Home 2013 11 febbraio 11 Febbraio RICERCA. FOLLIA METTERE UN TETTO AI PROGETTI CHE UNA UNIVERSITÀ PUÒ PROPORRE
RICERCA. FOLLIA METTERE UN TETTO AI PROGETTI CHE UNA UNIVERSITÀ PUÒ PROPORRE PDF Stampa E-mail

Dalle altre parti non funziona così - afferma Salvatore Settis -. Mettere un tetto ai progetti che una università può proporre, è una pazzia. A nessuno verrebbe mai in mente, in America, di stabilire che Yale o Princeton possono avere al massimo 41 o 76 progetti perché poi bisogna finanziarne 12 di un ateneo dell'Oregon e 16 di uno dell'Arkansas. Se paradossalmente meritassero di fare bottino pieno farebbero bottino pieno. Contano solo le eccellenze. I migliori vincono. Punto». «L'Italia sta facendo l'esatto contrario di quanto facciamo in Europa» - ribadisce -. «L'Erc ha avuto un successo enorme distribuendo 7 miliardi e mezzo in sette anni proprio perché non ha mai sacrificato e non sacrificherà mai un solo progetto alle esigenze distributive». Per capirci: fermo restando che ogni università nostrana, anche nella più sperduta delle balze prealpine o del Sud profondo può ospitare giovani straordinari che magari hanno intuizioni straordinarie da sviluppare, ha senso stabilire a priori che la Sissa di Trieste può preselezionare al massimo 11 progetti e l'«Aldo Moro» di Bari 33 oppure la scuola superiore Sant'Anna di Pisa 5 e l'Università del Molise 6 e la «Insubria» varesina 8? Siamo sicuri che dietro questa logica più che l'obiettivo di dare spazio alle eccellenze non ci sia quello di spartire una povera pagnotta rinsecchita dando una briciola a testa?
(Fonte: G. A. Stella, CorSera 20-01-2013)