Home 2013 11 febbraio 11 Febbraio RIFORMA UNIVERSITARIA. CRITICHE E PROPOSTE
RIFORMA UNIVERSITARIA. CRITICHE E PROPOSTE PDF Stampa E-mail

L'università andava indubbiamente riformata. Ma si poteva farlo in modo molto più razionale intervenendo incisivamente su singoli punti come il reclutamento e la valutazione della produzione scientifica. Si è proceduto invece cambiando tutto in un clima caotico e affannoso, dai concorsi alla governance universitaria e a tutte le strutture portanti degli atenei italiani. Mi limito a un esempio: le abilitazioni nazionali per i docenti di prima e seconda fascia. Il MIUR non è in grado a distanza di mesi di concludere la procedura per l'estrazione delle commissioni che dovrebbe essere effettuata sulla base sostanzialmente automatica di un algoritmo. Per non parlare dei criteri di accesso.
I commissari avrebbero dovuto originariamente essere valutati sulla base di tre indicatori, fra l'altro sin da subito molto criticati e certamente dubbi se commisurati ai parametri internazionali. In ogni caso i tre indicatori avrebbero dovuto, quantomeno inizialmente, funzionare in maniera sinergica.
In realtà ora basta averne superato uno soltanto su tre per accedere alla soglia del giudizio per i candidati-abilitandi, e così pure per i candidati-commissari. Questo significa un accesso generalizzato alle valutazioni che cancella ogni possibilità di discrimine, per quanto rozzo possa essere il filtro, tra coloro che hanno lavorato, e coloro che invece non lo hanno fatto. Le commissioni insediate con questa procedura si troveranno a valutare ciascuna centinaia e centinaia di candidati, senza aver la minima possibilità e il tempo necessario per fornire un giudizio adeguato sui titoli di un candidato.
Nell'immediato, senza voler ritessere tutta la tela, si potrebbero inseguire pochi chiari obiettivi che prefigurino una più generale inversione di tendenza: a) il finanziamento adeguato della ricerca fondato su una chiara valutazione di quali siano i settori trainanti che devono essere messi nella condizione di reggere la concorrenza internazionale; b) un finanziamento altrettanto adeguato della valutazione che orienti il processo di cui sopra; c) la determinazione di criteri molto selettivi per il reclutamento che privilegino i settori di eccellenza con l'intento di limitare così anche la «fuga dei cervelli».
(Fonte: F. Vercellone, La Stampa 15-01-2013)