Home 2013 28 marzo RICERCA RICERCA. CRITICA AL DOGMA DELL’ECCELLENZA
RICERCA. CRITICA AL DOGMA DELL’ECCELLENZA PDF Stampa E-mail

La torta dei finanziamenti alla ricerca, in Italia sempre più piccola, deve arrivare ai migliori dice il dogma. E allora i ricercatori, che pure sono impiegati statali, sono messi in competizione tra di loro per l’attribuzione delle risorse e solo una piccola frazione, tra il 5% e il 20% a seconda dei casi, riesce ad ottenere i fondi di ricerca necessari per sviluppare i propri progetti scientifici. Si sente tanto parlare di “aziendalizzazione” della ricerca, unico toccasana contro il “parassitismo” del pubblico impiego. Ma quale manager adotterebbe un sistema di produzione così incredibile? C’è un errore fondamentale in questa dinamica ed è un errore ideologico: se un po’ di competizione fa bene alla ricerca pubblica è evidente che esiste una soglia oltre la quale la competizione crea più effetti nefasti che effetti positivi per il fatto che una eccessiva competizione stimola comportamenti scorretti e condiziona in maniera sempre più invasiva le scelte dei singoli in materia di argomenti di ricerca. In generale possiamo identificare tre strategie possibili per la ripartizione della torta dei finanziamenti: finanziare il top 10% dei ricercatori (o dei progetti), finanziare a pioggia (il 100%) o finanziare una frazione consistente (dell’ordine del 50%). La domanda riguarda dunque quale sia la strategia migliore. Mentre si può ragionevolmente concludere che il finanziamento a pioggia non sia la scelta ottimale, dato che c’è in ogni sistema una parte che funziona male o non funziona proprio, la questione è se la scelta di finanziare pochi ricercatori ritenuti eccellenti abbia realmente senso e se invece non convenga adottare una strategia che divida la torta dei finanziamenti su un numero consistente di ricercatori. Premiare le eccellenze d’oggi è banale, il vero problema è capire chi oggi, nel grande magma dei ricercatori di buona qualità, diventerà l’eccellenza di domani. Questo è il problema di fondo della valutazione e finanziare solo un piccolo numero di progetti non è la strategia più efficace da attuare ma questo però è quello che succede sia livello europeo che a livello nazionale. La scienza è un processo sociale e per questo è necessario dare spazio a varie gradazioni di qualità: la rincorsa dell’eccellenza è solo un miraggio riflesso di un dogma ideologico e irrealistico.
(Fonte: F. Sylos Labini, roars 12-02-2013)

Un commento di A. Baccini: “Non sono completamente d’accordo.  Dovrebbero esistere forme differenziate di finanziamento:
1. Un finanziamento a pioggia è necessario per garantire che tutti i ricercatori possano seguire le proprie idee, per quanto in modo limitato;
2. Un finanziamento con i criteri che Francesco propone, serve per permettere a chi ha qualche buona idea di realizzarla;
3. un finanziamento di eccellenza, che permetta a chi ha già avuto una buona idea e l’abbia realizzata, di portarla avanti espandendola, applicandola, diffondendola, ecc.
Oggi, la linea 3 esiste e funziona (almeno a livello europeo). La linea 2 è completamente assente, e la linea 1 è finanziata in modo ridicolo lasciando i ricercatori, specie quelli nella fase iniziale della carriera, senza gli strumenti minimi per poter far emergere le loro potenzialità”.