Home 2013 7 ottobre FINANZIAMENTI NECESSARIO UN MODELLO EQUO ED EQUILIBRATO E SOPRATTUTTO STABILE DI FINANZIAMENTO
NECESSARIO UN MODELLO EQUO ED EQUILIBRATO E SOPRATTUTTO STABILE DI FINANZIAMENTO PDF Stampa E-mail

L’indice 2013 elaborato dalla Commissione europea sulle aree più competitive d’Europa per la prima volta esclude l’Italia, anche le sue Regioni più sviluppate. C’è da meravigliarsi? Chiediamoci quanti ricercatori per abitante hanno le Regioni europee più forti secondo il rapporto della Commissione e avremo già una prima risposta. Forse si pensava che il taglio dei fondi del 20% negli ultimi 4 anni all’Università e alla ricerca e la conseguente riduzione del personale docente e ricercatore non sortissero alcun effetto? Va subito invertita questa tendenza aprendo l’Università̀ ai giovani, anche in forme nuove prese dalle migliori pratiche internazionali. Per salvare i Paesi mediterranei dal default la Banca Centrale Europea ha agito in termini “non convenzionali”. Anche noi dobbiamo essere pronti a misure e risposte “non convenzionali” per salvare l’Università italiana dando una prospettiva ai nostri giovani. Un nuovo modello culturale, una ritrovata autonomia, la semplificazione delle procedure, l’apertura internazionale, misure per la competitività del sistema e, non meno importante, un nuovo modello di finanziamento dell’Università italiana. Senza un modello equo ed equilibrato e soprattutto stabile di finanziamento le stesse procedure di valutazione, di reclutamento, di premialità non possono concretamente indirizzare le politiche delle singole Università. Si decida come finanziare gli Atenei, con quale contributo da parte dello Stato (non dimenticando che persino nel Regno Unito, indicato spesso come un esempio di un finanziamento pubblico molto limitato, lo Stato spende per l’Università il 50% in più che in Italia), si chiarisca e si riconosca una volta per tutte il ruolo delle Università nell’ambito del sistema Sanitario nazionale e poi si lasci agli Atenei la possibilità di lavorare per migliorarsi, integrarsi e competere per poi essere valutati.
(Fonte: S. Paleari, lettera ai Rettori 03-09-2013)