Home 2012 31 Dicembre
31 Dicembre
UFFICI JOB PLACEMENT NELLE UNIVERSITÀ PDF Stampa E-mail
Ottantacinque università si sono dotate di un ufficio per accompagnare i neolaureati. Una parte in espansione nel favorire l'incontro tra domanda e offerta di lavoro è svolta dagli uffici job placement delle università che si occupano di creare un primo contatto tra i propri laureati e le aziende del territorio. Con attività di supporto che spaziano dalle banche dati, dove gli studenti possono consultare gli annunci pubblicati dalle aziende, fino al servizio di consulenza in fase di scrittura del curriculum. Il placement universitario. A oggi sono 85 gli istituti sul territorio italiano dotati di un proprio ufficio placement. «A livello di sistema paese si tratta di una pratica molto giovane che risale a circa sette anni fa, sulla scia dell'esempio dei paesi anglosassoni che hanno svolto il ruolo di apripista in quanto dotati di un sistema universitario che nasce in raccordo con le imprese», spiega T. Aiello, ceo di una società che opera nel campo dei servizi di placement per le università. Un settore che si è fatto piuttosto competitivo e in cui la differenza si gioca sui servizi offerti. «Oggi le aziende chiedono agli uffici placement di poter entrare in contatto con laureati target, cioè in possesso di determinati requisiti, tutto l'anno». Alle università quindi le imprese chiedono di operare un pre-screening dei profili, con la possibilità di fare employer branding e attività di comunicazione mirata tramite piccoli eventi dedicati a un determinato tipo di utenti filtrato dall'ufficio placement. «Le università – conclude - si sono rese conto che il vantaggio competitivo sta nella capacità di spingere le aziende a reclutare gli studenti nel proprio ateneo. Ad esempio, lanciando iniziative riservate ai dottori di ricerca o a un target femminile … occorrerebbe uno sforzo maggiore per portare il placement anche nella scuola superiore per permettere ai diplomati di effettuare una scelta il più consapevole possibile in vista dell'università».
(Fonte: ItaliaOggi Sette 11-12-2012)
 
MEDICINA UMANA E MEDICINA VETERINARIA. APPROCCIO UNIFICATO PER MIGLIORARE LA SALUTE GLOBALE PDF Stampa E-mail

Il 13 ottobre è stato siglato a Bangkok un Mou, memorandum of understanding (memoria d’intesa), secondo il quale dovranno convergere in un'unica disciplina la medicina umana e la medicina veterinaria. Lo hanno firmato la World Medical Association (Wma) e la World Veterinary Association (Wva), citando in premessa la collaborazione con organismi internazionali variamente collegati alle Nazioni Unite: dall'Oms al Wto, passando per la Fao, l'Oie (Associazione mondiale della salute degli animali) e il Codex Alimentarius. L'accordo suggella un impegno a «collaborare al concetto di un'unica salute, che consiste in un approccio unificato alla medicina umana e veterinaria per migliorare la Salute Globale» (le maiuscole sono nel testo originale). Non si tratta, dunque, di uno scambio di dati ma dell'adozione di un metodo unificato e olistico per la ricerca e la cura, con l'intento di creare degli standard uguali per tutti gli organismi viventi: uomo, animale e vegetale.
Lo scopo è di promuovere la salute e il benessere, e garantire la sicurezza: motivazioni che costituiscono le fondamentali ragioni d'essere dell'Oms e, con l'aggiunta dello scopo della pace, di tutte le agenzie e gli addentellati delle Nazioni Unite.
Di questo accordo si trovano notizie solo sul sito One Health Iniziative (Iniziativa Una-salute), da cui si impara anche che Una-salute è il compimento di un'azione portata avanti da un team che già nel 2010 a Princeton aveva istituito un corso universitario avente per oggetto la fusione della medicina umana con quella veterinaria.
(Fonte: A. Nucci, italiaoggi.it 11-12-2012)

 
ONE HEALTH INITIATIVE WILL UNITE HUMAN AND VETERINARY MEDICINE PDF Stampa E-mail

The One Health Initiative is a movement to forge co-equal, all inclusive collaborations between physicians, osteopaths, veterinarians, dentists, nurses and other scientific-health and environmentally related disciplines, including the American Medical Association, American Veterinary Medical Association, the American Society of Tropical Medicine and Hygiene, the Centers for Disease Control and Prevention (CDC), the United States Department of Agriculture (USDA), and the U.S. National Environmental Health Association (NEHA). Additionally, more than 600 prominent scientists, physicians and veterinarians worldwide have endorsed the initiative.
About the One Health Initiative
The One Health concept is a worldwide strategy for expanding interdisciplinary collaborations and communications in all aspects of health care for humans, animals and the environment. The synergism achieved will advance health care for the 21st century and beyond by accelerating biomedical research discoveries, enhancing public health efficacy, expeditiously expanding the scientific knowledge base, and improving medical education and clinical care. When properly implemented, it will help protect and save untold millions of lives in our present and future generations.
(Fonte: http://www.onehealthinitiative.com/about.php)

