricercatori che hanno, come unica speranza di vedere riconosciuti i loro meriti, il consolidamento di meccanismi di valutazione.
Il principale obiettivo dell’ANVUR è di ricostituire, all’interno della comunità scientifica nazionale, la fiducia nel riconoscimento del merito, sia scientifico sia didattico e d’impegno nell’istituzione. Ad appena diciassette mesi dalla sua istituzione, l’ANVUR ha avviato il più cospicuo esercizio di valutazione della ricerca mai tentato nel nostro paese, coinvolgendo 450 esperti e 13.000 revisori nelle 14 aree disciplinari CUN, la VQR. Il processo è in pieno svolgimento, con una collaborazione proficua tra ANVUR, comunità scientifica, atenei, ed esperti e revisori; posto le basi per un processo di accreditamento degli atenei e dei corsi di studio incentrato sull’autovalutazione, in linea con il dettato dell’ENQA e con quanto si fa da anni in altri Paesi non solo europei; operato per attuare, in tempi ristrettissimi e ancora con il coinvolgimento della comunità scientifica, le procedure per l’abilitazione nazionale, cui hanno aderito accettando di essere valutati per l’inserimento nelle commissioni oltre 1.500 candidati stranieri.
(Fonte: S. Benedetto, intervista a cattolicanews.it 23-11-2012)

 
CLASSIFICA QS BEST STUDENT CITIES PDF Stampa E-mail
Milano, Parigi, Londra, Boston, Melbourne, Vienna, sono città diverse tra loro per lingua, cultura, cucina. Ma con una caratteristica comune: sono tutte “capitali” universitarie. Quelle più a misura di studente. Sicure, cosmopolite, con gli atenei più prestigiosi, una gran varietà di corsi di laurea, un rapporto in genere ragionevole tra costo e qualità della vita, efficienti infrastrutture accademiche e urbane. Tra le più organizzate al mondo e capaci soprattutto di offrire ottimi sbocchi occupazionali ai neo-laureati. Premiate anche dalla QS Best student cities, la classifica delle migliori città universitarie del pianeta, pubblicata di recente dal QS World University Ranking. Che nella sua top 50 indica anche altre città come Sydney, Zurigo, seguita da Dublino e Berlino. E infine Montreal. Tutte nelle prime dieci posizioni. Unica città italiana presa in considerazione, ma al ventunesimo posto: Milano.
(Fonte: R.it Economia&Finanza 19-11-2012)
 
IN QUALI ATENEI LE MIGLIORI FACOLTÀ DI INGEGNERIA (ATENEI STATALI 2012) PDF Stampa E-mail

Ranking di CENSIS Servizi. Per informazioni sui criteri.

7th - MODENA - REGGIO EMILIA

Rating: AAA

Produttività: 108 – Didattica: 83 – Ricerca: 97 – Rapporti: 85

6th - BOLOGNA

Rating: AAA

Produttività: 94 – Didattica: 91 – Ricerca: 97 – Rapporti: 102

5th - PAVIA

Rating: AAA

Produttività: 108 – Didattica: 89 – Ricerca: 107 – Rapporti: 82

4th - TRENTO

Rating: AAA

Produttività: 90 – Didattica: 87 – Ricerca: 110 – Rapporti: 101

3rd - GENOVA

Rating: AAA

Produttività: 106 – Didattica: 95 – Ricerca: 93 – Rapporti: 96

2nd - TORINO – POLITECNICO

Rating: AAA

Produttività: 102 – Didattica: 89 – Ricerca: 97 – Rapporti: 106

1st - MILANO – POLITECNICO

Rating: AAA

Produttività: 110 – Didattica: 96 – Ricerca: 88 – Rapporti: 110
(Fonte: CENSIS e sevenhits 03-12-2012)

 
ALLARME PER L’UNIVERSITÀ PUBBLICA DEL PRESIDENTE DELLA CRUI PDF Stampa E-mail
Il professor Marco Mancini, presidente della Conferenza dei rettori delle università italiane, ha scritto un appassionato quanto accorato articolo sulle buie prospettive delle università italiane. Sono anni che si tagliano risorse con il risultato di avere meno “personale, docenti più anziani, meno studenti”. Pesanti le riduzioni di risorse negli ultimi anni, effettuate dall’ex ministro Tremonti: dai 7 miliardi e 500 milioni del 2009 (a tanto ammontava il Fondo per le Università) si è passati a 7 miliardi del 2012 e per il prossimo anno è prevista un’ ulteriore diminuzione fino a 6,5 miliardi. Il calo sul 2012 è del 6% e sul 2009 è del 13%. “Una vera e propria catastrofe per il sistema universitario” già colpito da altri precedenti tagli che vanno dalle borse di studio, ai fondi per la ricerca, all’acquisto di materiale e di attrezzature. E c’è un dato impressionante: il 95% delle risorse disponibili va per il pagamento del personale; con il restante 5%, pertanto, si devono affrontare i servizi, le infrastrutture per la ricerca e per la didattica. E gli organici non sono di certo sopra dimensionati: i ricercatori, rapportati alla popolazione sono il 3,7% (media Ocse 7,6%) e i docenti in soli quattro anni sono diminuiti del 10%. I tagli cosiddetti lineari determinano solo danni: occorre stabilire delle priorità, come ha magistralmente sottolineato il presidente Napolitano agli stati generali della cultura che si sono tenuti a Roma.
(Fonte: O. Massolo, tusciaweb.eu 20-11-2012)
 
FINANZIAMENTI E MERITOCRAZIA PDF Stampa E-mail

Laurea eccellente, stage all'estero, dottorato, assegno di ricerca, pubblicazioni internazionali che inorgogliscono: tutto vano se dopo un percorso di precariato, che dura caparbiamente e con grandi sacrifici 4-5 se non 8-10 anni, alla fine non c'è nulla. Nulla vuol dire proprio nulla, o un altro anno di precariato. I migliori, specie se formati in una logica di competitività internazionale, sono catturati dalla concorrenza estera, laddove vi sono per la ricerca risorse doppie rispetto a quelle italiane, con il salario di un ricercatore francese, tedesco, olandese al livello iniziale che è superiore a quello di un professore associato in Italia.
Una generazione, dunque, che si sta perdendo. Un danno per l'Italia, immenso, messo in evidenza confrontando i dati su finanziamenti, numero dei ricercatori e retribuzione nei Paesi europei di dimensioni simili alle nostre: finanziamenti e numero di ricercatori pari al 40% in meno rispetto ai grandi Paesi europei. Pochi fondi alla ricerca? Come meravigliarsi se poi l'Italia è l'unico grande Paese con saldo fortemente negativo (-12%) nella mobilità dei ricercatori, attratti negli Stati Uniti, in Svizzera, in Inghilterra, in Francia? Un bel regalo alla concorrenza estera. Non bisogna tuttavia rassegnarsi e ognuno di noi deve chiedersi, partendo dal ruolo che ricopre, che cosa può e deve fare. Il sistema universitario italiano solo ora e con molte resistenze sta definendo in termini oggettivi il "merito scientifico". Se non si declina in termini internazionali il merito, tutto e tutti sono uniformati a un egualitarismo di mediocrità, il che è l'opposto di una giusta meritocrazia. Nel contesto internazionale solo il vaglio da parte della comunità scientifica - per esempio le citazioni del risultato, che così è stato controllato - permette di ritenere che una ricerca costituisca un passo avanti nella conoscenza.
(Fonte: L. Frati, IlSole24Ore 02-12-2012)

 
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