Home 2013 28 marzo LIBRI L'UNIVERSITA APERTA E I SUOI NEMICI
L'UNIVERSITA APERTA E I SUOI NEMICI PDF Stampa E-mail

Autore: Michael Segre. Editore Carabba, 250 pp.
Il titolo è una voluta parafrasi di uno dei più famosi libri di Karl Raimund Popper: "La società aperta e i suoi nemici". E infatti secondo Michael Segre, ordinario di Storia della scienza all'Università Gabriele D'Annunzio di Chieti, ci vorrebbe lo spirito di Popper per rinnovare un'istituzione che sebbene monopolizzi la scienza resta "chiusa, tribale, dogmatica e inadatta alla sfide del Terzo millennio". La tesi è svolta con un certo gusto del paradosso, della provocazione e anche della battuta. Ad esempio, quando si paragona l'ostentazione dei titoli universitari a quella di "un orologio d'oro 'di marca', un fuoristrada, un cane di razza, un anello al naso in certe tribù, o una piuma sulla testa come fanno i pellerossa". O si osserva che se fosse vero che la conoscenza possa "essere pesata in base alle ore studiate o alle pagine lette o scritte in un libro", allora si arriverebbe all'assurdo che l'elenco telefonico di New York sia scientificamente più pregiato degli articoli che presentano la teoria della relatività di Einstein perché più voluminoso". Ma a parte il fatto che Michael Segre sdrammatizza i "pezzi di carta" dopo comunque averne ottenuti ai massimi livelli, le sue "eresie" sono costruite a partire da una storia documentatissima dei sistemi di insegnamento attraverso i secoli. Sulla scorta di Popper, Michael Segre ritiene appunto che "una didattica basata sul dialogo e la critica - forse la più appropriata per gli studi scientifici" era già quella di Socrate, con la sua "arte maieutica" del confronto tra maestro e allievo. Ma proprio perché il suo metodo rischiava di mettere in discussione le posizioni acquisite, Socrate fu condannato a morte, e fingendo di rendergli omaggio in realtà i suoi successori Platone e Aristotele creano sistemi di insegnamento "chiuso" che hanno poi finito per prevalere. Platone, fondandosi su un autoritarismo deduttivo; Aristotele, basandosi su un sistema induttivo che pur in teoria collegato alla ricerca diretta finì in pratica per seppellirla sotto il peso del nozionismo. Filtrata dall'ulteriore dogmatismo dell'insegnamento religioso, anche se ad esempio la yeshiva ebraica offre il modello di un apprendimento "senza sofferenza" basato sulla discussione, la cultura occidentale arriva poi alla creazione dell'Università, volta in origine alla formazione delle tre professioni del teologo, giurista e medico, e che già la sua etimologia collega al mondo chiuso e gerarchico delle corporazioni medievali. In pratica, era la "corporazione" in cui teologi, giuristi e medici passavano le proprie competenze agli apprendisti, in modo simile a quanto facevano gli artigiani e tecnici nelle "Arti" maggiori e minori. Da Leonardo a Einstein, gran parte della rivoluzione scientifica moderna avviene ad opera i studiosi che stavano fuori dalle Università, o erano a essa collegati in modo conflittuale. L'Università moderna, pur essendosi aperta alle masse, ha ereditato da quella medievale un sapere dogmatico e una segmentazione delle materie di origine aristotelica, basandosi in gran parte su nozionismo, apprendimento mnemonico e ossequio verso il sapere di docenti che non a caso in Italia sono soprannominati "baroni". La proposta è dunque una riforma che sostituisca alla lezione frontale il workshop interattivo o il seminario; "ripulisca" il titolo universitario dalla "zavorra millenaria che ne ha fatto principalmente un titolo onorifico; e liberi lo studio a un tempo sia dall'illusione che serva ad acquisire un lavoro, visto che `oggi un idraulico o un elettricista guadagna molto più di un neo laureato'; sia dalla fatica e dalla noia di studiare in modo passivo una materia che non piace, e da cui si aspetta solo status o utilità economiche". (Fonte: Il Foglio 20-03-2013)