Home 2013 28 marzo LIBRI LE ALI SPEZZATE DELLA RICERCA. L’ITALIA E IL MEZZOGIORNO NELL’EUROPA DELLA CONOSCENZA
LE ALI SPEZZATE DELLA RICERCA. L’ITALIA E IL MEZZOGIORNO NELL’EUROPA DELLA CONOSCENZA PDF Stampa E-mail

Autore: M. Cuccurullo. La scuola di Pitagora editrice, Napoli 2013.
Uno degli aspetti che viene trattato nel libro di Milena Cuccurullo riguarda le “esternalità” della formazione universitaria. Si tratta di una questione che ha origine da una discussione con alcuni economisti, i quali propongono di aumentare le tasse universitarie e di far pagare l’università agli utenti, ovvero gli studenti, e non allo Stato perché, secondo loro, la formazione universitaria va a vantaggio del singolo e non della comunità. Questi economisti e i loro colleghi avrebbero dimostrato che non c’è una esternalità della preparazione universitaria, cioè essa non avrebbe alcuna ricaduta sulla società. Di conseguenza, perché una persona che non va all’Università dovrebbe pagare per essa attraverso la tassazione generale? Questi economisti non vedono nessuna ragione. Essi sostengono che, poiché la formazione va a vantaggio del singolo studente universitario – il quale farà il medico, il professionista, l’avvocato, e dunque guadagnerà –, quest’ultimo dovrà pagarsi l’Università indebitandosi e, quando guadagnerà, restituirà il debito che avrà accumulato. Leggendo il libro di Milena Cuccurullo, invece, si legge che cos’è l’esternalità della formazione, quel bene sicuramente un po’ effimero, difficilmente quantificabile, che si chiama cultura. (Fonte: dalla recensione di F. Sylos Labini, roars 18-02-2013)
L’Italia è fuori dal mainstream che qualcuno chiama “società della conoscenza”, cioè una società in cui una parte rilevante dell’economia reale, non di quella finanziaria, si fonda sulla produzione di beni ad alto contenuto di conoscenza aggiunto. I paesi che credono in questo tipo di economia sono i paesi che stanno andando meglio, qualsiasi sia il loro regime sociale e politico. Da questo punto di vista, la nostra Italia non si trova nella società della conoscenza. La gran parte della produzione nel nostro paese fa ancora leva sulle manifatture a bassa e media tecnologia, a basso e medio contenuto di conoscenza aggiunto, e la domanda di scienza e di cultura nel sistema produttivo è ancora bassa. Se l’analisi comparativa della spesa in università e ricerca scientifica pubblica del nostro paese rispetto a quella degli altri paesi europei mostra un gap compreso tra il 15% e il 30% – ovvero investiamo meno di altri paesi europei ed extraeuropei, meno della Francia, della Germania, della Gran Bretagna –, quando si fa una comparazione con il settore industriale che investe in ricerca questa divergenza aumenta drammaticamente: a parità di fatturato, per esempio, un’industria americana investe 5 volte in più di un’industria italiana. Ciò significa, da un lato, che si creano le basi strutturali della crisi del nostro paese, perché, essendo fuori dal mainstream dell’economia, noi paghiamo un pegno elevatissimo.
È cambiato lo scenario, dobbiamo cambiare noi. E come si fa a cambiare? Il libro di Milena Cuccurullo lo dice e perciò lo trovo molto lucido. Bisogna cambiare la specializzazione produttiva del paese, non possiamo più fare solo divani, scarpe, ecc. Come ha detto qualcuno, “Se facciamo belle scarpe che bisogno abbiamo dei ricercatori?”. In realtà, noi non possiamo più fare solo scarpe, anche se le facciamo molto bene, è necessario cambiare specializzazione produttiva e come dimostra la storia, come dimostrano le analisi degli specialisti, non è possibile che il cambiamento della specializzazione produttiva del paese avvenga attraverso le forze spontanee del mercato, non è mai successo. In tutti i paesi in cui c’è stato un cambiamento di specializzazione produttiva, ciò è avvenuto a opera dello Stato, che interviene sostanzialmente in due modi: da un lato, aumentando gli investimenti in alta educazione e in ricerca scientifica e tecnologica; dall’altro, evocando una domanda di alta tecnologia.
(Fonte: dalla recensione di P. Greco, roars 18-02-2013)