Home 2013 30 luglio STUDENTI. FORMAZIONE STUDENTI. PRO E CONTRO IL CLA (COLLEGIATE LEARNING ASSESSMENT)
STUDENTI. PRO E CONTRO IL CLA (COLLEGIATE LEARNING ASSESSMENT) PDF Stampa E-mail
Per valutare le competenze generaliste dei laureandi il Gruppo di esperti dell’ANVUR ha deciso di affiancare a dei test specifici per ciascun ambito disciplinare un test “generalista” composto sia di domande a risposta aperta che di domande a risposta chiusa, il CLA (Collegiate Learning Assessment) plus. Il CLA è un test di valutazione dell’apprendimento di proprietà del CAE (Council for Aid to Education): è un’organizzazione statunitense finanziata (tra gli altri) dalla Carnegie Corporation (quella di Andrew Carnegie), dalla Ford Foundation e dalla Teagle Foundation, che opera nel campo dell’istruzione superiore. Il giudizio di Roars è che in definitiva, il CLA è uno strumento non solo inutile, ma addirittura dannoso nella misura in cui viene utilizzato per indirizzare le strategie didattiche di un ateneo o peggio di un intero sistema universitario, con tutte le ovvie e drammatiche ricadute che ciò comporta sull’intera struttura sociale. In un commento a questo giudizio, G. Golene afferma che se fossero stati usati test estremamente individuali (guardare agli alberi piuttosto che alla foresta, con la metafora usata) sarebbe stata criticata la valutazione dei singoli come soggetta a fluttuazioni e specifiche pecche. Si utilizzano controesempi fin troppo dettagliati per cercare di smontare il tutto. Che in realtà mi sembra accettabile. Ogni metodo di valutazione avrà sempre dei fatal flaws…La questione non è quindi il metodo (AVA o altro che sia, da discutere certo, e migliorare) ma evidentemente la volontà di non voler introdurre nessun sistema di valutazione. Una posizione conservatrice e di mantenimento, ma almeno sia detto esplicitamente, e diventa piu’ semplice, senza bisogno di inventarsi fantasmagorici voli pindarici sulla definizione del pensiero critico, o spacciare come disastri gli scenari futuri, pur sempre legittimi, ma comunque espressione parziale di un argomento ben più complesso legato a scelte politiche, alla definizione del futuro delle università e alla necessità di "effettuare delle scelte", che richiedono dei parametri su cui valutare. Sempre. A meno che non vogliate lasciare le scelte alle solite cupole e cupolette locali e nazionali, restie a qualunque vincolo esterno. Segue il commento di A. Figà Salamanca: Secondo me, qualsiasi ragionevole “test” utilizzato per valutare i laureati metterebbe in evidenza soprattutto le differenze nella preparazione iniziale, cioè al momento dell’immatricolazione, degli studenti dei diversi corsi di laurea. Per fare un esempio, le matricole di fisica sono molto più preparate delle matricole di scienze politiche, naturalmente con le dovute eccezioni. I laureati in fisica risulterebbero in qualsiasi ragionevole “test” più bravi dei laureati in Scienze Politiche. Comunque in assenza, in Italia, di un “STA score” (punteggio nello “Scholastic Apriture Test”) da confrontare con i risultati del “test” applicato ai laureati, non vedo come si possano usare i risultati del test per valutare il contributo di un’università alla formazione dei suoi laureati.
(Fonte: Roars 16-06-2013)