Home 2013 11 febbraio 11 Febbraio VARIE. MASTER. L’UNIVERSO DEI MASTER UNIVERSITARI E NON
VARIE. MASTER. L’UNIVERSO DEI MASTER UNIVERSITARI E NON PDF Stampa E-mail

Abbiamo nell’universo ‘master’ una sorta di polarizzazione tra due realtà: i master universitari e quelli non-universitari, con inevitabili confusioni e possibilità di inganno. Quelli universitari dovrebbero dare la certezza di una qualità certificata e una serietà nella organizzazione e nel curriculum che riflette il prestigio e il livello qualitativo delle singole università e dei loro docenti. Tuttavia questi master non sempre sono connessi in modo organico al mondo lavorativo e a volte (specie in ambito umanistico) rispondono prevalentemente a esigenze disciplinari interne al mondo accademico; inoltre – a causa di un’assenza di riorganizzazione normativa – si sovrappongono in maniera poco chiara a tutti gli altri titoli che le università rilasciano. Infatti, avendo i master la duplice funzione di “perfezionamento scientifico” e/o di qualificazione professionale, si sovrappongono in parte ai corsi di dottorato, a quelli specializzazione e ai diplomi di perfezionamento di vario tipo che – secondo la normativa italiana – possono essere rilasciati dalle università italiane (vedi il sito sul quadro dei titoli italiani), sicché essi più che distinguersi per le finalità o le figure che formano, finiscono per essere diversi dagli altri titoli solo per le specifiche normative e i regolamenti che li reggono, in quanto dalla normativa esistente si può solo ‘desumere’ una loro differente finalizzazione (come ha rilevato la ricerca condotta da AlmaLaurea nel 2010). Di contro i master non universitari sono, nei casi virtuosi (lasciando da parte quelli truffaldini e ingannevoli), espressione diretta del mondo del lavoro, delle professioni o delle stesse aziende e quindi incanalano i propri studenti verso uno sbocco occupazionale ben definito e che dà una qualche garanzia di ‘placement’, visto che sono gli stessi interessati che programmano questi master, anche in base alle proprie esigenze occupazionali. È in questo caso quasi sempre del tutto escluso il fine del “perfezionamento scientifico”, a favore dello sbocco lavorativo.
Sarebbe necessario un ripensamento della normativa esistente (o ‘inesistente’) sui master universitari, che ponga anche un limite e fornisca un quadro complessivo e semplificatore rispetto al contesto normativo “frammentario e talvolta di difficile comprensione” (sono parole della citata ricerca di AlmaLaurea) che è venuto a stratificarsi negli ultimi anni; e ciò allo scopo di evitare che la giungla dei master organizzati al di fuori dell’università e dell’AFAM possa divenire una truffa per studenti e famiglie. E’ infine necessario approntare strumenti normativi e organizzativi affinché la cogestione dei master tra università e soggetti privati possa effettivamente realizzarsi senza gli ostacoli burocratici.
(Fonte: F.Coniglione, roars 03-01-2013)