Home 2013 30 luglio RICERCA E RICERCATORI RICERCA BIOMEDICA E SPERIMENTAZIONE SU ANIMALI. UNA DIRETTIVA UE
RICERCA BIOMEDICA E SPERIMENTAZIONE SU ANIMALI. UNA DIRETTIVA UE PDF Stampa E-mail
«Ad oggi non esistono vere alternative all'utilizzo di animali nella sperimentazione di farmaci e di nuove terapie». A sostenerlo, invitando il Parlamento a recepire la disciplina Ue in materia senza gli emendamenti introdotti al Senato, sono una dozzina di direttori scientifici di importanti centri nazionali di ricerca tra cui Silvio Garattini, direttore del Mario Negri di Milano. «Il Senato della Repubblica nel recepire la Direttiva 2010/63/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 22 settembre 2010 sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici - scrivono gli esperti nel loro appello rivolto al Parlamento - ha approvato alcuni emendamenti, che se dovessero essere fatti propri anche dalla Camera, oltre a essere in aperto contrasto con la direttiva, penalizzerebbero pesantemente la ricerca biomedica in Italia, già in difficoltà per i continui tagli ai finanziamenti della stessa. Tra questi: il divieto all'utilizzo di animali per gli xenotrapianti e per gli studi sulle droghe, l'obbligo dell'anestesia o dell'analgesia anche quando non ha alcun senso, così come il divieto di allevamento su tutto il territorio nazionale di cani, gatti e scimmie destinati alla sperimentazione». «L'uso degli xenotrapianti, in particolare - sottolineano gli scienziati - è oggi il modello principale per qualsiasi esperimento di tumor biology/genetics e per la preclinica di drug discovery». Una "conseguenza sarà l'impossibilità di partecipare ai bandi di ricerca europea non potendo utilizzare la sperimentazione animale come possono fare i ricercatori dei Paesi con cui siamo in competizione per ottenere i fondi europei''.
La Direttiva in questione è già stata recepita senza modifiche da tutti i più importanti Paesi europei attivi nella ricerca (tra cui Gran Bretagna, Francia, Spagna, Danimarca, Norvegia e Svezia). Tra questi manca solo la Germania che deve fare un percorso di approvazione più lungo, dovendo sottoporre la Direttiva al placet dei singoli land.
(Fonte: sanita.ilsole24ore.com 16-07-2013)