Home 2013 11 febbraio 11 Febbraio RICERCA ED ECONOMIA DELLA CONOSCENZA
RICERCA ED ECONOMIA DELLA CONOSCENZA PDF Stampa E-mail

Nei confronti internazionali le cifre parlano chiaro: ancora nel 2011 l’Italia investe in Ricerca poco più dell’1% del Pil, un dato pari a circa la metà di quello della media europea (UE27) e meno della metà della media OCSE, mentre la spesa attribuita alle imprese è di poco superiore allo 0,5% del Pil, con ciò segnando una distanza ancora più forte (quattro volte circa) sia dalla media UE sia da quella OCSE (3 volte circa). La politica dovrebbe trovare la forza e la convinzione per definire il necessario calibro di intervento pubblico. Deve essere chiaro che non si tratta di una scelta a priori statalista e contro la libera manifestazione dell’iniziativa privata, ma “semplicemente” occorre prendere atto che se per affrontare questa nostra specifica crisi, se partendo dalle situazioni date, dovessimo attendere che la nostra iniziativa privata, ancorché incentivata finanziariamente, possa raggiungere i livelli di risorse impegnate nel sistema dell’innovazione degli altri paesi nostri partner europei, dovremmo attendere ormai – ammesso che possa partire - alcuni decenni, anche se nel frattempo gli altri stessero fermi. I recenti dibattiti sulla produttività del lavoro hanno evidenziato l’ovvia considerazione che rispetto alla mobilità e alla flessibilità, altri sono al giorno d’oggi i fattori che spingono verso la crescita della produttività del lavoro e tra questi in primo piano occorre collocare la capacità scientifico-tecnologica, la capacità di produrre prodotti/servizi tecnologicamente avanzati e come tali a maggiore valore aggiunto. Affidare questa esigenza di innovazione ad un sistema produttivo arretrato non può logicamente produrre un risultato complessivo molto differente dalla situazione di partenza. E se l’incentivo alle spese di ricerca del sistema delle imprese non può invertire da solo questa situazione, come ormai dimostrano la storia e varie analisi specifiche, occorre ricorrere al patrimonio delle conoscenze scientifiche e tecnologiche del sistema pubblico, non solo agevolando i rapporti con le imprese, ma anche e soprattutto domandando a tale sistema di esprimere una capacità di partecipazione, di iniziativa e propositiva e sostenendo politicamente questi impegni.
(Fonte: D. Palma, it.rimagina.com 29-01-2013)