Home 2013 11 febbraio 11 Febbraio USA. NELLE UNIVERSITÀ TEST PIÙ DIFFICILI PER GLI ASIATICI
USA. NELLE UNIVERSITÀ TEST PIÙ DIFFICILI PER GLI ASIATICI PDF Stampa E-mail

Per i ragazzi di origine asiatica è più difficile entrare nelle università americane. C'è chi dice: fino a tre volte più difficile. Qualche anno fa era un pettegolezzo che circolava nelle alte sfere dell'accademia: dove il presidente di Harvard Larry Summers scherzava che se non avessero usato due pesi e due misure - una media più alta per gli asiatici e una (molto?) più bassa per i bianchi - non sarebbe rimasto più un solo studente bianco americano in tutta Harvard.
Ora questa discriminazione è un fatto riconosciuto - sulla stampa, sui blog, nel corpo accademico - anche se non ufficialmente ammesso. E come potrebbe? Equivarrebbe a dire che per avere la certezza di conservare una maggioranza di studenti bianchi nelle università dell'Ivy League, questi dovrebbero godere per legge di un'umiliante quota, come le «minoranze etniche svantaggiate» dei neri e degli ispanici. I dati parlano chiaro. Dal 1965 in poi, una legge sull'immigrazione ha facilitato l'accesso agli Stati Uniti di indiani, taiwanesi e sud coreani particolarmente brillanti. Ora i figli di questi asiatici occupano dal 12 al 18 per cento del corpo studentesco nelle università dell'Ivy League, ma, di fatto, una percentuale molto più alta - dal 40 al 70 per cento - nelle scuole pubbliche di maggior prestigio, come il liceo Stuyvesant e il Bronx Science di New York. Insospettiti da questi dati nel 2009 i sociologi Thomas J. Espenshade e Alexandria Walton Radford, hanno studiato 9 mila casi riscontrando che i bianchi hanno tre volte più possibilità degli asiatici di essere ammessi a Harvard, Princeton o Yale.
(Fonte: L. Manera, CorSera 04-01-2013)