Home 2013 28 marzo ONLINE ONLINE. FACILI ENTUSIASMI
ONLINE. FACILI ENTUSIASMI PDF Stampa E-mail

Negli Stati Uniti le università – e soprattutto quelle più prestigiose – stanno puntando con grande decisione sui corsi online. Ora il quadro sta diventando sempre più chiaro. Caratteristica di tali corsi è quella di essere fruibili nel mondo intero, e non soltanto negli USA. Docenti prestigiosi mettono a disposizione lezioni in rete che possono essere seguite da allievi indiani e argentini, pakistani e – perché no? – italiani. E’ sufficiente che lo studente abbia un PC e può collegarsi quando vuole, eseguendo quando gli o le pare esercizi e test postati online dal professore. Al termine dovrà superare l’esame conclusivo ottenendo una certificazione di fine percorso da Harvard, Princeton, MIT, Stanford, etc. Alto il numero degli abbandoni, ma non dissimile da quello riscontrabile nei corsi normali dove il docente fa lezione in carne e ossa. La questione, tuttavia, è un’altra. Quanto vale un diploma di laurea conseguito in questo modo? E’ sufficiente per trovare lavoro? Non sembra. Chi vuole risultati concreti deve in seguito completare gli studi nello stile tradizionale, e tale sembra essere l’obiettivo delle summenzionate università americane. Attrarre studenti, soprattutto stranieri, fornendo loro una sorta di “aperitivo” propedeutico al pranzo vero e proprio.
Naturalmente i sostenitori a oltranza dei corsi online affermano che siamo appena agli inizi. Il sistema dev’essere soltanto perfezionato, e a loro avviso si arriverà in pochi anni all’erogazione di diplomi spendibili da subito nel mercato del lavoro. Non tutti concordano, anche tra gli stessi fan dei corsi online. Su “La Stampa” dell’11 febbraio Juan Carlos De Martin, docente al Politecnico di Torino e fellow del Berkman Center di Harvard, mette in guardia dai facili entusiasmi. A suo parere neppure le piattaforme protagoniste del boom digitale hanno idee chiare in proposito, e aggiunge: “uno degli obiettivi però sarà quello di connettere direttamente gli studenti con le aziende, bypassando le università, per scoprire per esempio talenti in Paesi in via di sviluppo. E anche su questo sarà necessario fare grande attenzione”.
(Fonte: M. Marsonet, legnostorto.com 14-02-2013)