Home 2013 28 marzo EU. ESTERO GERMANIA. QUASI IL 10% DEI RICERCATORI NELLE UNIVERSITÀ TEDESCHE ARRIVA DALL’ESTERO. GLI ITALIANI SECONDI SOLTANTO AI CINESI
GERMANIA. QUASI IL 10% DEI RICERCATORI NELLE UNIVERSITÀ TEDESCHE ARRIVA DALL’ESTERO. GLI ITALIANI SECONDI SOLTANTO AI CINESI PDF Stampa E-mail

È boom di ricercatori stranieri nelle università tedesche. Nel 2011 erano 33.525, cioè il 30,2% in più rispetto al 2008 e il 53% in più rispetto al 2006, rivela uno studio dell’Ufficio federale sull’immigrazione e del Servizio tedesco per lo scambio accademico (DAAD) citato dal quotidiano Süddeutsche Zeitung.
Gli italiani rappresentano, dietro i cinesi, il secondo gruppo più numeroso: stando ai dati forniti dal DAAD a La Stampa, nel 2011 erano 2.095, in crescita dell’11% rispetto al 2010. Allargando lo sguardo, si scopre che negli anni scorsi il numero dei ricercatori italiani è salito in misura molto più sostenuta della media, facendo registrare un +37% dal 2008 e addirittura un +69% dal 2006. Meno spiccati, invece, gli incrementi relativi ai ricercatori provenienti da Grecia (+30,2% tra 2008 e 2011), Spagna (+30,9%) e Portogallo (+25,1%). In tutti i casi i dati si riferiscono sia alle persone per le quali quella del ricercatore rappresenta la professione principale, sia a quelle per le quali è un’attività complementare, esercitata accanto a un’altra occupazione.
In generale quasi il 10% dei ricercatori nelle università tedesche arriva dall’estero. La maggior parte è originaria dell’Europa occidentale. Gli atenei della Repubblica federale stanno diventando più internazionali, visto che negli anni passati l’aumento del personale con passaporto tedesco è stato più lento rispetto a quello del personale proveniente dall’estero, nota la Süddeutsche Zeitung.  Secondo il quotidiano l’incremento dei ricercatori stranieri si spiega con diversi fattori. C’è la cosiddetta “iniziativa di eccellenza”, lanciata dallo Stato e dai Länder tedeschi per migliorare la qualità del panorama universitario tedesco e renderlo più competitivo a livello internazionale, creando e finanziando in modo mirato istituti e progetti altamente specializzati. Ci sono poi gli sforzi di politici, fondazioni e DAAD per reclutare specialisti dall’estero, nonché nuove leggi per facilitare l’arrivo dei ricercatori. Infine, a differenza di altri Paesi, la Germania non ha tagliato gli investimenti in ricerca e sviluppo durante la crisi, bensì li ha aumentati.
(Fonte: A. Alviani, La Stampa 07-03-2013)