Home 2013 28 marzo IN EVIDENZA ACCREDITAMENTO DEI CORSI UNIVERSITARI. LA VIA ITALIANA
ACCREDITAMENTO DEI CORSI UNIVERSITARI. LA VIA ITALIANA PDF Stampa E-mail

L’impulso a sviluppare in Europa l'accreditamento, l'assicurazione di qualità e la valutazione dei corsi universitari nasce nel quadro del Processo di Bologna, che dal 1999 (anno della Dichiarazione), si prefigge di dar vita a un'area europea dell'istruzione terziaria con caratteristiche almeno comparabili, se non omogenee, al fine di facilitare la mobilita degli studenti (e in parte dei docenti) tra i van i Paesi, e un agevole riconoscimento dei titoli di studio conseguiti nell'area. E’ in questo contesto che assume un rilievo particolare la messa a punto di criteri e principi condivisi in materia di accreditamento, affidati, a livello transnazionale, all'European association for quality assurance in higher education. Spetta all'ENQA, infatti, accreditare le agenzie nazionali di accreditamento e promuovere linee guida e procedure comuni.
Anche se i nuclei di valutazione interni all'ateneo sono stati previsti dalle norme sull'autonomia finanziaria del 1993 e rafforzati nel 1999, l'Italia sconta ancora un certo ritardo su questo fronte. L'ANVUR è nata solo nel 2011, e in attesa di completare almeno un biennio di attività come agenzia di accreditamento è per il momento membro candidato dell'ENQA. L'introduzione del sistema AVA - il trinomio autovalutazione, accreditamento, valutazione - si propone quindi di allineare il nostro sistema alla prassi prevalente in molti Paesi dell'Unione. Essenziale primo dei tre termini: nessuna valutazione può prescindere dal monitoraggio e, appunto, la valutazione che ciascun ateneo effettua al suo interno. Il rischio di un approccio diverso è infatti che le procedure di accreditamento finiscano per essere considerate una vessazione esterna, o, quasi peggio, un inutile adempimento formale. Certamente alcune esperienze estere invitano alla cautela, specie sul primo fronte: in Gran Bretagna, dopo qualche eccesso legato al Teaching quality assesment (Tqa) l'agenzia Hefce ha alleggerito le procedure, e in Francia si sta valutando se sostituire all'Aéres strumenti meno complessi di valutazione. Non c'è dubbio, però, che una maggiore consapevolezza dei processi e dei fini di un'analisi della qualità sia un obiettivo fondamentale, soprattutto se diviene lo strumento per un'autonoma riflessione sulle specificità dei singoli corsi di laurea, i suoi obiettivi, l'incastro con gli orizzonti della ricerca e il mondo del lavoro (non si tratta di orizzonti incompatibili). La via italiana all'accreditamento sconta anche alcune peculiarità del sistema. Nonostante fosse stata concepita come misura transitoria, resta in vigore una classificazione rigida delle classi di laurea, che comporta obblighi specifici in materia di programma di studio e resta soggetta al vaglio preventivo del CUN. Altrettanto prescrittivi, e rafforzati da AVA, sono i requisiti legati al numero minimo di docenti necessari per attivare un corso di studio, altrove demandati al buon senso autoregolamentato delle istituzioni, e particolare rilievo rivestirà da noi l'accreditamento delle sedi universitarie, soprattutto quelle decentrate, di cui andranno soppesate le strutture e l'effettivo funzionamento. Negli ultimi anni ne sono state disattivate circa un terzo, così come sono stati chiusi quasi 200 corsi di laurea che attraevano ogni anno meno di 15 matricole. Molta "autovalutazione", evidentemente, è già stata effettuata, anche se sarà importante per docenti, studenti e famiglie poter contare su dati trasparenti e comparabili su base nazionale e internazionale.
(Fonte: A. Schiesaro, IlSole24Ore 11-03-2013)