 
L’IMPRESA INNOVATIVA, STARTUP PDF Stampa E-mail
Per la prima volta, nell'ordinamento italiano viene introdotta la definizione di impresa innovativa (startup) e sono stabilite agevolazioni fiscali esemplificazioni che toccano tutte le fasi del ciclo di vita di una startup, dalla nascita alla fase dl sviluppo, fino alla sua eventuale chiusura. Quello delle startup è stato il capitolo del decreto sviluppo bis più chiacchierato, in rete e non solo. A sollevare perplessità la definizione dl startup ritoccata e migliorata nel suo passaggio parlamentare in modo da essere più inclusiva. Apprezzata la scelta dell'autocertificazione per startup e incubatori, una scelta antiburocratica e di trasparenza, le misure per incentivare la raccolta di capitale, una disciplina speciale per i rapporti di lavoro. Più in generale è stato però salutato positivamente un impianto legislativo che ha voluto capire, prima che regolare, un mercato emergente come quello dei nuovi imprenditori innovatori. Gli emendamenti approvati hanno esteso il perimetro delle nuove aziende che possono essere ammesse ad agevolazioni e semplificazioni. In base al testo approvato con startup s’intende una società di capitali che opera principalmente in Italia, non quotata, costituita da non più di quattro anni e che registra un valore della produzione inferiore ai 5milioni di euro. La maggioranza del capitale deve essere detenuta da persone fisiche (almeno per due anni) e deve avere come oggetto sociale prevalente (e non esclusivo) lo sviluppo di prodotti innovativi. Per essere considerate startup devono inoltre avere almeno uno di questi requisiti: destinare almeno il 20% (prima era il 30%) delle spese In ricerca e sviluppo; impiegare almeno per un terzo della forza lavoro ricercatori, dottori o dottorandi; essere titolari, licenziatari di un brevetto (o quantomeno aver presentato domanda di registrazione).
(Fonte: IlSole24Ore 14-12-2012)
 
CONVENZIONE QUADRO ENTI DI RICERCA E UNIVERSITÀ. OSSERVAZIONI DI PARTE SINDACALE PDF Stampa E-mail
La convenzione quadro tra enti di ricerca e università finalizzata a favorire lo scambio tra ricercatori e docenti rappresenta certamente una opportunità per rendere più omogeneo il lavoro all'interno di istituzioni non semplicemente confinanti ma in moltissimi casi intrecciate nelle attività e nelle finalità. Abbiamo però alcune osservazioni da fare circa i contenuti del testo che riteniamo passibili di rilevanti miglioramenti. Riteniamo, innanzitutto, che sia un errore grave aver limitato questa opportunità agli enti di ricerca vigilati dal MIUR. Si continua a perpetrare una politica di governo degli Epr antistorica nata dall'equivoco di aver limitato la previsione dell'autonomia statutaria ex articolo 9 della legge 168/89 a quelle istituzioni che avevano un rapporto con il MIUR. La cosiddetta strumentalità degli enti vigilati da altri Ministeri non può rappresentare la giustificazione per spaccare a metà la seconda rete di ricerca arrivando anche a stabilire una gerarchia professionale tra il personale dei diversi enti. La natura terza dei soggetti vigilanti, la necessità di un forte autogoverno e di una reale autonomia è, infatti, patrimonio di tutti gli enti perché esigenze connaturate all'attività di ricerca che essi svolgono. Basti pensare alle funzioni dell'Istat rispetto al sistema Eurostat che richiedono una fortissima indipendenza dal Governo pretesa dalla normativa Europea. Oppure alle funzioni dell'Istituto superiore di Sanità per il ruolo che svolge, oppure all'Ispra sulla delicatissima materia della sicurezza ambientale – vedi da ultimo il caso Ilva - o alle tematiche della sicurezza sul lavoro dell'Ispesl recentemente accorpato nell'Inail. Ancora più paradossale, in questo contesto, la collocazione dell'ENEA “laterale” rispetto a interi progetti di ricerca finanziati con bandi MIUR che rientrano nella sua missione con grave danno per l'Ente e i suoi ricercatori. Ma lo stesso può dirsi per l'attività di ricerca sociale che l'ISFOL svolge in materia di formazione e lavoro non casualmente bloccata dal precedente governo. E potremmo continuare. In tutti questi enti esiste una forte attività funzionale di “monitoraggio” e “intervento sul campo” ma sempre fondata su presupposti di autonomia e indipendenza dal decisore politico. Allo stesso tempo quest’attività convive con la ricerca anzi ad essa attinge alimentandola allo stesso tempo.
(Fonte: lettera flc/cgil 14-12-2012)
 
RIFORMA UNIVERSITARIA. CRITICA A UN PROGRAMMA DI RIFORMA PDF Stampa E-mail

Il "Programma riforma università" proposto sul sito noisefromamerika.org alcune settimane or sono contiene molti suggerimenti condivisibili, anche se il taglio liberista viene in qualche occasione tradito da proposte dirigiste.  Va rilevata l'assenza di idee sulla necessità di cambiare il tipo di governo delle università, oggi del tipo democratico-corporativo, del tutto inefficiente se - come viene suggerito - dovesse gestire una completa autonomia nel reclutamento dei docenti e dei loro livelli di stipendio.
Il “Programma riforma università" proposto è molto dettagliato: dopo un’introduzione di carattere generale, nella quale si fa un’analisi dei problemi universitari, e si tracciano le linee generali sulle quali muoversi, in tre diversi successivi capitoli sono indicati i provvedimenti auspicabili, divisi per scadenze temporali.  Mi sono addentrato nello studio di questo programma e qui di seguito riporto alcune mie considerazioni, da quanto è scritto nella parte dedicata a tracciare le linee generali di tendenza. In questo link il seguito del testo completo.
(Fonte: R. Nicoletti, noisefromamerika.org 16-12-2012)

 
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