Home 2013 11 febbraio 11 Febbraio VARIE. ISTRUZIONE. RIPENSARLA PER IL FUTURO DEL PAESE
VARIE. ISTRUZIONE. RIPENSARLA PER IL FUTURO DEL PAESE PDF Stampa E-mail

Come avrebbe potuto riprendersi e realizzare il “miracolo economico” un’Italia devastata dalla seconda guerra mondiale e immersa nella cultura contadina, senza l’esplosione della voglia di fare, della creatività che caratterizzò quegli anni? Nessun piano Marshall sarebbe bastato.
Si parla continuamente di futuro, ma il futuro sono i giovani ai quali, invece di offrire progetti capaci di suscitare interesse e anche entusiasmo, si riservano epiteti come “bamboccioni”, “sfigati” o “choosy”, come se questi difetti non fossero quelli della società vuota di valori in cui li abbiamo messi. Prendiamo il caso dell’istruzione, di cui molti non vogliono parlare perché è un tema “noioso”. Le agende elettorali, nello scarso spazio che gli concedono, sono desolanti fotocopie su cui domina il mantra di un vacuo managerialismo. “I numeri da cambiare”, è intitolato uno dei più corposi documenti prodotti in materia. Quale curioso ossimoro declinare la “società della conoscenza” in termini di numeri! Qui, altro che numeri, si tratta di definire i contenuti di un’istruzione capace di formare una generazione che faccia restare il paese sulla scena mondiale. Allora si capisce che la vera questione è che ruolo pensare per il futuro del paese. Forse non vi è molto futuro in una competizione con i paesi asiatici nel produrre magliette e sarebbe meglio puntare su una cultura tecnologica avanzata che permetta di avere un ruolo nella riorganizzazione dell’ambiente, delle comunicazioni, dell’energia nei paesi emergenti. Ma, se così è, l’istruzione va pensata nei termini di qualificazioni elevate e la ricerca va pensata in grande, non riducendo le università a centri studio per la piccola e media impresa. Invece, siamo impantanati tra ricette tecnocratiche numerologiche, o che surrogano l’assenza di idee con le agende digitali, e la demagogia delle scuole come “centri civici”. La “spending review” nella sanità e nell’istruzione ha indicato dove conduca l’assenza di progetti: a penalizzare indistintamente centri di eccellenza e realtà mediocri, perché i criteri puramente statistici sono ciechi e astratti.
(Fonte: G. Israel, Il Messaggero 30-01-2013)