Home 2013 2 settembre VARIE UNIVERSITÀ DI MASSA COME DIPLOMIFICIO
UNIVERSITÀ DI MASSA COME DIPLOMIFICIO PDF Stampa E-mail
Il problema principale sta nell’idea di università di massa che va letta come corsa ad accaparrarsi iscritti, a trasformarsi in diplomifici, anche a discapito della qualità della formazione. Sono sempre stato convinto che non è una laurea che fa l’intelligenza e la cultura delle persone. Ci sono mille modi per costruirsi un bagaglio culturale. Ricordo che alcuni anni fa nel mio ateneo di allora, una circolare parametrava in 100 pagine di studio il valore di un credito formativo. Ciò significava che un esame di storia contemporanea da 6 crediti poteva essere preparato su un testo di massimo 600 pagine. Vi pare possibile? Non esiste in commercio neanche un manuale che sintetizzi in 600 pagine la storia dell’ottocento e del novecento. A che serve? A formare laureati con una leggera infarinatura delle discipline? L’università di massa, nel concetto italiano, ha purtroppo trasformato gli studenti in oggetto di interesse economico per molti atenei e per quanto ci ruota attorno: lobby di affittuari che li spremono come limoni per stanze e appartamenti, economie di centri storici che sopravvivono sulle tasche di questi ragazzi. Della qualità interessa poco, del valore intellettuale dei laureati, forse, ancora meno. Occorre una forte trasformazione culturale. L’università è un valore aggiunto per un paese se innalza il livello culturale medio dello stesso, se sprona nuove classi dirigenti, se costruisce motori trainanti per l’economia, la ricerca, l’innovazione e, perché no, per la politica. Se l’università di massa, aperta a tutti, diventa solo un diplomificio, senza classifiche, senza capacità di selezione, chi ci rimette è la qualità.
(Fonte: L. Raito, L'Unità 07-08-2013)