RICERCA. FOLLIA METTERE UN TETTO AI PROGETTI CHE UNA UNIVERSITÀ PUÒ PROPORRE |
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Dalle altre parti non funziona così - afferma Salvatore Settis -. Mettere un tetto ai progetti che una università può proporre, è una pazzia. A nessuno verrebbe mai in mente, in America, di stabilire che Yale o Princeton possono avere al massimo 41 o 76 progetti perché poi bisogna finanziarne 12 di un ateneo dell'Oregon e 16 di uno dell'Arkansas. Se paradossalmente meritassero di fare bottino pieno farebbero bottino pieno. Contano solo le eccellenze. I migliori vincono. Punto». «L'Italia sta facendo l'esatto contrario di quanto facciamo in Europa» - ribadisce -. «L'Erc ha avuto un successo enorme distribuendo 7 miliardi e mezzo in sette anni proprio perché non ha mai sacrificato e non sacrificherà mai un solo progetto alle esigenze distributive». Per capirci: fermo restando che ogni università nostrana, anche nella più sperduta delle balze prealpine o del Sud profondo può ospitare giovani straordinari che magari hanno intuizioni straordinarie da sviluppare, ha senso stabilire a priori che la Sissa di Trieste può preselezionare al massimo 11 progetti e l'«Aldo Moro» di Bari 33 oppure la scuola superiore Sant'Anna di Pisa 5 e l'Università del Molise 6 e la «Insubria» varesina 8? Siamo sicuri che dietro questa logica più che l'obiettivo di dare spazio alle eccellenze non ci sia quello di spartire una povera pagnotta rinsecchita dando una briciola a testa? |