Home 2013 11 febbraio 11 Febbraio RICERCA DI BASE. Il VALORE AGGIUNTO
RICERCA DI BASE. Il VALORE AGGIUNTO PDF Stampa E-mail

I principi primi del senso del finanziamento della ricerca fondamentale da parte dello Stato devono essere ridiscussi in maniera aperta per convincere l’opinione pubblica che la spesa in ricerca non è un costo, ma il migliore investimento per le nuove generazioni. In proposito vale una citazione tratta da una prolusione di Sheldon Glashow, premio Nobel per la fisica nel 1979, in cui è spiegato molto chiaramente il ruolo della ricerca fondamentale: «La scienza fornisce la possibilità di comprendere razionalmente il nostro ruolo nell’universo e può rimpiazzare le superstizioni che tante distruzioni hanno prodotto nel passato. Ci sono delle scienze che portano benefici di carattere generale, piuttosto che vantaggi specifici a prodotti individuali. L’eventuale ritorno economico di queste ricerche non può essere ascritto a una singola impresa o imprenditore. Questa è la ragione per la quale la ricerca pura è finanziata dai governi senza tener conto dell’immediato interesse commerciale dei risultati. Il finanziamento governativo della ricerca di base, non indirizzata a finalità immediate, deve continuare se si vogliono ottenere ulteriori progressi». Quale può essere il valore aggiunto della ricerca fondamentale per un paese come l’Italia, in cui le piccole, medie e recentemente anche grandi imprese ad alto tasso tecnologico stanno scomparendo? Bisogna ribaltare la domanda iniziale e chiederci se è possibile che un paese come l’Italia possa produrre solo prodotti a bassa intensità tecnologica, o puntare sul terziario e il turismo lasciando da parte ogni altra velleità. La ricerca dell’arricchimento facile non porta da nessuna parte: la crisi economica, di questi tempi, lo rammenta tutti i giorni.
(Fonte: F. Sylos Labini, roars.it 26-01-2013)