Home 2013 6 Maggio RICERCA E RICERCATORI PSEUDOACCADEMIA. RIVISTE SCIENTIFICHE PREDATORIE
PSEUDOACCADEMIA. RIVISTE SCIENTIFICHE PREDATORIE PDF Stampa E-mail

Pensavano di essere stati scelti per fare una presentazione alla principale associazione professionale di studiosi degli insetti. Hanno scoperto a loro spese che si sbagliavano. La prestigiosa conferenza patrocinata dal mondo accademico che avevano in mente si chiama in modo leggermente diverso: "Entomology 2013", senza trattino. Quella a cui si erano iscritti proponeva un elenco di conferenzieri reclutati via email. Chi ha accettato di partecipare, ha poi dovuto pagare una quota onerosa in cambio di un posto sul palco utile per rimpinguare il curriculum.
Questi studiosi sono finiti per sbaglio in un mondo parallelo di pseudo-accademia, fatto di conferenze dai titoli prestigiosi e riviste che le sponsorizzano. Steven Goodman, rettore e professore di medicina a Stanford e direttore della rivista Clinical Trials, ha definito il fenomeno «il lato oscuro dell'accesso aperto», il movimento per rendere accessibili, in forma gratuita, le pubblicazioni accademiche.
Oggi il numero di queste riviste e conferenze è esploso, insieme al mutamento del modello di impresa delle pubblicazioni scientifiche: da prodotto rivolto a organizzazioni professionali e basato sugli introiti degli abbonamenti all'accesso aperto, basato sui soldi versati dagli autori o dai loro sponsor per pubblicare saggi online. L'accesso aperto Si e diffuso con l'avvento di riviste di qualità, basate sulla revisione inter pares, come quelle pubblicate dalla Public Library of Science. Ma i ricercatori ora lanciano l'allarme sulla proliferazione di riviste online, disposte a pubblicare a pagamento qualsiasi cosa: per i non addetti ai lavori diventa difficile distinguere quelle credibili dalla spazzatura. Cosi come per la maggior parte delle universita sta diventando più complicato valutare i curriculum di professori e ricercatori.
II fenomeno ha richiamato l'attenzione di Nature, che ha rimarcato “l'incremento di operatori discutibili” e si è interrogata se fosse meglio creare una lista nera di riviste o al contrario una «lista bianca» di quelle ad accesso aperto che soddisfano determinati parametri.
Jeffrey Beall, bibliotecario specializzato in ricerche all'Università del Colorado, a Denver, ha elaborato una lista delle «riviste scientifiche predatorie». Nel 2010 erano 20, ora più di 300 e, secondo le stime, in circolazione ce ne sono almeno 4.000, il 25 per cento del totale delle riviste scientifiche ad accesso aperto.
Le riviste inserite nella Beall's list non pubblicano sui siti le tariffe, le comunicano agli autori dopo che hanno proposto un pezzo.
(Fonte: G. Kolata, New York Times-La Repubblica 10-04-2013)