Home 2013 11 febbraio 11 Febbraio VARIE. UNIVERSITÀ. ANALISI E PROPOSTE PER MIGLIORARE LE REGOLE DEL SISTEMA
VARIE. UNIVERSITÀ. ANALISI E PROPOSTE PER MIGLIORARE LE REGOLE DEL SISTEMA PDF Stampa E-mail

L'università italiana offre un servizio fondamentale in un'economia moderna: per questo occorre prendere ogni misura per garantirle adeguata dotazione finanziaria e assicurarsi che le risorse siano impiegate nel modo migliore possibile. L'emigrazione intellettuale è sintomo di una malattia che si chiama “cronica insufficienza in ricerca e sviluppo” e “svilimento del sistema di educazione superiore". Il sistema educativo deve quindi essere finanziato adeguatamente, ma prima ancora occorre fare in modo che scuole e università utilizzino le risorse a disposizione nel modo migliore. E' necessario reingegnerizzare una serie di aspetti normativi dei sistemi universitario e di ricerca italiani al fine di migliorarne la capacità di competere a livello internazionale. Esiste tuttavia una grande variabilità nella qualità dei laureati, sia tra corsi di laurea, sia tra sedi universitarie, ma in molte occasioni (in particolare nei concorsi pubblici) queste differenze non sono né misurate, né prese in considerazione. Dal punto di vista didattico, l'università italiana si caratterizza per produrre un basso numero di laureati e per un elevato tasso di abbandoni. L'incidenza dei laureati sulla popolazione attiva (15-64 anni) è pari al 13,1% (contro una media europea del 23,6%), mentre nella fascia 30-34 anni la percentuale sale al 20,3% per l'Italia e il 34,6% per l'UE27. Allo stesso modo, la quota di italiani che hanno abbandonato l'educazione formale pur essendosi iscritti (18,6%) è nettamente superiore alla media europea (14,4%). Tale gap formativo è solo in parte imputabile all'inadeguatezza dei finanziamenti. Infatti
l'Italia spende per l'università meno della media europea (lo 0,86% del Pil contro una media dell'1,22%) ma più di Paesi come il Regno Unito (0,81%) e il Giappone (0,72%) che ottengono risultati migliori. La spesa per studente appare bassa, ma se si escludono i fuori corso il nostro paese risale molte posizioni in classifica. Nel passato gli aumenti nella dotazione finanziaria delle università si sono tradotti generalmente in maggiore spesa per il personale senza produrre miglioramenti significativi nella qualità dell'educazione o della ricerca.
Il principale problema dell'università italiana è lo scarso peso che il merito - sia nella didattica, sia nella ricerca - riveste nell'allocazione dei finanziamenti a favore di individui e dipartimenti.
Per migliorare le regole del sistema, sia nella ricerca sia nella didattica, Fare per Fermare il declino ritiene che la chiave possa essere rappresentata dalla riforma della governance della ricerca e del suo finanziamento. Chiavi di questa strategia sono 1) un corretto e ampio uso della peer-review, 2) un’efficace gestione del conflitto d’interesse, 3) l’introduzione di meccanismi di finanziamento delle università basati sulla competizione e sulla selezione dal basso, 4) l’applicazione di appropriati interventi sui meccanismi dei bandi di ricerca, sull’internazionalizzazione dei dottorati di ricerca, sui sistemi di chiamata dei professori e, infine, sul progressivo aumento del finanziamento per la ricerca. Il tutto andrà attuato tenendo conto che vi sono specificità che differenziano gli interventi per le materie scientifiche e quelle umanistiche.
(Fonte: Fare per Fermare il declino 31_01-2013)